• L'OPINIONE DI... Gianluca Zanichelli / AIPo
    CAE MAGAZINE n. 14 - Maggio 2017
    L'OPINIONE DI... Gianluca Zanichelli / AIPo

L'OPINIONE DI... Gianluca Zanichelli / AIPo

Il Po, con i suoi 652 km di lunghezza è il fiume più lungo interamente compreso nel territorio italiano, quello con il bacino più esteso (circa 71 000 km²) e la massima portata alla foce. Ha origine in Piemonte e, prima di sfociare in Adriatico, bagna Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La gestione del suo reticolo idrografico principale è affidata all''Agenzia Interregionale per il fiume Po – AIPo che si occupa di sicurezza idraulica, demanio idrico e navigazione fluviale. In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, lo scorso 22 marzo, l'Ing. Gianluca Zanichelli ci ha rilasciato un'intervista sul sistema operativo di gestione delle piene del Po in Piemonte.

Sul medesimo argomento sono stati intervistati il Dott. Stefano Bovo, l’Assessore Alberto Valmaggia e il prof. Gennaro Bianco

Ing. Zanichelli, il Piemonte ha circa 1200 km di aste fluviali e 600 di arginature, il che comporta un grande lavoro di monitoraggio globale. Per quanto riguarda il Po quali sono gli strumenti operativi principali per il monitoraggio e la gestione delle piene?

"Gli strumenti principali per il monitoraggio, la previsione e il controllo delle piene sono rappresentati da una combinazione di strumenti di misura sul territorio: teleidrometri, tele-pluviometri/nivometri/termometri ecc… e strumenti software di previsione rappresentati da: modelli matematici meteo per la previsione degli scenari futuri di precipitazione, afflussi-deflussi per la trasformazione delle piogge previste/registrate in portate dei corsi d’acqua e modelli di propagazione di piena dei corsi d’acqua. Tutto questo complesso sistema di diversi software viene governato da “software contenitore/gestore” denominato FEWS-PO che viene mantenuto in esercizio costante h24/365gg/anno grazie ad un accordo fra AIPo, Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, Regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, presso la sede di Parma di ARPAE con server presso le altre sedi di Protezione Civile regionali e nazionale".

Quali sono gli step principali del monitoraggio e quale tipo di risposta di ottiene?

"Le attività di monitoraggio di piena (delle quali si occupa principalmente AIPo) iniziano dall’analisi delle previsioni meteo, che ci permettono di attivare tempestivamente un opportuno livello di attenzione nei nostri tecnici, ed in un successivo controllo dei fenomeni a terra, grazie al sistema di previsione in tempo reale descritto al punto precedente, alla rete Radar Meteo Nazionale e dai dati provenienti dai sistemi di monitoraggio sul territorio ovvero ad eventi in corso dal personale dislocato direttamente sul territorio. La risposta che si ottiene è, ovviamente, tanto più precisa quanto più ci si sposta dalla pura previsione meteo, all’uso dei dati osservati o misurati. In generale è piuttosto attendibile per i grandi bacini e permette di attivare un livello osservativo adeguato anche su quelli medio piccoli, per i quali la precisione e la rapidità sono essenziali per l’attivazione tempestiva della vigilanza sul campo delle opere di difesa e delle azioni previste dai Piani d’Emergenza (di competenza dei Comuni)". 

Chi sono gli attori principali del presidio territoriale in tema di rischio idraulico?

"L’attività di presidio territoriale idraulico è normata dalla Direttiva P.C.M. 27.02.2004 e s.m.i., la c.d. Direttiva “De Bernardinis”, la quale definisce:

Il presidio territoriale idraulico:

Il servizio di piena e di pronto intervento idraulico, disciplinati dal R.D. n. 523/1904 e dal R.D. n. 2669/1937, per i tronchi fluviali classificati di prima e seconda categoria, è una attività prevalentemente di monitoraggio osservativo e non strumentale nel tempo reale, nonché di contrasto della pericolosità e degli effetti conseguenti al manifestarsi di un evento di piena che potrebbe dare origine ad un evento alluvionale.

Per l'evidente consequenzialità degli effetti che, generandosi a monte si ripercuotono nelle zone vallive, ne consegue che il servizio di piena e di pronto intervento idraulico non può essere limitato ai soli tronchi ove siano presenti opere idrauliche classificate di I e II categoria, ma deve essere esteso a tutte le situazioni di acclarata criticità e possibile pericolosità idraulica presenti nell'ambito dell'intero reticolo idrografico del bacino.

