Innovazione: in prova l’allerta locale per i piccolissimi bacini, dove torrenti e rii tombati sono un pericolo
Abbiamo già avuto l’opportunità di spiegare quanto sia importante oggi il monitoraggio dei piccoli bacini, in quanto passano dalla secca alla piena in poche ore, se non addirittura decine di minuti, lasciando poco tempo alle Autorità per intervenire e gestire l’emergenza. Ai tempi ristretti di una possibile piena si somma il fatto che, in Italia, abbiamo fatto ricorso massiccio alla tombatura dei torrenti nei decenni passati. In molti casi oggi queste opere non hanno dimensioni sufficienti per fare defluire l’acqua che arriva dai sempre più frequenti eventi estremi, localizzati e con elevate intensità.
Per questo motivo, già dopo l’evento occorso a Genova nel 2011, Michele Di Lorenzo, Federico Grazzini e Fausto Tomei, del Servizio Idro-Meteo-Clima di Arpae Emilia-Romagna, hanno iniziato a lavorare per la realizzazione di un modello di previsione in tempo reale, da applicare ai sistemi di allertamento per flash flood, che permettesse la diramazione dell’allerta, con un anticipo sufficiente a mettere in sicurezza le persone, per i piccolissimi bacini (<20km2). Oggi questo modello è implementato in via sperimentale sul torrente Ravone, a Bologna.
Si tratta di una soluzione innovativa in quanto si basa su un software che gira direttamente sul datalogger della stazione meteo e in base ai dati rilevati, in termini di pioggia e di livello, in diversi punti, e a un indice modellistico di capacità del bacino di trattenere acqua, che viene aggiornato ogni giorno da Arpae e acquisito ogni mattina dal datalogger via ftp, fa una previsione di quanto salirà il livello nei minuti successivi all’elaborazione.
Questo sistema garantisce la massima reattività nella diffusione dell’allerta. Il raggiungimento operativo di questo risultato è possibile grazie all’utilizzo di un datalogger CAEtech Compact, dotato del sistema operativo Linux, progettato per essere potente, a basso consumo, aperto e programmabile anche dal cliente, in modo da soddisfare anche le esigenze più specifiche.
Il modello utilizzato oggi si basa su una relazione trovata con metodi tradizionali di regressione statistica, ma il sistema è già pronto per sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale.
Durante gli eventi alluvionali di maggio 2023, quando ancora non era disponibile il dato relativo al livello del Ravone in via del Chiu, è emerso che era possibile avere dati idrometrici con un anticipo di mezz'ora/un’ora rispetto a ciò che avviene a valle, quindi in città.
Questo sistema di allertamento consentirà a breve di diramare warning ai cittadini interessati dal pericolo con anticipo rispetto al verificarsi dell’evento.
Come anticipato, si tratta di un modello pensato per le caratteristiche dei piccolissimi bacini. Per estenderne l’utilizzo ad altri scenari, simili a quello del Ravone, occorre effettuare una serie di analisi statistiche sui dati storici a disposizione per l’area di interesse e calibrare quindi i parametri chiave. In questo modo il modello potrà essere testato e fornire previsioni attendibili in qualunque bacino della stessa tipologia.
Per l’approfondimento, applicato al caso dell’alluvione del maggio 2023 clicca qui.
Per l’intervista a Federico Grazzini da parte de Il Sole 24 Ore clicca qui.
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