• Intervista a Meuccio Berselli: 360 milioni nel PNRR per il progetto di rinaturazione del Po
    CAE MAGAZINE n.59 - Dicembre 2021
    Intervista a Meuccio Berselli: 360 milioni nel PNRR per il progetto di rinaturazione del Po

Intervista a Meuccio Berselli: 360 milioni nel PNRR per il progetto di rinaturazione del Po

CAE Magazine ha intervistato Meuccio Berselli, segretario generale dell'Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, che ha spiegato, in modo approfondito e puntale, quali sono le azioni e le missioni del PNRR senza dimenticare le recenti politiche europee che hanno come primo riferimento il Green Deal. Nonché i progetti principali, inseriti nel PNRR, che riguardano il bacino del Po.

Che cosa può apportare il PNRR in termini di misure per l’adattamento ai cambiamenti climatici, in senso ampio?

Per comprendere il significato del Piano Nazionale di Recupero e Resilienza (PNRR), è necessario considerarne la genesi, da ricercare nella sfida globale dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Le più recenti politiche europee in materia di ambiente hanno quale primo riferimento il Green Deal Europeo (COM(2019) 640 final) che è parte integrante della strategia dell’Unione Europea per attuare gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Si tratta di una strategia di crescita mirata a trasformare l’Europa in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, tesa ad eliminare le emissioni nette di gas a effetto serra per il 2050 e in cui la crescita sarà improntata al concetto di sviluppo sostenibile. Essa mira inoltre a tutelare e migliorare il capitale naturale e a proteggere dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze.

Il Green Deal Europeo ha definito una roadmap delle azioni da compiere per raggiungere la transizione descritta, verde e giusta nel non lasciare indietro nessuno, promuovendo alcune importanti strategie volte a: preservare e ricostruire gli ecosistemi e la biodiversità, ridurre l’immissione di sostanze inquinanti nell’ambiente e tutelare la salute tramite un sistema alimentare equo, sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Inoltre, il Green Deal Europeo opera nella direzione di un’economia pulita e circolare, tale da garantire l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura, per un uso sostenibile delle risorse naturali disponibili.

Correlata al Green Deal Europeo, importante è la programmazione Next Generation EU, strumento temporaneo per stimolare la ripresa dopo la pandemia COVID e ricostruire un’Europa più ecologica, digitale e resiliente. Tale programmazione è declinata a livello di ciascuno Stato membro nel relativo Piano Nazionale di Recupero e Resilienza. Relativamente all’Italia, il PNRR è stato definitivamente approvato il 13 luglio 2021 (COM(2021)344 final).

In tema di adattamento ai cambiamenti climatici, il primo dato importante da sottolineare è che le risorse previste sono accessibili a condizione che misure e interventi proposti rispettino il principio “Do Not Significant Harm”, a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza di cui alla Comunicazione della Commissione UE 2021/C 58/01, oltre a contribuire alle politiche europee in materia di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il PNRR nazionale è articolato in sei missioni tra le quali la maggior parte delle risorse, circa 60 miliardi di euro, è destinato alla misura M2 - Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, con l’obiettivo di realizzare la transizione verde, ecologica e inclusiva del Paese. L’importanza di tale missione è tale da costituire non solo un pilastro specifico di investimento, ma anche un tema trasversale condiviso all’interno del Piano con le missioni M1 - Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo e M3 - Infrastrutture per una mobilità sostenibile.

All’interno della misura, la componente C1Economia circolare e agricoltura sostenibile e la componente C4Tutela del territorio e della risorsa idrica, approfondiscono tematiche e prevedono investimenti in continuità con le politiche che hanno guidato le attività della Commissione Europea negli ultimi anni, condividendone contenuti e obiettivi di sviluppo sostenibile e adattamento ai cambiamenti climatici.

In linea con l’obiettivo del Green Deal Europeo di un sistema alimentare equo, la componente C1 è infatti tesa ad una filiera agroalimentare sostenibile, con aziende agricole competitive e con migliori prestazioni climatico-ambientali, rafforzando le infrastrutture logistiche del settore, riducendo le emissioni di gas serra e sostenendo la diffusione dell'agricoltura di precisione e l’ammodernamento dei macchinari, sfruttando tutte le nuove opportunità della bioeconomia e della circolarità che la transizione porta con sé in uno dei settori di eccellenza dell’economia italiana.

