Emergenza sicurezza
Dopo neanche un mese ci ritroviamo a parlare di eventi estremi nella nostra Regione e non solo. Purtroppo, ottobre ha portato con sé il quarto evento alluvionale in Emilia-Romagna in meno di un anno e mezzo, dopo le due alluvioni di maggio 2023 e quella di settembre 2024. Si tratta di un dato eccezionale, ma questa constatazione non rassicura più, visto che tutti i tempi di ritorno sembrano non essere più indicativi.
Il 19-20 ottobre 2024 in Emilia-Romagna sono piovuti meno millimetri di pioggia rispetto alle precedenti alluvioni, con un evento durato meno ore, ma questo non significa che gli effetti di tale pioggia siano stati meno gravi. Questo perché il terreno era già saturo d'acqua, vista la prolungata piovosità degli ultimi due mesi, con valori molto più alti della media; pertanto, è bastato meno per fare gli stessi danni. Inoltre, il territorio era già ampiamente provato dai disastri precedenti.
Primi dati sulle precipitazioni del 19 ottobre in Emilia-Romagna
Nella giornata di sabato 19 ottobre il territorio regionale è stato interessato da un'intensa perturbazione legata a una depressione sul Tirreno centro-meridionale. Nel corso della mattina, tale configurazione ha convogliato correnti di scirocco molto umide e instabili verso il settore costiero, con forti precipitazioni anche a carattere di rovescio. I fenomeni si sono successivamente estesi anche all’entroterra emiliano, andando ad interessare in modo particolare il bolognese per poi estendersi progressivamente al modenese, fino al piacentino-parmense. Lo spostamento della zona di convergenza fra lo scirocco e le correnti di bora più fresche verso i rilievi ha determinato una progressiva intensificazione delle piogge e la persistenza dei fenomeni sulla zona urbana e le prime colline intorno alla città di Bologna, dalla prima serata di sabato 19 fino alla prima mattina di domenica 20 ottobre.
Sulla città di Bologna e sui bacini di Samoggia, Savena e Idice, si sono registrate precipitazioni particolarmente elevate, con cumulate da 160 a 180 mm e intensità orarie anche superiori ai 30 mm/ora e ai 100 mm in 4 ore consecutive. Intensità fra i 20 e i 30 mm/ora sono normalmente associate a temporali estivi di breve durata (inferiori ad un'ora), mentre in questo evento si sono mantenute per diverse ore consecutive. In particolare, a Bologna S. Luca si sono registrati 148,5 mm/24 ore, paragonabili ai 150 mm/24 ore, massimo storico negli ultimi 100 anni, registrato il 27 settembre 1928.
L’evento di precipitazione in esame è occorso al termine di un mese particolarmente piovoso, con precipitazioni cumulate registrate dal 1 settembre al 18 ottobre sulla collina bolognese superiori ai 300 mm, e dopo un evento che 48 ore prima aveva generato piene importanti su Samoggia, Savena, Idice e soprattutto sul fiume Reno.
In queste condizioni di terreni completamente saturi ed esaurimento delle piene nei corsi d’acqua, la persistenza delle precipitazioni nella notte tra il 19 e il 20 ottobre ha messo in crisi i piccoli torrenti della collina bolognese, con rapidissimi innalzamenti dei livelli, anche di alcuni metri in poche ore, accompagnati da diffusi ruscellamenti lungo i versanti, smottamenti e frane che hanno interessato la viabilità.
In particolare i torrenti monitorati in telemisura ed i piccoli rii come il Ravone, hanno superato i massimi livelli storici registrati nel recente maggio 2023, superando talvolta anche i massimi valori misurabili dagli strumenti stessi. Ad es. l’idrometro di Ravone, posizionato all’imbocco della tombatura, ha registrato l’ultimo dato di 3,14 m (valore di allarme 2,0 m) alle 20:15 del 19 ottobre, prima di essere presumibilmente sommerso dalla piena. Il precedente massimo risale al 17 maggio del 2023 quando nel picco di piena fu registrato alla tombatura il valore di 2.54 m.
Ci troviamo di fronte a nuove condizioni climatiche, oggi le perturbazioni sono sempre più frequenti e intense e al contempo al sud ci sono stati mesi di siccità con difficoltà nell'approvvigionamento dell'acqua. Queste situazioni vengono spesso considerate contradditorie, ma sono l’evidente e naturale conseguenza del cambiamento climatico. Questa situazione porta inoltre a percepire lo stato di allerta rossa come qualcosa che ha perso il suo significato di urgenza ed emergenza, in quanto situazione ormai frequente, ma questo può indurre in errore, non è aumentato il sensazionalismo della Protezione Civile o dei media: è aumentata la frequenza degli eventi che un tempo chiamavamo "eccezionali" e che, se non affrontati con consapevolezza, possono mettere le persone in grave pericolo.
Per convivere con questa nuova “normalità” fatta di alternanza tra siccità ed eventi estremi frequenti è fondamentale:
- una presa di posizione forte a livello politico che permetta alle amministrazioni locali di realizzare tutti gli interventi necessari per la messa in sicurezza dei territori e delle persone. Serve un supporto tecnico ed economico immediato;
- un ripensamento dei piani di gestione delle infrastrutture e del rischio idrogeologico;
- una verifica da parte di tutti i Comuni dei propri piani di Protezione Civile Comunali, per verificare che sia definito in modo chiaro come procedere in caso di emergenza, e mettere a conoscenza in primo luogo le forze dell’ordine, primo soccorso ma anche i cittadini e procedere con gli opportuni aggiornamenti ove necessari;
- l’informazione: le persone devono sapere cosa sta accadendo, perché, quali comportamenti tenere in caso di emergenza e tutelarsi. Serve un’educazione alla resilienza e prepararsi ad una nuova normalità meteo-climatica;
- che vengano prese decisioni responsabili e sostenibili, non solo volte al profitto, non deve più essere possibile costruire in aree a rischio.
È inoltre imprescindibile l’intervento coordinato e sinergico delle Istituzioni, senza rimpalli tra i diversi livelli nazionali, regionali o locali, per permettere alle persone, associazioni, esercizi commerciali e aziende colpite di rialzarsi.
Fonti: https://www.arpae.it/ https://www.geopop.it/
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