• L'OPINIONE DI... Federico Grazzini / Previsioni meteo, monitoraggio, operatività h24: come funziona il  Servizio-idro-meteo-clima di Arpae?
    CAE MAGAZINE n.5 - maggio 2016
    L'OPINIONE DI... Federico Grazzini / Previsioni meteo, monitoraggio, operatività h24: come funziona il Servizio-idro-meteo-clima di Arpae?

L'OPINIONE DI... Federico Grazzini / Previsioni meteo, monitoraggio, operatività h24: come funziona il Servizio-idro-meteo-clima di Arpae?

L'OPINIONE DI... Federico Grazzini / Previsioni meteo, monitoraggio, operatività h24: come funziona il  Servizio-idro-meteo-clima di Arpae?

Intervista a Federico Grazzini, meteorologo e capo previsore presso il Servizio-idro-meteo-clima (SIMC) di Arpae, l'agenzia per l'ambiente della Regione Emilia Romagna.

Dott. Grazzini, che cos'è e com'è organizzato il SIMC?

"Il SIMC si occupa di previsioni meteorologiche, di monitoraggio degli eventi meteo e dei loro effetti al suolo (ad es. innalzamento dei livello dei fiumi, mareggiate ed effetti sulla costa, dissesto idrogeologico). Il nucleo dell'attività giornaliera si svolge nella sala operativa che durante le emergenze idro-meteo funge da Centro funzionale per il sistema di protezione civile nazionale. Il Servizio è attivo h 24, 365 giorni l'anno e si avvale di 13 collaboratori che si alternano su turni di 6/8 ore, coprendo un orario di giornaliero di 10 ore. Per la notte ci sono sempre funzionari reperibili"

Ci descrive in breve il vostro lavoro quotidiano?

"Innanzitutto occorre suddividere le nostre attività in due settori: la previsione e la fase operativa e di monitoraggio. Per quanto riguarda le attività di previsione, in ordine cronologico e per sommi capi: dalle 8 si cominciano a valutare le nuove corse dei modelli previsionali. Alle ore 10 di ogni giorno, il nostro servizio, insieme a quello della regione Piemonte, dell'Aeronautica Militare e al Dipartimento nazionale della Protezione civile si riunisce in teleconferenza per fare il punto della situazione meteo su tutto il Paese e per la valutazione degli eventi significativi previsti di lì a tre giorni. Alla teleconferenza partecipano quei centri funzionali individuati come "Centri di Competenza" per particolari conoscenze specifiche che, nel nostro caso, sono la modellistica matematica e la meteorologia sinottica. Qualora si prevedano situazioni meteo complesse, alla teleconferenza vengono invitati anche i Centri funzionali delle Regioni interessate dai fenomeni. A riunione conclusa, il DPC emette il bollettino quotidiano di vigilanza meteorologica.
Alle 11 abbiamo il briefing giornaliero con l'Agenzia Regionale di Protezione civile: ci ritroviamo, insieme al Corpo forestale e al Servizio Geologico dei Suoli, nella 'Sala Situazione' del COR (Centro operativo regionale), per valutare la situazione idro-meteo sulla Regione ed eventuali criticità.
Spesso si pensa che il primo anello della catena di allertamento sia la protezione civile, in realtà l'avviso meteo parte da noi e viene inviato agli enti tecnici e alla protezione civile a cui spetta l'allertamento delle prefetture dei comuni e per conseguenza dei cittadini".

E la notte?

"Di notte siamo sempre reperibili in quattro, 2 meteorologi, 1 idrologo e 1 dirigente".

Chi vi allerta in caso di necessità?

"Beh, diciamo che normalmente ci auto-allertiamo, nel senso che conoscendo già a priori lo scenario meteo, sappiano se occorra una sorveglianza speciale o meno. Diverso è, ad esempio, il caso di un incendio improvviso in cui necessiti un monitoraggio ambientale, in quell'evenienza veniamo allertati da altri enti".

Cosa succede quando la situazione si fa critica?

"Non ci sono situazioni standard, ogni emergenza è un caso a sé. Noi ci atteniamo a procedure operative molto precise e ci avvaliamo di competenze professionali specifiche che ci consentono di gestire al meglio le criticità.

