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Il sistema di allertamento nazionale: competenze e tecnologie per la mitigazione dei rischi naturali - FOTO e PRESENTAZIONI all’interno

aprile 2019

Giovedì 28 marzo, al Savoia Hotel Regency di Bologna si è tenuta la conferenza "Il sistema di allertamento nazionale: competenze e tecnologie per la mitigazione dei rischi naturali", organizzata da CAE S.p.A. 

L’intenzione di tutti i convenuti è stata quella di aggiornarsi sul tema della sicurezza del territorio e dei cittadini che lo abitano, nella convinzione condivisa che la formazione di una cultura comune e la preparazione "in tempo di pace" siano la chiave per una efficace mitigazione dei rischi. CAE ha presentato importanti novità che insistono nel trasformare le reti idro-pluviometriche in tempo reale in veri e propri sistemi di monitoraggio e allertamento multirischio, direzione che l’azienda sta già promuovendo da alcuni anni. Le relazioni che si sono susseguite hanno presentato idee, spunti e buone pratiche per affrontare al meglio i rischi idraulici ed idrogeologici, in generale i molti rischi generati da fenomeni meteo avversi, oltre che la siccità e la piaga degli incendi boschivi. Per combattere le catastrofi, l'unico metodo è quella di lavorare organicamente nella prevenzione delle emergenze – e non soltanto nel lavoro post-emergenziale – come era anche nelle idee di Giuseppe Zamberletti, padre della Protezione Civile.

La giornata, moderata dal Direttore di CAE Magazine Enrico Paolini, è iniziata subito dopo i saluti delle istituzioni e degli Ordini che hanno patrocinato l’evento. Poi per prima è intervenuta CAE. Il fondatore e vice-presidente dell’azienda Giancarlo Maria Pedrini ha descritto quarant’anni di attività, svelando il segreto del proprio approccio culturale, un approccio olistico, che “non mira a imporre le soluzioni, ma a valutare il problema nel suo complesso, individuando di volta in volta le necessità”. Tutto è iniziato nei primissimi anni ’80 con la realizzazione di sistemi automatici di monitoraggio meteorologico e idrometrico per il Genio Civile per il Fiume Reno, in Umbria e in Piemonte, sfide che hanno permesso a CAE di sviluppare tecnologie e capacità uniche. Pedrini ha presentato i successi conseguiti realizzando il progetto dei centri funzionali, elemento fondamentale di un sistema nazionale di allertamento che viene studiato a livello internazionale e che tanti Paesi ci chiedono di “esportare” come modello. Per testimoniare questo apprezzamento a livello internazionale, il Fondatore e Vice-Presidente di CAE Giancarlo Maria Pedrini ha illustrato il ruolo dell’azienda nei tanti progetti di scambio di conoscenze e tecnologie fra l’Italia e il resto del mondo. La panoramica sulle tante realizzazioni estere, come quelle nelle Maldive e in Vietnam, ha fornito esempi pregevoli e significativi di quanto il sistema Paese Italia possa fare.

Tornando in Italia, Paolo Bernardi, fondatore e Presidente di CAE, ha aperto il suo intervento con un grido di allarme relativo alle annose difficoltà burocratiche che rendono l’utilizzo dei fondi troppo lento, rendendoli di fatto disponibili solo sulla carta. “Occorre semplificare le procedure” ha detto il Presidente nel suo intervento, sottolineando che in Italia “i dirigenti che portano a compimento delle procedure di acquisto possono essere considerati degli eroi”. 

Per continuare a crescere in un ambiente così complesso il Presidente ha indicato l’assoluta necessità di continuare ad “ascoltare il cliente e investire esattamente su ciò che gli serve”, attenzione grazie alla quale già nel 2013 è stata sviluppata la tecnologia multi rischio aperta, interoperabile affidabile e veloce. A conclusione del suo intervento Paolo Bernardi ha poi aggiunto: “gli investimenti nell’innovazione sono la chiave per vincere la sfida dei prossimi anni: per questo abbiamo realizzato in sede un campo prove che non ha eguali in Italia”. E’ stato Guido Bernardi di CAE, intervenuto subito dopo, a presentare le novità tecnologiche di quest’anno, a cui CAE Magazine dedicherà specifici approfondimenti in questo e nei prossimi numeri.

