• Highlights, foto, video e presentazioni del seminario: “Mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico, incendi e siccità. Il sistema di allertamento nazionale in epoca di cambiamento climatico”
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    Highlights, foto, video e presentazioni del seminario: “Mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico, incendi e siccità. Il sistema di allertamento nazionale in epoca di cambiamento climatico”

Highlights, foto, video e presentazioni del seminario: “Mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico, incendi e siccità. Il sistema di allertamento nazionale in epoca di cambiamento climatico”

giugno 2023

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La mitigazione del rischio è sempre più una priorità, soprattutto in un Paese come l’Italia, composto da un territorio fragile e sottoposto a molteplici rischi, che nei prossimi anni verranno esacerbati dalla crisi climatica. Per questo motivo, il 31 maggio 2023, presso l’Hotel Savoia Regency a Bologna, si è tenuto l’evento “Mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico, incendi e siccità - Il sistema di allertamento nazionale in epoca di cambiamento climatico”, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Bologna, patrocinato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, da FEDINGER, dalla STN e sponsorizzato da CAE, main sponsor dell’iniziativa, Finapp, Leica Geosystems e Centro Iside, l’incontro ha messo a sistema le Pubbliche Amministrazioni, le imprese e i professionisti, al fine di facilitare lo scambio di buone pratiche per la mitigazione degli scenari di rischio.

Ad aprire il dibattito, moderato dal nostro Direttore Enrico Paolini, è stato l’Ingegner Andrea Gnudi, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bologna, spiegando come il tema del dissesto idrogeologico, già scelto per questa giornata di approfondimento e formazione da alcuni mesi, nelle ultime settimane sia diventato ancora più rilevante, a causa dell’alluvione in Emilia-Romagna. “E’ nostra responsabilità continuare a promuovere il dibattito tecnico su questo tema, anche quando, fra qualche mese, i riflettori si saranno inevitabilmente spenti”, ha concluso il Presidente dell’Ordine.

“Per realizzare una qualsiasi opera in Italia, in media, si impiegano circa 5 anni… con infiniti tempi di attraversamento legati ad aspetti amministrativi” ha affermato anche Domenico Condelli, che è intervenuto in rappresentanza del Consiglio Nazionale degli Ingegneri ed ha messo in evidenza gli sforzi fatti proprio dal suo Ordine per migliorare il testo del nuovo Codice dei Contratti Pubblici. Altro punto nodale: attrarre competenze all’interno della Pubblica Amministrazione, oggi poco ambita dal personale tecnicamente più preparato.

Anche Ezio Piantedosi, Coordinatore del Comitato Gestione e Coordinamento, che ha portato i saluti dell’ingegner Felice Monaco, Presidente Coordinatore della STN, ha ribadito l’importanza delle competenze tecniche al servizio della Pubblica Amministrazione, in special modo durante le emergenze, sottolineando quindi lo spirito costruttivo della struttura che coordina e che serve proprio a facilitare l’incontro tra le competenze professionali tecniche e le necessità della Pubblica Amministrazione durante le emergenze.

A concludere l’introduzione è stato Il vicepresidente di CAE, Guido Bernardi,che ha presentato la quarantennale esperienza dell’azienda nei sistemi di monitoraggio e allertamento. Anche a fronte della recente alluvione, bisogna continuare a investire, riflettendo sul fatto che nessuno saprà mai quante vite sono state salvate grazie ai dati.

“Va rafforzato il comparto tecnico, ma va anche migliorato anche il comportamento dei cittadini - ha dichiarato infatti Italo Giulivo, Direttore generale dei Lavori Pubblici e della Protezione Civile della Regione Campania - perché nel 2023 non è accettabile morire per un comportamento sbagliato”. Giulivo, che è intervenuto a nome di diversi sistemi regionali di protezione civile, ha voluto anche lanciare un messaggio più ampio, teso a sottolineare nuovamente un tema già emerso nel dibattito, ovvero la difficoltà di attrarre competenze all’interno della Pubblica Amministrazione, per poi evidenziare le difficoltà operative nelle quali lavorano i diversi uffici impegnati nelle emergenze: incendi, siccità, dissesto idrogeologico e rischio sismico.