Qualora il servizio di piena e di pronto intervento idraulico, trasferito alle Regioni dal decreto legislativo n. 112/98, non sia stato ancora definito nell'ambito di piani e programmi dalle Autorità di bacino territorialmente competenti, né altrimenti regolato ed organizzato dalle Regioni, dovrà venire predisposto all'interno di una più generale attività di presidio territoriale idraulico, secondo la normativa regionale in materia, sia di protezione civile che di difesa ed uso del suolo e delle acque, nonché secondo le indicazioni del presente atto ed i criteri di massima per la pianificazione d'emergenza già emanati dal Dipartimento della protezione civile.

Complessivamente, il presidio territoriale idraulico, esteso alle aree classificate ad elevato e molto elevato rischio idrogeologico ed idraulico pertinenti il reticolo idrografico, consiste in attività di:

- rilevamento, a scadenze prestabilite, dei livelli idrici del corso d'acqua agli idrometri regolatori, se non altrimenti e funzionalmente organizzato da parte del Centro Funzionale decentrato, al fine di rilevare il livello di criticità dell'evento di piena in atto;

- osservazione e controllo dello stato delle arginature, se presenti, e ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti definiti preventivamente "idraulicamente critici", anche al fine di rilevare situazioni di impedimento al libero deflusso delle acque;

- pronto intervento idraulico ai sensi del R.D. n. 523/1904 e primi interventi urgenti ai sensi della legge n. 225/1992, tra cui la rimozione degli ostacoli, anche causati da movimenti franosi, smottamenti spondali, accumuli detritici, che possono impedire il rapido defluire delle acque, la salvaguardia delle arginature e la messa in sicurezza delle opere idrauliche danneggiate.”

La medesima direttiva definisce anche gli attori principali, infatti il medesimo testo prosegue:

“A tali attività è auspicabile partecipino i Corpi dello Stato ed il Volontariato, organizzati anche su base regionale, provinciale e comunale, gli enti pubblici e privati preposti alla bonifica, alla difesa del suolo e del territorio, alla gestione di opere idrauliche e per l'irrigazione e la regolazione delle acque, nonché alla gestione della viabilità. 

Il presidio territoriale idraulico è auspicabile sia affidato dalle Regioni interessate a soggetti responsabili del coordinamento e della gestione del servizio stesso in ambiti territoriali provinciali.

Le Regioni, in forma singola o associate tra loro, garantiranno l'organizzazione e lo svolgimento funzionale del presidio territoriale idraulico nel rispetto del criterio di conservazione dell'unitarietà del bacino idrografico.

Attivata una fase di attenzione e quindi una generale sorveglianza dell'evento da parte del Centro Funzionale decentrato, nel caso di criticità rapidamente crescente verso livelli moderati e/o sia stata dichiarata aperta una fase di pre-allarme del sistema della protezione civile da parte dell'Autorità a tal fine competente, il gestore del presidio territoriale idraulico, informato dal Centro Funzionale e definitivamente allertato dall'Autorità a tal fine responsabile, si predispone ad avviare le attività del servizio ed in particolare avvia il rilevamento a scadenze prestabilite dei livelli idrici dei corsi d'acqua già interessati da criticità moderate.

Nel caso lo scenario d'evento evolva verso una elevata criticità e/o sia stata dichiarata aperta una fase di allarme del sistema della protezione civile da parte dell'Autorità a tal fine competente, il soggetto responsabile del presidio territoriale idraulico, informato tempestivamente in tal senso dal Centro Funzionale dovrà:

- intensificare e rafforzare il controllo dell'evolversi dei livelli idrici lungo il corso d'acqua per assicurarsi che un evento intenso nelle zone montane e/o collinari non abbia conseguenze pericolose sui tratti vallivi, sia per sormonto e/o rottura arginale o di infrastrutture trasversali, sia per ostruzione delle luci di ponti a causa dell'eccessivo materiale trasportato;

- attivare il pronto intervento idraulico ed i primi interventi urgenti, qualora, si manifestino dei danneggiamenti delle opere idrauliche di difesa, oppure degli elementi significativi di disturbo della corrente di piena quali frane in alveo ed ostruzioni temporanee.

Qualora gli scenari di criticità siano stabiliti sulla base dei livelli di guardia indicati dagli idrometri regolatori, e, conseguentemente, la sequenza delle specifiche procedure per il servizio di piena e pronto intervento idraulico si attivino al loro raggiungimento, tali "guardie" devono essere preventivamente rese note ai Centri Funzionali e alle Autorità preposte alla formazione dei piani di emergenza provinciali e comunali potenzialmente interessati dall'evento di piena da monte verso valle e, quindi, adeguatamente ed univocamente relazionati sia alle soglie ed ai livelli di criticità utilizzati dai Centri Funzionali che ai livelli d'allerta dei piani d'emergenza stessi.”