La collaborazione e la messa a sistema delle eccellenze e delle competenze sono i temi che stanno più a cuore a Paola Gazzolo, Assessore alla difesa del suolo e della costa, protezione civile e politiche ambientali e della montagna in Emilia Romagna – che con Bernardi condivide l’appello per una maggiore funzionalità degli apparati statali. In tema di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, l’Assessore ha sottolineato il rammarico per la chiusura della struttura di missione ItaliaSicura, che il Governo ha fatto poi seguire da un’iniziativa che ne ricalca parte degli obiettivi. Tornando poi al tema della resilienza e degli interventi non strutturali di adattamento al cambiamento climatico, Gazzolo ha ricordato che “Il sistema di monitoraggio deve essere organico… è fondamentale avere dati comuni con cui riuscire a prevedere le emergenze”. Tra le tante iniziative messe in campo dalla Regione Emilia Romagna, l’Assessore ha citato anche la velocizzazione delle reti in telemisura, attività appaltata tramite gara pubblica proprio a CAE. Più in generale, l’idea comune è che si sta combattendo una battaglia per il futuro stesso del nostro Paese e del nostro territorio, in cui il lavoro della Protezione Civile deve funzionare come una rete.

Di questa battaglia ha parlato anche Carlo Cacciamani, Dirigente del Servizio Centro Funzionale Centrale della Protezione Civile, intervenuto a nome del Capo Dipartimento di Protezione Civile Angelo Borrelli, che ha ricordato come “siamo in un momento molto importante della storia di questo Paese”, perché adesso sta nascendo quel sistema preventivo di cui abbiamo bisogno. Purtroppo certe svolte, in tema di risorse, assetti istituzionali e norme, sono avvenute solo dopo le tragedie, ma finalmente – ha evidenziato Cacciamani – abbiamo nuove opportunità e stimoli per mettere in pratica quell’idea di Protezione Civile che era stata propria di Giuseppe Zamberletti. “Zamberletti aveva dato un cambio di paradigma alla Protezione Civile – ha ricordato Cacciamani – ipotizzando non soltanto una struttura che risolva i danni, ma una struttura che li prevenga per quanto possibile”.

Il futuro sarà dunque nella capacità di arrivare ai singoli cittadini, “percorrendo quell’ultimo miglio” che separa le istituzioni dalla gente comune. Diventa di capitale importanza, in questo senso, educare la massa a una cultura di gestione del rischio che sia valida anche “in tempo di pace”, non soltanto durante le catastrofi. E se il sistema di allertamento funziona, anche al netto dei falsi allarmi, bisogna riuscire a spiegare alle comunità quanto sia difficile valutare certe situazioni. Alla luce di queste considerazioni, Cacciamani ha presentato gli ultimi progetti in cantiere della Protezione Civile. Particolarmente rilevante sarà l’istituzione dell’Agenzia Italia Meteo con sede a Bologna, un progetto nazionale che coinvolgerà tutti i reparti solitamente impegnati nella gestione delle emergenze – dalla Difesa ai volontari. L’Agenzia sarà al centro di un sistema meteorologico nazionale costituito dalle Regioni e dalle Agenzie delle Regioni. Tutto ciò "costituisce un assetto fondamentale di questo Paese, un insieme di dati, conoscenze, capacità, risorse, che c’è e deve essere sfruttato. È la base di partenza da cui poi sviluppare il resto, per creare un sistema strutturato che prima di tutto serva alla Protezione Civile e poi all’agricoltura, ai trasporti, eccetera". Notevolmente innovativo sarà poi il progetto IT-Alert, un sistema di invio simultaneo di brevi messaggi di testo su tutti i cellulari di una determinata zona, per avvisare in tempo reale durante le emergenze.

Dal futuro prossimo al futuro imminente, Cacciamani ha mostrato preoccupazione per la siccità che sta attanagliando l’Italia ormai troppo a lungo e troppo di frequente. “Lo dicono i dati dell’Ispra”, ha ricordato il Dirigente, annunciando un tavolo di confronto comune per valutare quanto le condizioni del 2019 saranno simili a quelle del 2017 - l'ultimo anno in cui la scarsità di acqua è stata un vero problema in gran parte del Paese.