L’assessore della Regione Calabria, Gianluca Gallo, si è espresso invece sull’importanza della cura del territorio. “In Calabria sono diminuiti gli incendi, ma questa tendenza può ancora migliorare, continuando a investire sulle tecnologie avanzate”. Anche l’assessora della Regione Sicilia Elena Pagana ha buoni auspici per la gestione del territorio, citando soprattutto la prossima riforma del Codice di Protezione Civile.

Tecnologia e socialità

Michele Ferri, Dirigente dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali, ha illustrato il Piano di Gestione Rischio Alluvioni, progettato nel 2012. Ferri ha ricordato la famosa equazione del rischio, che è uguale a pericolosità per vulnerabilità per esposizione. Concentrandosi sulla vulnerabilità, all’interno dell’Osservatorio dei Cittadini sulle Piene è stato introdotto un elemento importantissimo, che è la dimensione sociale, cioè “la capacità di un popolo non solo di reagire a un evento, ma anche di prepararsi”. L’Osservatorio dei Cittadini sulle Piene è quindi anche un luogo virtuale di comunicazione, che invita a un dibattito bidirezionale, dalle Autorità ai cittadini e dai cittadini alle Autorità.

Alessandro Bratti, Segretario Generale dell'Autorità distrettuale del Fiume Po, con un intervento dal titolo “Il Clima e il Po, il ruolo dell’Autorità” ha illustrato il progetto LIFE Climax Po, uno di quelli attualmente più importanti per il rischio idrogeologico e per la questione siccità, che è finanziato dal PNRR e ha come obiettivo la rinaturazione del Po. “Ora è arrivato il momento di coordinare le competenze di questo Paese” è l’invito di Bratti, che auspica un metodo per “fare sistema” tra le eccellenze italiane.

Successivamente la sindaca di San Lazzaro di Savena (BO), Isabella Conti, ha portato l’esempio delle manovre di evacuazione del suo Comune durante l’alluvione. La sindaca ha poi riassunto in tre punti il lavoro della propria amministrazione: azzeramento della cementificazione, prevenzione del dissesto idrogeologico tramite cura del territorio, preparazione dei piani di emergenza ed evacuazione.

Affrontare le nuove sfide

La senatrice Urania Giulia Rosina Papatheu è arrivata in rappresentanza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. “Ho sempre cercato di stimolare il dialogo con le amministrazioni e gli operatori - ha raccontato Papatheu - sia pubblici che privati, come CAE, principale sponsor di questa iniziativa dell’Ordine degli Ingegneri di Bologna, aziende che da anni investe in Italia”. La senatrice ha poi portato i saluti del Ministro in persona, il quale ha voluto ricordare come in questo nuovo contesto ambientale, influenzato dai cambiamenti climatici “un ruolo centrale sarà svolto dal Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”.

Dopo la pausa della mattina, inizia la sessione moderata dall’ing. Alessandro Astorino, che passa la parola alla prima relatrice ing. Paola Pagliara, Direttrice dell’Ufficio attività tecnico-scientifiche per la previsione e prevenzione dei rischi del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Il suo intervento, influenzato dall’emergenza appena occorsa in Romagna, ha spiegato come le serie climatiche storiche non siano più stazionarie, ma stiano vivendo una deriva. “Questo è un tema che ci vede coinvolti anche nella rivalutazione dei parametri di base della progettazione”, ha dichiarato Pagliara. Consapevoli che gli eventi estremi e localizzati sono una delle principali fonti attuali di rischio collegato agli eventi meteorologici, negli ultimi anni sono stati fatti molti investimenti anche sulla rete radar nazionale e sul sistema di boadcast delle allerte chiamato IT-alert, che dovrebbe permettere di percorrere con più efficacia il famoso “ultimo miglio” dell’allertamento, quello che arriva al cittadino.

