• Intervista a Tiziana Paccagnella: cosa cambia per l’allertamento idro-meteo in tempo di COViD-19
    CAE MAGAZINE n.41 - Aprile 2020
    Intervista a Tiziana Paccagnella: cosa cambia per l’allertamento idro-meteo in tempo di COViD-19

Intervista a Tiziana Paccagnella: cosa cambia per l’allertamento idro-meteo in tempo di COViD-19

Intervista a Tiziana Paccagnella: cosa cambia per l’allertamento idro-meteo in tempo di COViD-19

Il Servizio IdroMeteoClima di ARPAE (SIMC), oltre alle attività istituzionali di Servizio Idrometeorologico regionale, svolge il compito di Centro Funzionale per la Regione Emilia-Romagna. Si definiscono Centri Funzionali quei settori operativi, uno per ogni Regione o Provincia autonoma, che svolgono la funzione di supporto tecnico-scientifico alla decisione per la gestione di emergenze di protezione civile. A livello nazionale, la rete dei Centri Funzionali è costituita dai Centri Funzionali Regionali, da un Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento nazionale di Protezione Civile e, per il supporto tecnico–scientifico, da numerosi Centri di Competenza. La rete dei Centri Funzionali opera secondo criteri, metodi, standard e procedure comuni ed è componente del Servizio Nazionale della Protezione Civile. Oltre al ruolo di Centro Funzionale ARPAE-SIMC è anche Centro di Competenza per la modellistica previsionale meteorologica e marino-costiera, la radarmeteorologia e la modellistica idrologica. In qualità di Centro di Competenza, il SIMC gestisce catene numeriche previsionali a scala nazionale e contribuisce allo sviluppo di prodotti radarmeteorologici in collaborazione col Dipartimento di Protezione Civile e con altri Centri di Competenza.

L’attività principale del SIMC è finalizzata all’emissione di previsioni meteorologiche, al monitoraggio degli eventi meteo e dei loro effetti al suolo e sulla costa. L'attività giornaliera si svolge nella sala operativa di Bologna e presso la Sede di Parma. Il Servizio è attivo h 24, 365 giorni l'anno, senza interruzioni. Il SIMC svolge inoltre numerose altre attività attinenti o collegate al settore della meteorologia.

La Dott.ssa Tiziana Paccagnella, fisica, meteorologa, è direttore di ARPAE-SIMC nonché coordinatrice delle attività come Centro di Competenza nell’ambito del Sistema Nazionale di Protezione Civile. Responsabile del Centro Funzionale è il Dott. Sandro Nanni.

Dott.ssa Paccagnella com'è articolato il Servizio IdroMeteoClima di ARPAE?

“Dopo una recente ristrutturazione, il SIMC (una delle Strutture di ARPAE) ora è articolato in 3 Servizi e alcune unità operative direttamente dipendenti dal Responsabile di struttura.

I tre Servizi sono Sala Operativa e Centro Funzionale, “Idrografia e Idrologia regionale e Distretto PO e Osservatorio Clima che include anche le attività nel settore Agrometeo e il supporto alla Regione per la gestione della costa. Le attività di modellistica previsionale (Meteorologica, Marino-oceanografica-costiera e di Qualità dell’Aria) fanno riferimento direttamente al Responsabile del SIMC insieme all’Unità Reti di Monitoraggio e a quella Informatica. I servizi di supporto, Segreteria e Amministrazione, sono forniti in modo trasversale dall’Agenzia”.

Nell'ambito del sistema di allertamento nazionale, quali sono le funzioni e i compiti operativi del SIMC e del Centro di Competenza?

“Concentriamoci sul Centro Funzionale (CF). Per quanto attiene al sistema di allertamento nazionale, giornalmente il SIMC partecipa al tavolo preposto alla valutazione meteorologica a livello nazionale. Il tavolo si riunisce in videoconferenza alle ore 10 e, sotto il coordinamento del Dipartimento di Protezione Civile, vede la partecipazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, del Servizio Meteorologico dell’Arpa Piemonte e del SIMC Emilia-Romagna. La presenza dei due Servizi Meteo Regionali di Piemonte ed Emilia-Romagna è giustificata dal fatto che il modello COSMO Italia della modellistica meteorologica nazionale ad area limitata è gestito in modo congiunto da questi con il DPC e l’Aeronautica Militare.

