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    Intervista a Guido Bernardi, Presidente di CAE S.p.A.

Intervista a Guido Bernardi, Presidente di CAE S.p.A.

dicembre 2025

In occasione della fine dell’anno vi proponiamo il punto di vista di CAE sulle recenti evoluzioni del mercato del monitoraggio in tempo reale a fini di protezione civile, con particolare riguardo alle innovazioni del comparto idrometrico e meteorologico. Si parla di investimenti finalizzati all’ affidabilità, interoperabilità e apertura delle tecnologie al servizio della mitigazione del rischio.

Oggi il codice di Protezione Civile definisce il funzionamento del Sistema Nazionale di Allertamento e riconosce l’importanza del monitoraggio in tempo reale per una buona mitigazione del rischio idrogeologico. Il percorso per arrivare a questa consapevolezza è stato però lungo e faticoso, per certi aspetti ancora non del tutto compiuto. Quale ruolo ebbe CAE nell’evoluzione del monitoraggio idrometrico, pluviometrico e meteorologico in Italia?

Le reti di monitoraggio automatiche furono cruciali al fine di migliorare la previsione delle piene in tempo reale; fino alla fine degli anni ‘70 il monitoraggio era sempre stato manuale e la raccolta dati era onerosa e complicata, difficile da realizzare secondo i tempi necessari a gestire un preannuncio.

Dal 1980 in poi, con una visione imprenditoriale molto lucida, CAE si impegnò affinché gli utenti dei sistemi di monitoraggio, tipicamente pubbliche amministrazioni con responsabilità di protezione civile, ricevessero nei loro uffici dati affidabili in tempo reale, in automatico. I primi clienti furono il “Genio Civile per il Fiume Reno” e il CNR-IRPI di Perugia, cui poi seguirono i diversi uffici del servizio idrografico statale e tanti altri.

La tecnologia non era quella di oggi e tutto doveva essere sviluppato o personalizzato “in casa”; non vi erano comunicazioni cellulari, né internet, e si lavorava solo sull’adattamento di alcune radio commerciali e sui primi microcontrollori.

Le innovazioni di prodotto furono cruciali in questo percorso. Tuttavia, qui mi piace ricordare un’innovazione importantissima di servizio: la manutenzione a distanza degli apparati, con possibilità di intervento H24 e la conseguente garanzia di raccolta dei dati in tempo reale.

Fu questo approccio innovativo, quindi la promessa di ricevere i dati sempre, soprattutto durante le emergenze, a rendere CAE uno dei protagonisti della creazione della rete dei Centri Funzionali Decentrati regionali, nei primi anni 2000. 

Arrivando ad oggi, quali sono i principali vantaggi che l’innovazione offre nel campo del monitoraggio in tempo reale?

Oggi i consumi energetici rimangono bassi e l’indipendenza dall’alimentazione di rete è quindi garantita, ma possono operare contemporaneamente più mezzi trasmissivi tra le stazioni di misura e le centrali. Questo significa maggiore affidabilità nella raccolta dei dati, con una frequenza di aggiornamento delle misure più adatta al monitoraggio dei fenomeni intensi e, in un certo senso, improvvisi e localizzati.

Inoltre, nei datalogger operano potenti microprocessori, programmabili per gestire anche algoritmi di allarme locale o cambiamenti di scenario, così che la stazione di monitoraggio può evolvere, dove questo è utile, in un vero presidio proattivo del territorio.

Il largo impiego di dispositivi wireless fra sensori e datalogger, o anche fra un datalogger e un altro, estende l’efficacia di queste soluzioni a tanti diversi scenari di rischio e applicazioni: dalle frane alle opere idrauliche, passando per i sottopassi allagati o i flash-flood urbani.

La disponibilità di strumenti standard di condivisione dei dati e di software che, dalla centrale, consentono di fruire i dati su qualsiasi applicazione e anche in mobilità, completa il quadro. 

Come affronta CAE il tema dell’apertura tecnologica e il superamento del lock-in nelle reti di monitoraggio?

CAE Magazine realizzò un intero speciale dedicato al superamento del lock-in tecnologico (per saperne i più clicca qui).

Quando nel 2014 decidemmo di cavalcare l’onda dell’apertura tecnologica, avevamo intuito soltanto in parte il potenziale di questa scelta. Pensavamo di rispondere ad una esigenza di superamento del lock-in, ma abbiamo ottenuto molto di più.

