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Emilia-Romagna: l’Ordine dei Geologi guarda al presente e al futuro della professione

ottobre 2020

Temi e prospettive dal primo congresso regionale, tra dialogo interdisciplinare e pianificazione territoriale 

“In questo momento storico, la professione del geologo deve avere il coraggio di rivendicare la sua importanza rispetto al controllo e alla gestione del territorio. Con l’obiettivo di favorire la prevenzione e la mitigazione del rischio”, ha dichiarato il Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna Paride Antolini, durante il primo congresso regionale, che si è tenuto lunedì 12 e martedì 13 ottobre a Bologna.

Promosso e sponsorizzato da CAE, durante il congresso si è parlato e discusso dei diversi temi che interessano e attraversano la professione del geologo. In particolare, la gestione del territorio assume un ruolo particolare, soprattutto per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, passando per la pianificazione, con l’intervento del Segretario dell’Autorità distrettuale del Po Meuccio Berselli

Il tema del dissesto idrogeologico è affrontato e sviscerato in molte delle sue sfaccettature e aspetti. In primis, c’è il ruolo della Regione Emilia-Romagna. L’assessore all'Ambiente, difesa del Suolo e della Costa e Protezione Civile Irene Priolo ha illustrato i piani della Regione per la prevenzione del rischio. “Il nostro obiettivo è quello di completare la mappatura della morfologia del territorio”, spiega. 

Per poter mappare e rilevare i punti critici del territorio, l’apporto della tecnologia è fondamentale, spiega Alessandro Corsini del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il LIDAR (Light Detection and Ranging) è una tecnica di telerilevamento "attivo" per l’esecuzione di rilievi topografici ad alta risoluzione. Questa tecnologia penetra riflettendo punti a vari livelli della fronda e al suolo. In questo modo, è possibile individuare i segnali del dissesto e agire di conseguenza con l’introduzione di pratiche e azioni per la mitigazione. 

Allo stesso tempo, la tecnologia non serve a nulla senza un’attività di pianificazione. Una visione che l’Autorità distrettuale del Po cerca diffondere nei territori interessati dal fiume. Grazie all'utilizzo di informazioni precise e dettagliate su livelli e portate, ottenute con l’utilizzo di dispositivi avanzati, è possibile regolare la gestione delle risorse idriche e mitigare il rischio di alluvioni ed esondazioni. In particolare, conoscere la situazione del distretto idrografico del fiume permette di garantire un utilizzo ragionato e attento delle acque e uno sviluppo sostenibile in termini di prevenzione del dissesto idrogeologico, spiega il Segretario dell'Autorità distrettuale Meuccio Berselli

Se dai fiumi ci si sposta verso la costa adriatica, l’erosione e il rischio allagamento sono fenomeni concreti. Lo studio e la ricerca sono fondamentali per pianificare lo sviluppo turistico ed economico di quei territori. “Chi vive sulle coste della Romagna o al confine con il Veneto sa che il rischio idrogeologico è comparabile a quello del delta del Mississipi o del territorio olandese", spiega Paolo Ciavola del dipartimento di fisica e scienze della terra dell'università di Ferrara. “Tutta la costa ha un rischio allagamento molto elevato”, puntualizza ancora Ciavola. “Allo stesso tempo però, i modelli idraulici non necessariamente considerano la situazione attuale dei profili delle spiagge. In particolare, la presenza di dune invernali o altre strutture non inserite all’interno dei modelli può cambiare la conformazione delle coste. Tenere conto di questi fattori permette di mitigare il rischio”, continua. 

Insomma, il cambiamento climatico contribuisce alla modificazione del paesaggio. L’innalzamento della temperatura media può provocare forti precipitazioni e tempeste, che modificano i territori, come la tempesta Vaia ad esempio. “Per questo motivo, i piani di adattamento delle città e dei territori agli effetti del cambiamento climatico assumono un ruolo fondamentale”, conclude Massimiliano Fazzini dell’Università degli Studi di Chieti.



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