Non ci sarebbe da aggiungere granché alle definizioni della direttiva se non che, in una realtà variegata e composita come quella italiana, molto spesso l’applicazione può risultare disomogenea fra regione e regione, bacino e bacino, e, anche all’interno dello stesso bacino, a seconda degli enti che si occupano dei diversi livelli del reticolo idrografico (AIPo/Servizi Regionali, ex-Province/Città Metropolitane, Enti gestori del reticolo artificiale o di bonifica, Comuni, ATO e gestori dei servizi fognari, gestori di infrastrutture viarie di attraversamento dei fiumi: ANAS, autostrade, ferrovie). Una razionalizzazione, gerarchizzazione, pianificazione e messa a sistema delle azioni e dei rapporti fra essi durante le emergenze sarebbe quanto mai auspicabile ma, purtroppo, è generalmente ancora di là da venire".

Perché sono importanti momenti di confronto come quello di oggi?

"Richiamando la risposta precedente, l’intento mio e di AIPo, della Regione Piemonte e del Prof. Bianco del Politecnico di Torino, col quale abbiamo impostato la giornata e che approfitto per ringraziare, è quello di iniziare a costruire un percorso di sensibilizzazione e collaborazione fra i tecnici “addetti ai lavori”: Ingegneri, Geologi, Architetti pianificatori) e le Amministrazioni Locali: Sindaci (in primo luogo in qualità di Responsabili locali di Protezione Civile), assessori e tecnici comunali, per migliorare la gestione dell’emergenza idraulica. Tale attività deve partire dalla consapevolezza di tutti i soggetti responsabili delle problematiche locali del loro territorio, le quali, auspicabilmente discendenti da una pianificazione sovraordinata (Piani di bacino/Piani di gestione del Rischio Alluvioni) puntuale, aggiornata ed omogenea, devono trovarsi rigorosamente indicate nei piani d’emergenza, insieme alle misure di salvaguardia e contrasto da mettere in atto al verificarsi di determinati eventi e/o al raggiungimento di determinate soglie.

La giornata di oggi ha un’enorme importanza perché è una delle poche occasioni in cui questo collegamento è reso possibile per una pluralità di soggetti che, diversamente, verrebbero a contatto fra loro soltanto sporadicamente e il più delle volte in corrispondenza di eventi in corso o già accaduti. Ritengo che l’illustrazione di casi concreti possa, meglio della lettura anche puntuale di qualsiasi legge o norma (anche se è sempre bene farlo), sensibilizzare gli addetti ai lavori pubblici e privati sull’importanza della pianificazione, manutenzione e gestione del territorio in relazione ai possibili eventi idro-meteorologici e alle emergenze che gli stessi possono scatenare".

Che valore ha per AIPo una ricorrenza come la Giornata Mondiale dell'Acqua?

"L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì nel 1992 la giornata in oggetto con l’obiettivo principale di sensibilizzazione la comunità mondiale sull’acqua come risorsa. Man mano che la stessa giornata è stata riproposta negli anni seguenti questo aspetto è stato sempre più approfondito e declinato nei suoi differenti ambiti. Da questo punto di vista AIPo, storicamente subentrata all’ex-Magistrato per il Po, ha proseguito nelle competenze come gestore delle opere idrauliche di difesa dalle piene, almeno nelle fasi iniziali della sua attività. Negli ultimi anni, grazie alla riorganizzazione di alcuni servizi regionali e statali e alla contestuale attribuzione delle competenze sulla navigazione fluviale nel bacino sulla gestione del manufatto regolatore del lago di Garda si può dire che, a tutti gli effetti, AIPo si occupi dell’acqua anche come risorsa.

Da alcuni anni AIPo partecipa attivamente alle manifestazioni organizzate nella settimana in cui cade la giornata (22 marzo) e la sua sensibilità verso l’acqua come risorsa e non più solo come entità da cui difendere e difendersi (come avveniva nel secolo scorso) è aumentata considerevolmente. Oggi AIPo ha incrementato ed ampliato la propria cultura ambientale in maniera significativa inserendo nel proprio organico un apposito settore e tecnici specializzati nell’implementazione di tutte le attività che, le normative europee e statali, impongono alle proprie attività per il rispetto e la conservazione degli habitat fluviali di pregio".

 

Patrizia Calzolari

 

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