E questo garantisce che vada sempre tutto bene?

"Ci impegniamo al massimo affinché tutto vada nel migliore dei modi possibile, ma è bene ricordare che in meteorologia esiste sempre un grado d'incertezza ineliminabile. L'unica cosa che si può fare è quantificare questa incertezza."

Ad esempio?

"Ad esempio può succedere quanto è accaduto la notte fra il 13 e 14 settembre 2015 in Valnure e in Valtrebbia. Sulla base delle previsioni meteo, erano attesi fenomeni temporaleschi di forte intensità sulla Liguria, con livelli di pioggia localmente elevati. La ProCiv ligure aveva infatti emesso un'allerta 2 (quella che oggi chiamiamo allerta rossa).
Anche sulla nostra Regione erano previste forti piogge, ma non tali da destare particolari preoccupazioni: la PC aveva diramato una fase di attenzione e aveva attivato i reperibili (era domenica 13): io sono entrato in servizio alle 16 fino alle 8 del mattino successivo.
Invece poi è successo l'imprevedibile: verso le 20 si è sviluppato sulla Liguria un sistema temporalesco molto più intenso anche della peggiore previsione, e poi in tarda serata il sistema si è spostato inaspettatamente verso il confine con l'Emilia-Romagna. Il grosso delle precipitazioni si è scaricato (per una manciata di chilometri) non solo sui bacini liguri ma soprattutto sui bacini del Nure e del Trebbia raggiungendo li la massima intensità. Nelle primissime ore del mattino si sono raggiunte intensità di pioggia record per la regione (123 mm /h- 330 mm in quattro ore)! I bacini non hanno retto ad una tale quantità di pioggia violentissima e rapida e fiumi e corsi d'acqua hanno cominciato ad esondare".

Quindi esiste una "zona grigia" di imprevedibilità non governabile in nessun modo?

"Oggi a livello previsionale non si possono stimare al 100% né la zona esatta dove si verificherà un fenomeno, né la sua esatta intensità, soprattutto per i fenomeni temporaleschi che notoriamente sono i più imprevedibili. Però ci sono certamente margini di miglioramento sia in termini di previsione sia di operatività. Se la previsione conterrà sempre un margine di incertezza, l'osservazione deve essere certa. Il monitoraggio è essenziale quindi occorre partire dall'implementazione delle relative infrastrutture radar e stazioni che prima di tutto devono essere in grado di funzionare anche in condizioni estreme. Poi bisogna poter monitorare i parametri dei fenomeni nel momento stesso in cui accadono e disporre di sistemi in grado di far fronte a fenomeni eccezionali, che , come sappiamo, saranno sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.
Il dato pluviometrico già oggi viene rilevato dalle stazioni ogni minuto, ma viene trasmesso al centro funzionale ogni mezz'ora, tempistica ormai anacronistica e che deve essere decisamente ridotta: questi tempi di trasmissione dati sono calibrati su esigenze ormai non più attuali, quando i cd. fenomeni estremi erano rarissimi e le grandi piene si sviluppavano nel giro di molte ore o giorni. Oggi spesso le precipitazioni hanno assunto caratteristiche di violenza e brevità totalmente differenti.
La parola d'ordine quindi è "infittire la comunicazione" per migliorare la frequenza della trasmissione dei dati rilevati dalle stazioni, dando la possibilità all'operatore di "chiamare" il dato all'occorrenza.
Ed è proprio su questo che abbiamo già iniziato a lavorare, velocizzando con successo la rete di monitoraggio in uso ad Arpae, con focus specifico sull'area di Parma e quindi sulla sottorete dedicata al fiume Baganza.

Rimane comunque la necessità di avere un riscontro diretto dal territorio: il monitoraggio da remoto ti rende disponibile il dato ma non ti dice cosa stia in effetti succedendo sul posto. Dall'ufficio noi non possiamo sapere, ad esempio, se a causa della piena è crollato un ponte. Quindi anche un investimento sui presidi territoriali sarebbe di fondamentale importanza".

a cura di Patrizia Calzolari