• L'OPINIONE DI... Stefano Bovo / Protezione Civile Piemonte
    CAE MAGAZINE n. 14 - Maggio 2017
    L'OPINIONE DI... Stefano Bovo / Protezione Civile Piemonte

L'OPINIONE DI... Stefano Bovo / Protezione Civile Piemonte

Come anticipato nello scorso numero del CAE Magazine, proponiamo per questa uscita altre due interviste effettuate a Torino in occasione del convegno sul sistema di gestione delle piene del Po organizzato in concomitanza della 26° edizione della Giornata Mondiale dell’Acqua, un incontro a cui hanno partecipato tutti più importanti gestori dell’acqua della Regione Piemonte.

Fra i relatori della giornata Stefano Bovo, responsabile Protezione Civile e Antincendio boschivo della Regione Piemonte, che nell'intervista che segue illustra alcuni aspetti del sistema di gestione regionale del rischio idraulico.

Dottor Bovo, ci può illustrare quale sistema ha adottato la Regione Piemonte per la gestione del rischio idraulico?

"Il sistema di gestione del rischio idraulico in Piemonte, per le caratteristiche particolari della Regione Piemonte, è una delle componenti prioritarie dell’attività di protezione civile. Il nostro settore (Protezione Civile e Antincendi Boschivi), assicura all’interno del CCS (Centro Coordinamento soccorsi) – la struttura operativa di coordinamento istituzionale per la gestione delle emergenze - le funzioni fondamentali di supporto tecnico-scientifico (previsione e monitoraggio idrometeorologico, conoscenza territoriale geologica ed urbanistica), assistenza logistica, rete di telecomunicazioni di emergenza, organizzazione ed intervento del volontariato.

Lo ritiene un sistema efficace?

"Sì credo che questo sistema costruito e migliorato costantemente negli anni sia diventato affidabile ed efficace: e le giornate come quelle di oggi lo confermano. Oggi infatti è stato ripetutamente evocato il confronto fra l’alluvione di novembre 2016 e quella del 1994, da tutti considerata come il punto zero da cui il sistema ha tratto origine. I due eventi hanno colpito con intensità e violenza paragonabili le stesse aree del Piemonte, ma emerge con chiarezza il risoluto miglioramento dovuto a questi oltre vent’anni di lavoro dedicato alla riduzione del rischio idraulico, in termini di effetti sulla sicurezza della popolazione, salvaguardia di beni ed infrastrutture, consapevolezza, preparazione, capacità di reazione ed intervento.”

Qual è il ruolo specifico del volontariato di Protezione Civile in questo ambito, che con i suoi 1200 volontari rappresenta una componente determinante del sistema?

“Il volontariato è la vera forza operativa della Protezione Civile.
Grazie alle attività di previsione e prevenzione, l’intero sistema oggi è in grado, per quanto riguarda i fenomeni alluvionali, di prevedere quanto sta per verificarsi e prefigurarne le evoluzioni grazie alla modellistica meteorologica e idrologica. Su tali puntuali indicazioni previsionali il Settore Protezione Civile ha organizzato e formato il volontariato in modo tale che sia immediatamente disponibile e dislocabile laddove necessario, orientando e indirizzando gli interventi a fronteggiare necessità note e pianificate, potendo contare sulla elevata specializzazione degli uomini costantemente formati ed esercitati”.

Al convegno si è parlato del “modello PESER” della regione Piemonte: di cosa si tratta?

“Il modello PESER (acronimo di Pianificazione ed ESERcitazioni) è un applicativo che la Regione Piemonte mette a disposizione per aiutare la redazione puntuale e coordinata dei piani di protezione civile comunali e sovracomunali. È organizzato per rappresentare funzioni ed azioni da pianificare sul territorio, in particolare per quanto riguarda la logistica, l’assistenza alla popolazione, l’individuazione delle aree di evacuazione ed ammassamento, le necessità e dislocazioni di volontari e mezzi. PESER inoltre dà una grande importanza alle esercitazioni di protezione civile, fornendo gli schemi per i documenti di impianto e la possibilità di condividere informazioni tra enti pubblici ed enti privati che partecipano alle attività di protezione civile sul territorio regionale. Le esercitazioni infatti rappresentano un punto fondamentale per farsi trovare preparati di fronte alle emergenze”.

Infatti, se non sbaglio, ne avete in programma una importante, un’esercitazione internazionale che coinvolgerà Paesi diversi…

“Sì è così. Nel prossimo anno faremo un’esercitazione sul rischio idraulico ad Alessandria, località emblematica del rischio fluviale in Piemonte, organizzata dal meccanismo europeo della Protezione Civile e dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Interverranno responsabili organizzativi e gruppi operativi di Protezione Civile di diversi Paesi europei, proprio per potersi confrontare ed applicare scambi di esperienze su problematiche reali”.

La resilienza come fattore indispensabile per affrontare al meglio i rischi naturali: quali azioni la Protezione Civile e la Regione Piemonte stanno portando avanti per aumentare la resilienza e la consapevolezza del rischio nei cittadini?

"Possiamo affermare che sia proprio questo il lavoro del futuro. La comunicazione e l'informazione sui rischi sono sempre più importanti ma è ancora necessaria un’approfondita attività di organizzazione efficace. Anche in questo campo, la Regione Piemonte ha investito in progettualità, proponendo le tematiche di comunicazione al centro di un progetto di prossima presentazione nell’ambito della programmazione transfrontaliera Italia-Francia. Comunicazione a tutti i livelli quindi, ad iniziare dalla comunicazione 'istituzionale' orientata ai Sindaci, primi responsabili della Protezione Civile, affinché imparino a conoscere i rischi del proprio Comune, le norme di comportamento e sappiano come comunicare queste informazioni ai propri ai cittadini. Ovviamente il processo va replicato. È un aspetto questo che stiamo sviluppando sotto l’egida ed in collaborazione col Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, e le Regioni, perché si deve arrivare al punto in cui in ogni parte del Paese, quando si tratta di rischi ed emergenze, si adotti e si parli un linguaggio univoco e riconoscibile da tutti".

Infine, se ce lo consente, una domanda personale: proprio in questi giorni lei ha terminato il suo percorso lavorativo, e dopo 7 anni come responsabile della Protezione Civile piemontese ha lascito il suo incarico per andare in pensione. Un bilancio di questa ultima esperienza?

"Il bilancio, è assolutamente positivo. In particolare gli ultimi 7 anni che ho trascorso alla Protezione Civile mi hanno permesso davvero di mettere a frutto il percorso lavorativo di quasi quarant’anni dedicati alle problematiche del territorio e della sua sicurezza, affrontando le problematiche direttamente sul campo di operazione. Quando lavoravo nel settore del monitoraggio, periodo caratterizzato da un rapporto di costante confronto e collaborazione con l’azienda CAE, ho contribuito alla costruzione del Centro Funzionale del Piemonte e della rete di rilevamento idrometeorologico regionale e nazionale. Ho potuto farmi una grande esperienza nello sviluppo dei sistemi di monitoraggio che hanno rappresentato un’assoluta evoluzione ed una rivoluzione nel sistema organizzativo italiano. In seguito, il poter concludere nel settore Protezione Civile mi ha consentito di mettere a frutto tutta la conoscenza acquisita in quel settore che, unita alla gestione pratica dell’emergenza e quindi della messa in sicurezza degli interventi sul campo, mi ha permesso veramente di realizzare una formazione completa e di concludere con soddisfazione il mio percorso".

 

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