Per quanto invece attiene la componente C4, gli investimenti previsti mirano alla riduzione e gestione del rischio alluvioni e idrogeologico, a garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo, andando ad agire attraverso una manutenzione straordinaria sugli invasi, migliorando lo stato di qualità ecologica e chimica dell’acqua attraverso interventi sul sistema di depurazione dei reflui, la gestione a livello di bacino e l’allocazione efficiente della risorsa idrica tra i vari usi e settori (urbano, agricoltura, idroelettrico, industriale). Tale componente presenta pertanto investimenti fortemente orientati all’obiettivo del Green Deal Europea di incremento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, di tutela e ripristino ambientale e di utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

Il PNRR costituisce quindi, a livello nazionale, la declinazione attuativa delle politiche europee e fornisce importanti ed imprescindibili direttrici di lavoro, in sinergia con altre strategie declinate in seno al Green Deal Europeo, ponendo in campo azioni per rendere il Paese più resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici.

E per la riduzione del rischio alluvione/dissesto idrogeologico?

Il PNRR riporta in modo chiaro che le minacce dovute al dissesto idrogeologico in Italia sono aggravate dagli effetti dei cambiamenti climatici e dall’assenza di un’efficace politica nazionale di prevenzione sul territorio, compromettendo la sicurezza della vita umana, l’agricoltura e il turismo, la tutela delle attività produttive, degli ecosistemi e della biodiversità, dei beni ambientali e archeologici.

Nel tentativo di fare fronte a questo elemento di debolezza, il PNRR prevede un importante pacchetto di misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico.

In particolare, la componente C2 - Tutela del territorio e della risorsa idrica, della Missione M2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, già richiamata, prevede un investimento di 2,49 miliardi di euro per realizzare interventi per la gestione del rischio alluvioni e la riduzione del rischio idrogeologico. Gli investimenti contenuti in questa componente consentiranno quindi di mitigare e gestire meglio il rischio idrogeologico del nostro Paese, che negli ultimi anni è aumentato e ha reso sempre più importante la necessità di operare sinergicamente sia sul tema della pianificazione e prevenzione che sul versante della gestione delle emergenze.

Per ridurre i rischi sono necessari interventi sia di tipo strutturale, volti cioè a mettere in sicurezza da frane o a ridurre il rischio di allagamento, sia non strutturale, concentrati sul mantenimento del territorio, sulla riqualificazione, sul monitoraggio e sulla prevenzione.

L’investimento si articola in due aree: misure da selezionarsi, entro la fine del 2021, tra quelle presenti nell’esistente banca dati RENDIS e misure in favore delle aree colpite da calamità per il ripristino delle infrastrutture danneggiate e per la riduzione del rischio residuo.

In relazione al tema della prevenzione, il Piano prevede un importo di circa 500 mln di euro per dotare il Paese di un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione, per identificare tempestivamente i possibili rischi, i relativi impatti sui sistemi (naturali e di infrastrutture), e definire conseguentemente le risposte ottimali.

Gli investimenti individuati sono inoltre accompagnati da riforme normative volte a semplificare e accelerare le procedure per l’attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico.

Può fare riferimento a ciò che si può fare grazie al PNRR per il bacino del Po? Quali progetti ritiene di particolare importanza?

Il Green Deal Europeo ha definito una tabella di marcia delle azioni da compiere per raggiungere la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, ovvero un modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità economica, intesa come capacità di generare reddito e lavoro, sociale, volta al benessere umano, ed ambientale, intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali.

Soprattutto in relazione alla sostenibilità ambientale, il Green Deal Europeo ha avuto il merito di accelerare l’attuazione delle politiche ambientali previgenti, tra cui quelle inerenti il raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati dalla Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque - DQA), rispettivamente perseguiti attraverso il Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Po e il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, strumento previsto dalle medesime direttive e di competenza dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Nell’ultimo periodo, i due Piani sono stati oggetto di una fase di aggiornamento, ormai in fase conclusiva, svoltasi in un contesto politico e nazionale fortemente orientato agli obiettivi di sostenibilità descritti, trovando in questo importanti occasioni di sviluppo e perfezionamento, specie nell’individuare azioni sinergiche con le strategie collegate al Green Deal Europeo.