Poco dopo è stato il turno di Carlo Cacciamani, direttore dell’Agenzia ItaliaMeteo, che ha illustrato l’importanza della meteorologia e della climatologia nell’attuazione delle azioni di adattamento: “Gli assetti di monitoraggio in gran parte sono stati frutto dell’impegno della Protezione Civile”, ha ricordato Cacciamani, secondo il quale, alla celebre equazione del rischio bisogna ormai aggiungere anche la variabile climatica, che influisce sui rischi aumentando la violenza e l’impetuosità degli eventi estremi. Bisogna quindi riuscire ad adattarsi sfruttando le nuove tecnologie, il monitoraggio, le azioni di mitigazione e adattamento, lo sviluppo di servizi climatici a supporto delle azioni di pianificazione e la costruzione di digital twin a supporto delle decisioni.

Alessandro Trigila, Responsabile della Sezione “Sviluppo e coordinamento dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia e monitoraggio in situ delle Frane” di Ispra, ha sottolineato quanto sia importante “raccogliere informazioni ed investire sui dati e sul quadro conoscitivo, che sono alla base delle scelte consapevoli anche dal punto di vista della pianificazione del territorio”.

Giuseppe Corti del CREA, in seguito ha illustrato l’uso degli strumenti pedologici per mitigare il rischio climatico: “In Italia c’è molto consumo di suolo. L’agricoltura intensiva ha reso poco permeabili grandi aree del territorio, inoltre dobbiamo cominciare a levare cemento e asfalto”, consiglia Corti, che ha anche annunciato il potenziamento, già iniziato e in via di ulteriore potenziamento nel prossimo futuro, della “nuova rete agrometeorologica”.

L’ultimo intervento della mattina, quello di Francesco Vincenzi, presidente nazionale ANBI, è stato uno dei più accorati della giornata. “Purtroppo quello che sta succedendo in Italia non è un’anomalia, ma un trend che si sta consolidando”, ha dichiarato Vincenzi. “Bisogna operare politiche di mitigazione e adattamento, e insistere sulla questione culturale, perché troppo spesso le tematiche del rischio idrogeologico non trovano risposte nel cittadino comune”.

Ad aprire gli interventi del pomeriggio è stato Guido Bernardi, vicepresidente CAE. Bernardi ha ricordato quando nel 2019 era stato lanciato il nuovo datalogger Compact, e ha citato in seguito le innovazioni apportate alla gestione delle allerte locali per allagamenti urbani, delle frane e degli incendi boschivi. “Proponiamo un sistema che da un lato si occupa dell’elaborazione degli indici di rischio di innesco, e dall’altro, grazie all’impiego di termocamere, rileva automaticamente i focolai e il possibile trend di propagazione del fronte di fiamma”, ha illustrato Bernardi.

Secondo Barbero, Direttore Generale ARPA Piemonte, ha invece presentato la testimonianza del supporto del monitoraggio nella gestione di eventi meteo-idrologici estremi in Piemonte. Barbero dal Piemonte ha potuto assistere anche alla lunga siccità di inizio 2023, seguita dal mese di maggio talmente carico di piogge da aver segnato da un’evoluzione molto rapida in senso opposto, con un surplus di acqua. “Anche in futuro non si potrà più ragionare sulla stazionarietà delle serie, ma si dovrà lavorare sui trend”, ha spiegato Barbero prima di ripercorrere i principali eventi alluvionali che hanno colpito nei diversi decenni il territorio della sua Regione e l’evoluzione, con essi, del sistema di protezione civile.

Dal Piemonte al meridione, Salvatore Cocina, Direttore Generale del Dipartimento regionale della Protezione Civile della Regione Siciliana, ha portato l’esperienza della propria Regione, ricordato che i rischi peggioreranno “a causa del cambiamento climatico, della frequenza degli eventi estremi e dell’inadeguatezza del nostro habitus mentale”. Mauro Casinghini, Direttore dell’Agenzia di Protezione Civile Regione dell’Abruzzo, che ha raccontato l’attività colonna mobile della sua Regione attiva a Cesena e di come “Dall’alba al tramonto del 4 agosto 2020 in Abruzzo abbiamo vissuto due eventi opposti: un incendio e un alluvione”. Come si fa a gestire situazioni del genere? Casinghini ha chiaro un punto: “Il vero patrimonio dell’attività della protezione civile è la risorsa umana”. Ma oggi, dichiara il Direttore in totale sintonia con i messaggi già lanciati dagli altri Direttori regionali intervenuti nella giornata, questa risorsa manca, perché “da un lato abbiamo le assunzioni bloccate, dall’altro la gente scappa dalla protezione civile”. Elemento ricorrente, l’appello perché la Pubblica Amministrazione torni ad investire per attrarre le risorse tecniche, che il Direttore Casinghini ha proposto di portare, in sinergia con le altre Regioni intervenute, all’attenzione del Governo e del neoistituito Ministero della Protezione Civile.

