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    CAE MAGAZINE n.95 - Marzo 2025
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In questi giorni il maltempo è tornato a colpire, ancora una volta, Emilia-Romagna e Toscana. Il sistema di protezione civile, impegnato nella gestione delle opere idrauliche a disposizione, nella diffusione delle allerte e nelle evacuazioni, è stato nuovamente protagonista nella riduzione del rischio e dei disagi per i cittadini. Le opere esistenti hanno permesso di mitigare la pericolosità dei bacini principali Reno e Arno, mentre sui piccoli bacini si è lavorato sulle allerte e sulle evacuazioni.

I dati di misura delle reti di monitoraggio in tempo reale hanno consentito di utilizzare al meglio le opere idrauliche a disposizione, limitando le situazioni di rischio legate alle portate dei fiumi principali Reno e Arno.

Nello specifico, come dichiarato dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna: “Nell’arco di circa 40 ore, da venerdì 14 a domenica 15 marzo, il Cavo Napoleonico ha "salvato" dalle piene il bacino del Reno, facendo defluire nel PO 14 milioni di metri cubi d'acqua. Un volume enorme, decisivo per ridurre il picco di piena in passaggio sul Reno e per mantenere i livelli all’interno degli argini nel tratto di valle dei corsi d’acqua della pianura bolognese, ferrarese e in parte ravennate. Se il peggio, nel bacino del Reno, è stato scongiurato lo si deve ancora una volta a questo canale artificiale lungo 18 chilometri - progettato dagli ingegneri di Bonaparte - che, partendo dalla località di Sant’Agostino, nel ferrarese, collega il Reno con il Po. Decisive le manovre preventive sugli impianti idraulici dei tecnici di Protezione Civile iniziate già mercoledì 12 marzo e pianificate in base all’evoluzione delle condizioni meteo e ai livelli del fiume Po.”

Per quanto riguarda l’Arno, un fattore determinante è stata l’apertura del canale Scolmatore, lungo 28,3 km, che inizia con l'opera di presa, a valle di Pontedera, e termina in mare, nel Tirreno, che ha ridotto il colmo di piena sul Pisano.

Se le esondazioni in ampia scala di Arno e Reno sono state evitate, rimane però la forte vulnerabilità dei piccoli bacini. Questi passano da livelli normali delle acque all’esondazione, talvolta in ambito urbano, in tempi molto brevi. Per questi piccoli bacini, normalmente, non ci sono opere specifiche dedicate alla loro laminazione. Per questi scenari le reti di monitoraggio in tempo reale producono misure che, non potendo essendo utili alla gestione delle opere, sono invece un presidio fondamentale per la diffusione di allerte tempestive.


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