Entrando più nello specifico, la convergenza tra investimenti del PNRR e interventi di interesse per il bacino del Po, è come già detto da ricercare sostanzialmente nella Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica. In particolare, con riferimento alla componente C4 - Tutela del territorio e della risorsa idrica, sono già state richiamate le possibilità correlate alla riduzione del rischio alluvioni ed idrogeologico.

Nella medesima componente, da ricordare sono gli investimenti tesi a garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime.

Il riferimento è innanzitutto a investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico per usi civili, agricoli, industriali e ambientali, in modo da superare la “politica di emergenza”. Per il raggiungimento degli obiettivi indicati vengono finanziati progetti di manutenzione straordinaria e di potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria, per i quali sono già state attivate le procedure di selezione.

In tale ambito, altro importante aspetto affrontato dalla componente C4 riguarda la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti, per ovviare ad una gestione spesso frammentata e inefficiente delle risorse idriche e dare risposta alle attuali esigenze di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture idriche.

In relazione a questi aspetti, gli interventi finanziabili nell’ambito del PNRR sono da ricercare della Database Nazionale degli investimenti per l'Irrigazione e l'Ambiente (DANIA).

Altro tema affrontato riguarda gli investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per contenere gli effetti delle continue crisi idriche, dovute alla scarsità e alla diversa distribuzione delle risorse, con importanti effetti sulla produzione agricola, in particolare dove l'irrigazione costante è una pratica necessaria e una condizione essenziale per un'agricoltura competitiva. Per aumentare la capacità di affrontare le situazioni di emergenza, è essenziale aumentare l'efficienza nell'irrigazione. Gli investimenti infrastrutturali sulle reti e sui sistemi irrigui proposti sono volti a consentire una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l'irrigazione, aumentando la resilienza dell'agroecosistema agli eventi di siccità e ai cambiamenti climatici.

Al fine di migliorare l’efficienza oltre che la resilienza, è previsto inoltre il finanziamento di contatori e sistemi di controllo a distanza per la misurazione e il monitoraggio degli usi, sia sulle reti collettive sia per gli usi privati.

Da ricordare sono anche gli investimenti in reti fognarie e depurazione gli investimenti previsti in questa linea di intervento mirano a rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nei corpi idrici, anche attraverso l'innovazione tecnologica. Dove possibile, gli impianti di depurazione saranno trasformati in “fabbriche verdi”, per consentire il recupero di energia e fanghi, e il riutilizzo delle acque reflue depurate per scopi irrigui e industriali.

Menzione a parte merita, per il bacino del fiume Po, la linea di intervento focalizzata sulla salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, ad oggi una priorità assoluta per l’Unione Europea che, con la “Strategia per la biodiversità entro il 2030”, si pone l’ambizioso obiettivo di redigere un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti e nuove e riportare una natura variegata e resiliente in tutti i paesaggi e gli ecosistemi.

La biodiversità svolge un ruolo vitale nel fornire alle persone cibo, acqua dolce e aria pulita; è importante per il mantenimento dell'equilibrio della natura e imprescindibile per l'ambiente e per la lotta ai cambiamenti climatici; è essenziale per la nostra salute e per la prevenzione della diffusione di malattie infettive.

La biodiversità risulta indispensabile per l'economia: secondo il Forum economico mondiale quasi la metà del PIL globale dipende dall'ambiente naturale e dalle sue risorse. Tutti i settori economici più importanti (edilizia, agricoltura e industria alimentare e delle bevande) dipendono in larga misura dalla natura, pertanto, disporre di ecosistemi sani è anche un fattore determinante per la ripresa dalla crisi COVID-19.

Con gli interventi del PNRR si intende agire a 360 gradi su foreste, suolo, mare e aria per incrementare e tutelare i servizi ecosistemici e migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove.