Per quanto riguarda il livello regionale, il Centro Funzionale del SIMC supporta l’Agenzia Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile (ARSTePC), per la gestione del rischio idrogeologico-idraulico e marino costiero. Ogni giorno il CF predispone il quadro meteorologico previsionale sulla regione ai fini dell’allertamento, focalizzando l’attenzione sulle seguenti grandezze: piogge, temporali, intensità del vento, neve, pioggia che gela, temperature estreme invernali ed estive, altezza delle onde al largo della costa. Il quadro complessivo viene riassunto nei codici colore (verde nessuna allerta, giallo, arancio, rosso, i tre possibili gradi crescenti di allerta) in ciascuna delle aree o zone di allerta in cui è stata divisa la regione Emilia-Romagna. Tale valutazione è riportata in un briefing alle ore 11 con le altre componenti del sistema regionale di protezione civile: oltre alla citata ARSTePC con le proprie componenti territoriali, partecipano il Servizio Geologico e Sismico dei Suoli per la valutazione idrogeologica e il rischio costiero, i Carabinieri Forestali a cui spetta la valutazione del rischio valanghe, AIPO e i Consorzi di Bonifica nelle situazioni di possibili piene fluviali e più in generale di criticità idraulica. Questo tavolo di concertazione integra la valutazione meteo del CF con le componenti idrauliche, idrogeologiche e il rischio mareggiate, generando l’Allerta (o Bollettino di Vigilanza se è tutto verde) di norma per le 24 ore del giorno successivo, in casi particolari anche per la giornata in corso. L’allerta è emessa entro le ore 12 e viene pubblicata sul sito web ufficiale della Regione Emilia-Romagna: https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it. Questo sito è accessibile a tutti i cittadini; inoltre, i territori interessati dall’Allerta, cioè i Comuni ricadenti in un’Area colorata di giallo, arancio o rosso, ricevono una mail e un sms specifico di segnalazione. I 328 Sindaci emiliano-romagnoli e i collaboratori da essi indicati sono quindi informati quotidianamente se il proprio territorio è interessato da un'allerta il giorno successivo. Oltre alla fase previsionale, il CF assicura il monitoraggio dei temporali intensi attraverso i canali social, quali Twitter, Telegram e Facebook, e l’evoluzione delle piene fluviali significative emettendo specifici e dettagliati documenti di monitoraggio, anch’essi, come già le previsioni, spediti via e-mail e segnalati con sms ai Comuni dei territori interessati.

Per quello che riguarda il contributo come Centro di Competenza, il SIMC gestisce un sistema modellistico numerico meteorologico previsionale, basato sul Modello COSMO, che utilizza risorse di supercalcolo attualmente fornite dal CINECA e finanziate dal Dipartimento di Protezione Civile. Questo compito viene svolto all’interno di un accordo di collaborazione con Aeronautica Militare e Arpa Piemonte, denominato LAMI. Vengono inoltre effettuate previsioni dello stato del mare lungo tutti i mari adiacenti il territorio nazionale, previsioni di circolazione nell'Adriatico e previsioni localizzate, solo per l’Emilia-Romagna, per l’early warning costiero dovuto a mareggiate. Presso la sede di Parma, dove risiede il Servizio Idrografia e Idrologia regionale e Distretto PO, viene inoltre gestito operativamente un sistema modellistico idrologico-idraulico a supporto della gestione operativa delle piene fluviali regionali e di AIPO per la gestione di tutto il Bacino del Po”.

Sulla base di quali standard/prassi organizzative il SIMC garantisce un servizio h24?

“Il servizio h24 è garantito con due funzioni complementari. Per prima la presenza in orario d’ufficio di personale tecnico, composto da meteorologi, idrologi, tecnici gestori della rete convenzionale idropluviometrica, tecnici radar meteorologi e infine informatici. Tutte queste figure svolgono ora la propria attività tramite lavoro agile. Terminati gli orari d’ufficio lavorativi, interviene la seconda “funzione”: si attiva la pronta disponibilità, che vede coinvolti (sabato e festivi compresi): un dirigente referente, due previsori meteo, due idrologi a Parma e uno a Bologna. A questi si aggiungono nel fine settimana le reperibilità radar meteorologica ed informatica. L’attuale linea guida operative del SIMC CF prevede che la pronta disponibilità sia attivata nei casi di allerte arancioni per piene fluviali, nevicate e temporali, a cui seguono le attività di monitoraggio ad eventi in atto.