Francesco Ronco, Funzionario Responsabile dei fondi europei per la Protezione civile della Regione Puglia, ha presentato il metodo innovativo della sua Regione per la gestione del rischio incendio boschivi: “Abbiamo realizzato un sistema di monitoraggio incendi con il supporto di CAE”, ha raccontato Ronco. “Siamo partiti dal piano antincendio regionale, in cui era stata delineata un’area a rischio, con strutture turistiche immerse in pinete vulnerabili. Oltre a telecamere e videocamere abbiamo quindi installato i moduli meteo che infittiscono il sistema. Per migliorare la gestione, le telecamere sono state installate in aree già presidiate, per evitare che siano soggette ad atti vandalici, quindi vicino alle caserme, o sulla torretta dell’aeronautica”.

Passato e futuro del dissesto idrogeologico

“Se non ci fosse stato Sarno nel 98 - racconta Mauro Biafore, - Dirigente del Centro Funzionale Multirischi della Regione Campania - probabilmente non ci sarebbero state le innovazioni che abbiamo conosciuto”. Ora la situazione in Campania sta migliorando, grazie ai centri funzionali, all’implementazione di soluzioni sempre più orientate al Internet Of Things, agli avanzamenti nell’allertamento. In seguito, Giulio Fancello, Dirigente dell'Area “Prevenzione, Pianificazione e Previsione - Centro Funzionale Regionale” dell'Agenzia regionale di protezione civile Regione Lazio, ha presentato le buone pratiche per la mitigazione dei rischi come procedure e modelli organizzativi a livello regionale, spiegando come la nascita dei Centri Funzionali Multirischio, come Istituzione, abbia contribuito ad aggiornare un sistema che, altrimenti, sarebbe stato decisamente meno dinamico.

L’importanza degli studi innovativi

Il meteorologo Fausto Tomei, funzionario dell’Osservatorio Clima di Arpae Emilia-Romagna, ha illustrato il metodo di previsione in tempo reale per sistemi di allertamento su piccolissimi bacini che era stato studiato sul torrente Ravone a Bologna. Quella che doveva essere una presentazione sperimentale, dopo l’esondazione del torrente stesso a maggio, è diventata una presentazione operativa. Questo lavoro era stato ideato per le previsioni, ed è stato utile durante gli eventi di maggio, perché i meteorologi sono riusciti ad avvisare le Autorità della possibile fuoriuscita del torrente.

Angelo Amicarelli, direttore marketing di FinAPP, ha spiegato come misurare il contenuto d’acqua grazie ai raggi cosmici, attraverso la sonda CRNS (Cosmic Ray Neutrons Sensing), che può essere molto utile nella prevenzione del rischio. “Il raggio cosmico va a sbattere sull’atmosfera e crea una cascata di particelle, per cui neutroni si legano con l’idrogeno delle molecole d’acqua - ha spiegato Amicarelli - e le nostre sonde CRNS sono in grado di contare i neutroni che vengono dallo spazio, determinando quindi il contenuto d’acqua presente nel terreno, nella biomassa, nella neve”.

La conclusione dei lavori è stata affidata di nuovo ad Enrico Paolini. “Una importante mole di analisi, approfondimenti e contributi che forse è riuscita a far riemergere una visione meno pessimistica, nonostante ciò che è successo nel difficile mese di maggio appena concluso”, ha riassunto il Direttore di CAE Magazine, che poi ha aggiunto: “Sarebbe interessante raccogliere qualche proposta tra quelle emerse oggi qui, su temi come l’investimento della Pubblica Amministrazione in risorse umane e professionali, oppure lo stanziamento di fondi organici per la manutenzione degli apparati tecnologici in dotazione agli uffici competenti per i monitoraggi, facendola arrivare al Ministero della Protezione Civile o alla conferenza Stato-Regioni.”

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