Il problema della siccità è stato anche al centro dell’intervento di Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Ass. Naz. Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), che ha sottolineato come negli ultimi anni “abbiamo parlato di siccità almeno 5 volte”: segno che qualcosa è cambiato, e che influisce sul nostro Paese come su tutti i Paesi del Mediterraneo. Per questo, ha ricordato, i Consorzi di Bonifica lavorano da sempre alla gestione attenta delle acque, realizzando anche piccole opere e investendo sulla manutenzione del territorio.

Negli ultimi anni “l’incremento di CO2 in atmosfera ha superato il limite critico di 400 ppm: i valori superiori a 420 sono considerati alla base di possibili scenari catastrofici, con conseguenze non immaginabili per il pianeta”. La gestione locale delle emergenze non può, dunque, non essere legata alla consapevolezza del cambiamento globale. Lo ha ben chiaro il Professor Armando Brath, Presidente dell’Associazione Idrotecnica Italiana, il quale, vivendo lo stesso problema delle acque nella prospettiva del cambiamento climatico, ha sottolineato come bisogna agire contemporaneamente sulla “difesa delle acque, come nel caso di piene e frane, sull’uso delle acque, come nel caso della siccità, e sulla tutela della qualità, contrastando il rischio dell’inquinamento”. Ma il clima che cambia non fa sentire i suoi effetti solo sulla risorsa acqua, ma su tutta la gestione delle emergenze. È per questo motivo che Giuseppe Bortone, presidente AssoARPA intervenuto per conto del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente, ha voluto indicare il “potenziamento e l’adeguamento del sistema in funzione al cambiamento climatico” come la sfida per le nuove tecnologie.

Con il cambiamento climatico globale che impone nuove criticità ai territori italiani, l’unica possibilità di successo è legata a doppio filo alle innovazioni e al confronto territoriale. Il Professor Giovanni Menduni, Politecnico di Milano, ha parlato di “smart structure per una visione integrata della gestione del rischio” sostenendo che oggi possiamo rivedere definitivamente il paradigma che tendeva a separare i “lavori” dal “resto del mondo: linee di trasmissione, sensori, procedure, dati, modelli, comunicazione, formazione… Il professore ha poi dedicato un focus al caso delle arginature: opere che difendono il suolo costituendo contemporaneamente l’interfaccia tra il pericolo e l’ambiente che si vuole difendere.

Luigi Mille, Direttore di AIPO (Agenzia Interregionale del Fiume Po), ha spiegato in questo senso come la rete fiduciaria per il monitoraggio del bacino del Po funzioni proprio grazie a un’adeguata copertura territoriale, accurata, affidabile e tempestiva. Fiume Po che è stato anche al centro del discorso di Meuccio Berselli, Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del fiume Po (AdbPo), che ha illustrato un sistema di allertamento legato non soltanto alla difesa dalle alluvioni, ma alla pianificazione della difesa stessa, alla manutenzione del territorio e alla sua gestione in tempo reale.

Inoltre dalle sessioni dedicate alle “Buone pratiche del sistema di allertamento per i rischi naturali” sono emerse preziose testimonianze su vari argomenti.

Domenico Campanile e Vincenzo Masi, rappresentanti della Regione Puglia e dell’Agenzia Regionale per le attività irrigue e forestali (ARIF), hanno parlato della tutela del patrimonio agricolo e boschivo, delle attività anti incendio boschivo di Protezione Civile e di come, in questo contesto, si inserisce il nuovo sistema integrato per il telerilevamento degli incendi boschivi, mostrando anche i risultati dell’ultimo test di funzionamento. Particolarmente attento alla funzionalità e all’immediatezza della gestione del rischio è stato invece intervento di Sara Ratto, della Protezione Civile della Valle d’Aosta, che ha parlato della scheda multimediale, utilizzabile su portale web e sull’app Report CF, che funziona da supporto ai sindaci. Anche per Arpae Emilia Romagna, oltre all’immediatezza della condivisione di dati ridondanti, il centro della gestione del rischio devono rimanere gli enti locali e i sindaci, unici soggetti in grado di unire le conoscenze tecniche alle necessità delle comunità. In particolare è intervenuta Tiziana Paccagnella che ha mostrato come il nuovo sistema di allertamento, aperto a tutti i cittadini, capace di sfruttare i dati in tempo reale e una comunicazione immediata, si stia adeguando ai nuovi “eventi meteo-idrologici, sempre più intensi e repentini”. Giuseppe Basile, di Regione Sicilia e CFD-Idro Sicilia ha presentato lo stato attuale della rete meteorologica siciliana, il progetto di integrazione in corso ai fini di protezione civile e gli obiettivi che quest’ultimo si prefissa, al fine di ottimizzare le attività di previsione e di analisi post-evento. 

