• Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed i 250 milioni per il dissesto idrogeologico
    CAE MAGAZINE n.49 - Gennaio 2021
    Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed i 250 milioni per il dissesto idrogeologico

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed i 250 milioni per il dissesto idrogeologico

Next Generation EU è una svolta europea. Dei 750 miliardi di Euro complessivi destinati all’insieme dei Paesi Europei, ben 672,5 miliardi vengono dal nuovo Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF). Tra questi, 312,5 miliardi di Euro, poco meno della metà, sono sovvenzioni a fondo perduto distribuite ai diversi Paesi sulla base di alcuni parametri macroeconomici, fra cui la disoccupazione degli ultimi anni e il crollo del PIL nel 2020, in conseguenza della pandemia.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è la declinazione italiana del Next Generation EU. Nelle dichiarazioni del Governo, richiede una svolta nella programmazione e nell’attuazione degli investimenti, che segni una discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e l’innovazione, la riduzione dei divari e delle diseguaglianze. Il Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF), la principale fonte finanziaria del Piano di Ripresa e Resilienza dell’Italia, assicura al nostro Paese nel periodo 2021-26 circa 65,4 miliardi di Euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di Euro di prestiti, ovvero complessivi 193 miliardi. 

Le valutazioni della Commissione europea indicano che negli ultimi anni gli investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione non sono stati sufficienti a compensare l’obsolescenza del capitale pubblico.

Inoltre, le calamità naturali che hanno ripetutamente colpito il Paese, dai terremoti a eventi indotti anche dai cambiamenti climatici, come frane e alluvioni, hanno provocato enormi danni, aggravati dal degrado delle infrastrutture e dall’abbandono di alcuni territori, in particolare nelle aree interne del Paese. Vi è pertanto una pressante esigenza di migliorare la resilienza delle infrastrutture, puntando sulla manutenzione straordinaria, sull’ammodernamento tecnologico delle attività di monitoraggio e degli strumenti di supporto, sulla prevenzione, la protezione civile e il soccorso pubblico.

Nella bozza di “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” si legge che alla “Missione 2”, ovvero alla rivoluzione verde e transizione ecologica, sono dedicati nel complesso circa 69 miliardi di Euro. La quarta componente di questa missione, che è denominata “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, prevede rilevanti interventi sul dissesto idrogeologico, sulla forestazione e tutela dei boschi, sugli invasi e la gestione sostenibile delle risorse idriche e sulle infrastrutture verdi urbane. Per questa quarta componente sarebbero previsti circa 15 miliardi di Euro da utilizzarsi fra il 2021 ed il 2026, di cui circa 2/3 per finanziare progetti preesistenti e circa 1/3 per nuovi progetti, altrimenti non finanziabili, prevalentemente grazie al Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF).

Nel prosieguo della bozza, dove si entra nel dettaglio delle linee progettuali per la tutela del territorio e della risorsa idrica, si trovano una serie di considerazioni. Tra queste, mettiamo in evidenza la presa di coscienza, scritta esplicitamente nel piano, che è necessario realizzare le misure supplementari e non strutturali dei Piani di gestione delle acque e del rischio alluvioni anche per accompagnare il raggiungimento degli obiettivi delle Direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE. Il Piano riporta testualmente che per garantire un’adeguata riduzione del rischio residuo è necessario affiancare alle misure strutturali di contrasto al dissesto idrogeologico misure non strutturali.

La misura specifica “Interventi sul dissesto idrogeologico” nella bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza viene finanziata con 3,61 miliardi di Euro dei 15 previsti per l’intera componente, da spendere entro 2026. Si tratta, come meglio spiegato, di interventi strutturali e manutenzione attiva del territorio, riqualificazione, monitoraggio e prevenzione, che sono selezionati in base a livello di rischio dell’area e numero dei cittadini sottoposti al rischio al verificarsi di eventi calamitosi quali frane e alluvioni. Questi interventi, si specifica nel documento, beneficiano di risorse complementari per 160 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio. Anche tenendo in considerazione che ulteriori 2,92 miliardi sono espressamente dedicati a nuovi progetti per invasi ed gestione sostenibile delle risorse idriche, in qualche modo sinergici alla riduzione del rischio idrogeologico, le cifre purtroppo non sono impressionanti. 

La cifra è ancora meno significativa se si considera che solo 250 milioni di quei 3,61 miliardi dedicati al dissesto idrogeologico sono stanziati per progetti nuovi. Le opere in Italia hanno tempi di progettazione tali che alcune potrebbero non essere cantierate nei tempi richiesti, giustificando in qualche modo la cautela nell’assegnazione di nuove risorse “a tempo”; tuttavia la soluzione dovrebbe essere proprio il potenziamento e la velocizzazione delle attività di progettazione, non certamente la rinuncia a priori. Da parte nostra, con l’obiettivo di utilizzare al meglio un’occasione epocale di investimento in prevenzione, evidenziamo ancora una volta come le misure non strutturali possano, in molti scenari, risultare un ottimo mix di efficacia e tempi di realizzazione brevi.


Fonte: Corriere.it



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