• Intervista a Hervé Stevenin: la scarsità delle riserve d’acqua aumenta il rischio di sofferenza in agricoltura e nel settore idroelettrico
    CAE MAGAZINE n.63 - Aprile 2022
    Intervista a Hervé Stevenin: la scarsità delle riserve d’acqua aumenta il rischio di sofferenza in agricoltura e nel settore idroelettrico

Intervista a Hervé Stevenin: la scarsità delle riserve d’acqua aumenta il rischio di sofferenza in agricoltura e nel settore idroelettrico

CAE Magazine ha intervistato Hervé Stevenin del Centro funzionale della Regione Autonoma Valle D'Aosta. Ci ha spiegato come sia stato un inverno molto critico quello appena concluso. L'anno peggiore dal 2000 per quanto riguarda l'acqua stoccata sotto forma di neve: 400 milioni di metri cubi di acqua, contro i 900 milioni della media climatologica. Che cosa ci aspetta nei prossimi mesi e perché il monitoraggio è importante?

Com’è andato questo inverno a livello di precipitazioni (acqua e neve)?

Analizzando i dati, le temperature invernali in Valle D'Aosta sono state più alte di un paio di gradi rispetto alla media degli ultimi 40 anni. Ci sono stati inverni più caldi come quello del 2020 e del 2007. Non è questo il più caldo in assoluto. Considero l'inverno climatologico, che prende in considerazione i mesi di gennaio, febbraio e marzo. Per quanto riguarda la pioggia, a gennaio, febbraio e marzo, in Valle d'Aosta è piovuto pochissimo, ci sono stati solo due piccoli eventi: uno a metà gennaio e uno proprio ieri (ndr, 16 marzo), ma di modesta entità. Rispetto alla zona piemontese, noi siamo più interessati alle perturbazioni che arrivano da Nord e la zona del Monte Bianco registra qualche precipitazione in più, ma nulla di significativo. Sono mancate completamente tutte le perturbazioni che arrivano da Sud, dal Golfo Ligure. Novembre e dicembre erano stati nella media e questo ha fatto sì che la situazione diventasse critica ma non catastrofica. Il punto più interessante è lo Snow Water Equivalent (SWE), l'equivalente in acqua della neve, cioè calcoliamo, settimana per settimana, quanta neve è presente in montagna e quale sia il suo contenuto di acqua, questo è importante perché la risorsa idrica stoccata in alta quota sarà disponibile in primavera quando si riattivano le attività produttive quali l'agricoltura e il settore idroelettrico. Quest'anno lo SWE è il più critico degli ultimi vent'anni. Siamo intorno ai 400 milioni di metri cubi di acqua, stoccate in Valle D'Aosta sotto forma di neve, contro i 900 milioni della media climatologica. L'anno peggiore quindi dal 2000, l'anno in cui abbiamo iniziato a fare questo tipo di rilevazione che necessita di una grande quantità di informazioni. Lo SWE è indice della possibilità di soddisfare le necessità tardo-primaverili e in parte estive. Uno SWE basso vuol dire che "la curva di morbida", cioè la portata che ci sarà nei torrenti e nei fiumi, si esaurirà abbastanza presto, quindi già all'inizio dell'estate avremo probabilmente poca acqua e potremmo registrare sofferenza in agricoltura e nel settore idroelettrico. Un alto SWE vuol dire che già da aprile inizia la fusione della neve in alte quote, quindi, i torrenti entrano nelle 'morbide primaverili', aumentano cioè la portata dei volumi di acqua permettendo di captare l'acqua e di utilizzarla per gli usi umani. Questa curva normalmente inizia in aprile e, se ci sono un elevato SWE e molta disponibilità di neve, riesce a procrastinare il suo termine verso la fine di luglio. Quest'anno molto probabilmente finirà molto prima mandando in sofferenza in anticipo i suddetti settori rispetto agli altri anni.

Cosa ci si aspetta per i mesi a venire?

C'è la variabile precipitazioni da tenere in considerazione. Fino ai primi di aprile pioverà poco, secondo le previsioni stagionali ci sarà un aprile in media con le precipitazioni e tendenzialmente un maggio un po' più piovoso. Purtroppo, non avremo una ricarica dello SWE, ma, se fosse confermato, un maggio piovoso aiuterebbe a soddisfare in parte le necessità del territorio.

Qual è in questo contesto l’importanza del monitoraggio e che cosa fa la Regione Valle D'Aosta per monitorare il territorio?

Il monitoraggio, come ho già accennato, è fondamentale perché ci permette di confrontarci con il passato. Per uno scopo divulgativo, perché abbiamo sempre più richieste di persone che chiedono di sapere.  Hanno dei ricordi, che però sono fortemente influenzati dalle emozioni, dai vissuti.  Il dato oggettivo può invece essere diverso e aiuta a rendere i ricordi più oggettivi. Il secondo è la pianificazione. Quindi trovare delle strategie di adattamento per gestire meglio la carenza idrica di quest'estate. Lo si fa a livello regionale e a livello di macro-bacino, in collaborazione con le altre Regioni.  Una prima direzione di indagine è rappresentata dai sensori della rete idro-metereologica. Abbiamo una rete regionale del Centro Funzionale che ogni dieci minuti invia i dati e possiamo descrivere il comportamento metereologico della Valle D'Aosta con più di cento stazioni. La sfida dal punto di vista sensoristico è l'indagine delle alte quote. I sensori funzionano e sono ottimizzati per le quote medie e basse, faticano di più nelle alte quote. A livello scientifico la direzione nella quale andare è l'ottimizzazione dei sensori, affinché siano performanti anche in queste situazioni, una bella sfida. Poi ci sono i rilevatori manuali che una volta a settimana durante l'inverno rilevano i dati sulla neve. Misurano densità e altezza e questi dati si uniscono a quelli automatici delle stazioni.


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