Il rischio da frana è stato argomento di molte buone pratiche discusse durante la conferenza. Giancarlo Boscaino, Responsabile dell’Ufficio Idrografico e Mareografico della Regione, ha parlato di pianificazione, monitoraggio, allertamento, presentando lo stato dell'arte dei sistemi sul territorio regionale abruzzese in termini di reti di telerilevamento meteo-idro-pluviometriche, di monitoraggio sottopassi, umidità del suolo e frane. Il tema del monitoraggio geologico è stato approfondito anche da altri, in particolare da Luca Dei Cas, del Centro di monitoraggio Geologico di ARPA Lombardia, che ha presentato il sistema di monitoraggio e allertamento della Regione Lombardia, ponendo l’accento sulla sua assoluta necessità e polifunzionalità e sottolineando l’esigenza e l’importanza di costruire una cornice di riferimento condiviso a livello nazionale, anche per il monitoraggio geologico, che permetta di uniformare le modalità di gestione delle reti. Un’altra buona pratica è il sistema di allertamento per la frana di Civitacampomaro (CB) in Molise, presentato da Antonio Cardillo, previsore CFD, responsabile SOR, che ha inoltre approfondito gli elementi strategici nella gestione del rischio geomorfologico in aree abitate: aspetti tecnici, amministrativi, sociali ed economici. Il Professor Nicola Casagli, Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze e Centro di Competenza per il rischio da frana della Protezione Civile Nazionale, ha parlato di interferometria radar da satellite e da terra, oltre dei modelli previsionali a scala regionale, illustrando alcuni risultati della implementazione in corso in Regione Toscana.

A cura di Giovanni Peparello


Ai seguenti link è possibile scaricare le presentazioni dei singoli relatori in ordine alfabetico:


Giuseppe Basile, Regione Siciliana - L'integrazione della rete meteorologica della Regione Siciliana per finalità di protezione civile

Meuccio BerselliSegretario Generale, Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po - Criticità del territorio e sistema di allertamento nazionale

Giancarlo Boscaino, Regione Abruzzo - Pianificazione, monitoraggio, allertamento: stato dell'arte e criticità sul territorio della Regione Abruzzo

Armando BrathUniversità di Bologna e Associazione Idrotecnica Italiana - Gestione resiliente dei rischi idraulici nella prospettiva del cambiamento climatico

Carlo Cacciamani, Dirigente Servizio Centro Funzionale Centrale, Protezione Civile - a nome di Angelo Borrelli, Capo Dipartimento di Protezione Civile - Territorio, difesa del suolo, ambiente e protezione civile: la collaborazione fra istituzioni

Carlo Cacciamani, Dirigente Servizio Centro Funzionale Centrale, Protezione Civile - Criticità del territorio e sistema di allertamento nazionale

Domenico Campanile, Regione Puglia - Vincenzo Masi, ARIF - Il sistema integrato di ARIF Puglia per il telerilevamento degli incendi boschivi

Antonio Cardillo, Regione Molise - Un sistema di allertamento in tempo reale ed in continuo, la frana di Civitacampomarano (Cb)

Nicola CasagliUniversità di Firenze - Monitoraggio e allertamento delle frane

Luca Dei CasARPA Lombardia - La rete di monitoraggio geologico ed il sistema di allertamento in regione Lombardia

Giovanni MenduniPolitecnico di Milano - "Smart structure" per una visione integrata della gestione del rischio

Luigi Mille, Direttore AIPO - La rete fiduciaria per il monitoraggio del bacino del Po

Tiziana PaccagnellaARPAE Regione Emilia Romagna - Il portale dell'allertamento della Regione Emilia-Romagna: strumento operativo e di comunicazione per il sistema di protezione civile e i cittadini

Sara Maria RattoRegione Autonoma Valle d'Aosta - Dai presidi territoriali al supporto ai Sindaci: l'esperienza della Valle d'Aosta

Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - Misurazione e controllo dei sistemi idrici dei Consorzi di bonifica per il risparmio dell’acqua irrigua

 

 

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