Infine, altro elemento di interesse è rappresentato dalla componente C1 - Economia circolare e agricoltura sostenibile, che si prefigge di perseguire un duplice percorso verso una piena sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di rendere l'economia più competitiva e più inclusiva, riducendo gli impatti ambientali. Da un lato, è tesa migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare; dall’altro, intende sviluppare una filiera agricola/alimentare smart e sostenibile, riducendo l’impatto ambientale in una delle eccellenze italiane, tramite supply chain “verdi”.

La componente presenta un alto valore negli effetti positivi e sinergici con gli obiettivi di qualità e quantità della risorsa idrica perseguiti all’interno del bacino del Po in attuazione alla Direttiva 2000/60/CE. Questo, sia in termini di maggiore sostenibilità della attività agricola, sia in termini di una riduzione di pressioni ed impatti sulla matrice acqua, e sugli ecosistemi connessi, grazie ad un modello di produzione e consumo attento alle risorse naturali e consistente nel riutilizzo e riciclo di materiali e prodotti esistenti che, al termine della relativa funzione, non vengono reintrodotti nell’ambiente, bensì viene conferito nuovo valore all’interno del ciclo economico.

Il progetto di rinaturazione del Po, inserito nel PNRR, prevede uno stanziamento di 360 milioni di euro. Ce ne può parlare?

Il Po è una delle sei aree vaste prioritarie per la connessione ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici dove avviare un’azione diffusa di ripristino ambientale in Italia e rappresenta un primo stralcio per la più vasta e importante azione di restoration ecology e adattamento nel nostro Paese.

L’eccessiva “canalizzazione” dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo, le escavazioni nel letto del fiume fino agli anni ’70, hanno compromesso parte delle sue caratteristiche e aumentato il rischio idrogeologico e la frammentazione degli habitat naturali, con conseguente impatto sui servizi ecosistemici.

All’interno della missione M2, componente C4, l’Investimento 3.3 “Rinaturazione dell’area del Po” prevede, in coerenza con le strategie nazionali e comunitarie, di intervenire su un’area caratterizzata da pressioni antropiche che hanno inciso negativamente su alcuni degli habitat presenti ed hanno aumentato il rischio idrogeologico. La misura mira in particolare a riattivare i processi idromorfologici naturali e a favorire il recupero della biodiversità, garantendo il ripristino del fiume e un uso più efficiente e sostenibile della risorsa idrica, attraverso interventi di riqualificazione, riattivazione e riapertura di lanche e rami abbandonati, riduzione dell'artificialità dell'alveo con particolare riferimento all’adeguamento dei “pennelli di navigazione”, riforestazione diffusa naturalistica e contenimento di specie vegetali alloctone invasive.

Il progetto “Rinaturazione dell’area del Po” è finalizzato alla riqualificazione fluviale, al ripristino dei servizi ecosistemici, alla regolazione del ciclo idrologico, alla attenuazione dei picchi di piena e alla riduzione delle sollecitazioni idrodinamiche in corrispondenza degli argini maestri in froldo, perseguendo obiettivi di riqualificazione dell’ecosistema fluviale integrati con la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico quali: miglioramento del potere autodepurativo della risorsa idrica; miglioramento della capacità di ricarica della falda; protezione dall’erosione; riqualificazione ambientale; consolidamento del corridoio ecologico; tutela della biodiversità; assorbimento di carbonio; incremento delle attività produttive, anche attraverso la messa in disponibilità di materiali inerti che dovranno in parte essere movimenti in alveo per riequilibrare il bilancio del trasporto solido e mitigare l’incisione delle quote di fondo.

Il progetto “Rinaturazione dell’area del Po” è in sintesi un progetto di riqualificazione fluviale articolato in una serie di “interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità (…)”, previsti dalla Legge 11 novembre 2014, n. 164 e in attuazione delle misure programmate dal Piano di Gestione del Rischio Alluvioni ai sensi della Direttiva 2007/60/CE e dal Piano di Gestione delle Acque ai sensi della Direttiva 2000/60/CE del distretto idrografico del fiume Po.



A cura di Laura Polverari




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