Il percorso di sviluppi fatto da CAE fino ad oggi, con il consolidamento sul mercato della seconda generazione di tecnologie basate su standard, interoperabili e programmabili, ha velocizzato gli sviluppi di nuove funzionalità e facilitato l’integrazione di componenti e sensori di terze parti, consentendoci di proporre soluzioni sempre più efficaci e performanti.

L’ammodernamento delle reti di monitoraggio sta avvenendo, in Italia, in modo progressivo, anche perché la retrocompatibilità di tutti i componenti consente di aggiornare anche i sistemi più datati per passi successivi.

Il superamento compiuto del lock-in avviene, dove operano sistemi di ultima generazione, come quello realizzato di recente in Calabria, in quanto è possibile impiegare componenti di altri produttori, come per esempio i datalogger, per manutenere le reti realizzate da CAE. 

Dalle tecnologie alle competenze aziendali: quale capacità ha CAE di fare manutenzione alle reti di monitoraggio basate su tecnologia di altre aziende?

Uno degli investimenti più importanti che CAE ha fatto negli ultimi anni riguarda la capacità dei suoi tecnici e dall’azienda di eseguire attività di manutenzione su reti di monitoraggio realizzate da altre aziende.

Oggi operiamo con successo la manutenzione delle reti di monitoraggio regionali del Veneto e della Puglia, in precedenza aggiornate e poi gestite da altri operatori di mercato. Tra i diversi esempi che potremmo citare, ricordiamo anche le attività svolte sulla rete di monitoraggio mareografica di ISPRA e la manutenzione del sistema in Regione Lombardia, dove, per il monitoraggio di numerose frane, abbiamo imparato a gestire con successo datalogger di altri produttori.

Decidemmo di investire in questa direzione dopo aver rinunciato, alcuni anni fa, a una gara di manutenzione per un’importante rete di monitoraggio regionale. Quella rete era stata aggiornata da una azienda concorrente, con l’obiettivo di renderla libera da lock-in tecnologici, pochi anni prima.

Quella gara pubblica vide la partecipazione di un solo operatore, quello che aveva realizzato l’aggiornamento della rete, e la CAE, come si dice in questi casi, guardava in panchina. Decidemmo di non fare scelte azzardate, rinunciando alla partecipazione, per proteggere la nostra immagine, ma soprattutto la sicurezza dei cittadini di quella Regione e il lavoro del possibile cliente che gestiva quella rete.

Per proseguire con la metafora sportiva, negli anni successivi ci siamo allenati con impegno per essere sicuri di poter competere nelle altre gare pubbliche che riguardassero la manutenzione di apparati non di nostra produzione.

Abbiamo usato tutte le informazioni che i clienti mettevano a disposizione sui loro sistemi, che non conoscevamo, e cercato di ricostruire il resto. Abbiamo provato e riprovato, fino a quando siamo riusciti ad utilizzare software, datalogger e sensori degli altri produttori. Solo in quel momento, siamo entrati in campo per giocare la nostra partita. 

Il vostro è un settore molto particolare e voi ne siete l’azienda leader. Come si riflette questo ruolo “sociale” dell’azienda nel quotidiano della sua gestione?

Sappiamo bene che dal nostro lavoro potrebbe dipendere l’efficacia delle decisioni prese dal nostro cliente, la corretta mitigazione di un rischio e, di conseguenza, la sicurezza dei cittadini.

Per prima cosa, questa consapevolezza, ci impone di guidare lo sviluppo tecnologico, con investimenti che abbiano ricadute positive per l’intero settore. È il caso della promozione degli standard IP per le comunicazioni fra centrali di controllo e stazioni di monitoraggio.

Oltre a questo, ci siamo organizzati per essere sempre al fianco dei nostri clienti, assistendoli con professionalità non solo in tutte le normali fasi di implementazione dei progetti, dalla reportistica fino alla gestione dei permessi e dei cantieri, ma anche e soprattutto nei momenti più critici, per esempio durante le emergenze.

Riteniamo che la chiave del successo, per una azienda come la nostra, sia la capacità di affrontare grandi sfide, con senso di responsabilità. La capacità di adattarsi ad ogni contesto per rispondere alle esigenze del cliente, non è frutto di improvvisazione, ma di lungimiranza, programmazione, formazione continua, lavoro e, soprattutto, investimenti.


A cura della Redazione di CAE Magazine


Cogliamo l’occasione per fare i migliori auguri di buone feste a tutti i nostri lettori.



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