• Giornata studio sul cambiamento climatico e strategie resilienti di gestione delle acque
    CAE MAGAZINE n.19 - Dicembre 2017
    Giornata studio sul cambiamento climatico e strategie resilienti di gestione delle acque

Giornata studio sul cambiamento climatico e strategie resilienti di gestione delle acque

Giornata studio sul cambiamento climatico e strategie resilienti di gestione delle acque

Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti, ne abbiamo avuto un assaggio consistente quest’anno: siccità prolungata, improvvisi temporali caratterizzati da piogge intense, eventi franosi, fenomeni atmosferici estremi fuori stagione.

Non si può dunque più chiudere gli occhi davanti alla vulnerabilità del nostro Paese ai cambiamenti climatici e alla fragilità dell’attuale assetto infrastrutturale, bisogna far fronte a queste problematiche attuando strategie resilienti di gestione delle acque.

In tale ottica si è svolta a Santa Sofia (FC), presso il Centro Operativo di Romagna Acque-Società delle Fonti S.p.A., una giornata di studio ed approfondimento su tale tematica, organizzata dall'Associazione Idrotecnica Italiana, in collaborazione con Romagna Acque S.p.A., con il Dipartimento DICAM dell'Università di Bologna e con l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Forlì-Cesena.

La conferenza è stata aperta dall’intervento del presidente di Romagna Acque Tonino Bernabè, che ha introdotto la giornata didattica. Si sono poi alternati numerosi relatori, esperti del settore, tra i quali citiamo Carlo Cacciamani (Responsabile Centro funzionale nazionale per il rischio meteo-idrogeologico della Protezione civile), Meuccio Berselli (Segretario Generale dell’Autorità di Distretto del fiume Po), Erasmo D’Angelis (Segretario Generale dell’Autorità di Distretto dell’Italia Centrale), Francesco Vincenzi (Presidente Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni). Il parterre è stato completato dalla presenza e relativo intervento di rappresentanti politici della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico quali Mauro Grassi e Michele Torsello, del sindaco di S. Sofia Daniele Valbonesi, del mondo accademico quali Armando Brath (Università di Bologna - Presidente dell’Associazione Idrotecnica Italiana) e Giovanni Menduni (Politecnico di Milano), senza dimenticare Andrea Gambi (A.D. di Romagna Acque – Società delle Fonti), Riccardo Neri (Presidente Ordine Provinciale Ingegneri Forlì-Cesena) e Gianluca Paggi (Agenzia per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile dell’Emilia-Romagna).

La tematica è stata analizzata da diversi punti di vista, ma il filo conduttore comune, vista la preoccupante fragilità del territorio nazionale, sia in relazione ai fenomeni alluvionali e di frana che a quelli di scarsità idrica, è stato senza dubbio la necessità ed urgenza di un cambiamento del modello di intervento nella gestione di questi eventi climatici estremi. Risulta di fondamentale importanza passare da un approccio fatalista, incentrato su provvedimenti di tipo emergenziale, a seguito di disastro già avvenuto, a un approccio proattivo, basato sul miglioramento della resilienza delle comunità antropiche e dei territori, prevenendo dunque il dissesto idrogeologico, grazie ad azioni di adattamento (costruzioni di casse di espansione, arginature, opere idrauliche) e azioni di tempo reale (sistemi di allerta). Ciò naturalmente comporta un necessario e profondo ammodernamento e potenziamento del sistema infrastrutturale esistente, così come una maggiore diffusione dei sistemi di allerta. La severa siccità estiva infatti ha evidenziato inadeguati livelli di efficienza dei sistemi di captazione, stoccaggio, regolazione e trasporto sul territorio nazionale, così come la frequenza con cui si susseguono importanti eventi alluvionali e di frana ha confermato lo stato di fragilità di ampie parti del territorio nazionale, rese vulnerabili dai poco pianificati fenomeni di espansione urbana, di antropizzazione di aree a rischio alluvionale, avvenuti a partire dal dopoguerra.

 

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