Intervista a Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia–Romagna
Dissesto idrogeologico: cosa si sta facendo in Emilia-Romagna per prevenire questo fenomeno? È abbastanza?
“In questa regione si sta facendo tanto: sia per quanto riguarda i fondi stanziati per mettere in atto le politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico, sia per quanto riguarda il cambio di mentalità verso una politica di pianificazione e non di gestione delle emergenze. Allo stesso tempo, nei territori persiste una forte pressione antropizzante che evidenzia la necessità di uno sforzo ulteriore per mettere a regime una filiera della prevenzione”.
Quanto influiscono gli effetti del cambiamento climatico e quanto la mano dell'uomo?
“Spesso, il cambiamento climatico viene indicato come la ragione di tutti i fenomeni estremi come le alluvioni o le esondazioni dei fiumi. In realtà si tratta di una scusa per non agire sulle cause di questi fenomeni. Il consumo del suolo può essere un fattore determinante. Insomma, è necessario fare un passo indietro e guardare al concetto di consumo del suolo zero”.
In che modo la tecnologia può influire sulla prevenzione dei rischi da dissesto idrogeologico?
“Il monitoraggio è fondamentale e per ottenere informazioni sempre aggiornate e puntuali è necessario affidarsi alla tecnologia. In questo senso, è importante il lavoro di soggetti come CAE, che realizzano dispositivi (pluviometri e idrometri ad esempio) sempre più avanzati. Insomma, in questo modo possiamo convivere con i nostri fiumi e i nostri versanti. Ma la tecnologia da sola non basta”.
In che senso?
“Pensi alla situazione attuale. Lo sviluppo tecnologico corre a una velocità mai vista prima. Noi, professionisti e ricercatori, facciamo fatica a comprenderlo e a stargli dietro. Insieme alla tecnologia è necessaria un’evoluzione delle competenze che deve avvenire in maniera graduale, attenta e ragionata”.
In poche parole, leggere e comprendere lo sviluppo tecnologico rappresenta una delle sfide della professione.
“Assolutamente si, ma non c’è solo questo. In un mondo che cambia con velocità dobbiamo riuscire a mantenere ed evolvere le nostre competenze, con l’obiettivo di procedere verso un importante rinnovamento professionale. Non siamo solo i professionisti con la piccozza, ma abbiamo delle competenze trasversali che vanno sviluppate e valorizzate.
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