La situazione attuale, causata dal COViD-19 ha però stravolto molte prassi: come vi siete organizzati per dare continuità operativa al vostro lavoro? Quali strumenti e soluzioni avete adottato per garantire, ad esempio, l'emissione regolare dei bollettini meteo, delle allerte, e seguire gli eventi in tempo reale?

“Come tutti abbiamo dovuto adeguarci molto rapidamente a quanto è stato stabilito prima a livello nazionale, poi regionale ed infine a livello di Agenzia. L’adozione in tempi brevi di modalità di Lavoro Agile (smart working), mai sperimentato prima, è stato quello che si può definire un obiettivo sfidante anche in considerazione dell’elevato livello di interazione tra i vari collaboratori e le varie parti del Servizio. Devo dire che il sistema ha risposto molto meglio di quanto potessimo sperare anche grazie alla grande collaborazione e al grande senso di responsabilità di tutti i collaboratori.

In linea generale posso dire che abbiamo esteso lo smart working a tutto il personale richiedendo la presenza in sede solo a pochissimi collaboratori per motivi legati ad attività indifferibili e non eseguibili da remoto. Alcune presenze in sede sono inoltre state necessarie per garantire la funzionalità dei sistemi a chi opera da remoto.

Abbiamo previsto la presenza in sede solo in caso di elevate criticità, connesse al sistema di allertamento, dove non è possibile operare da remoto con i livelli di efficienza e qualità richiesti”.

La vostra pianificazione quotidiana fatta di cadenze fisse (teleconferenze col DPC, briefing, emissione bollettino ecc.) ha subito modifiche?

“Sostanzialmente no. Siamo riusciti a gestire tutto in modo soddisfacente. Bisogna dire che, in questo periodo, il tempo (meteorologico) ci ha aiutato”.

Per l'emissione delle allerte è necessario anche un dialogo costante con i diversi altri attori del sistema. Come avete gestito questa complessità organizzativa?

“Come detto precedentemente siamo riusciti a gestire tutto in modo soddisfacente sempre in videoconferenze. E’ chiaro che non si potrebbe sostenere a lungo una attività basata completamente su interazioni da remoto”.

Facciamo un esempio concreto. L'unico evento forse un po' significativo di questi mesi di inverno mite è stato quello rappresentato dalle nevicate di fine marzo: tra il 24 e il 26 avete emesso tre allerte per vento, neve, stato del mare e mareggiate. Per l'emissione di queste tre allerte avete dovuto in qualche modo calibrare la valutazione dei livelli di allerta tenendo conto della situazione conseguente l'epidemia in atto? Se sì, in che modo?

“In parte sì. Mi spiego: le soglie di allerta per neve erano raggiunte solo localmente dai quantitativi previsti dai modelli previsionali nelle aree collinari, eravamo quindi in una situazione “border line” per l’emissione di un allerta. In considerazione però delle difficoltà a cui sarebbero potuti andare incontro gli automezzi circolanti (in particolare i mezzi di soccorso) in una condizione di strade non pulite dalla neve, il sistema regionale di protezione civile ha optato per un atteggiamento prudente, emettendo un'allerta gialla per neve sia nelle aree montane che in quelle collinari (oltre i 200 m di quota). I quantitativi di neve occorsi sono poi risultati in linea con i valori previsti, cioè al limite delle soglie di allerta, però la concomitanza di vento forte con nevicate localmente più abbondanti ha creato delle difficoltà alla circolazione su alcune strade collinari e passi appenninici, risolte con l’impiego di spazzaneve e mezzi spargisale. Riteniamo quindi che l’emissione dell’allerta per neve abbia avuto un effetto positivo, consentendo ai gestori del territorio di prepararsi con congruo anticipo e affrontare adeguatamente l’evento”.

Alla luce delle nuove condizioni dettate dall'emergenza COViD-19, ci sono situazioni nuove da tenere presenti, eventi meteo-climatici da considerare e/o valutare con occhio diverso? La quarantena, ad esempio, può influire sugli impatti di un evento meteo ad elevato rischio?

“Passato ormai il rischio neve (siamo a fine aprile, ma ricordiamo che nel 2019 nevicò tra il 4 e il 6 maggio) per il quale è stata fatta una valutazione “con occhio diverso” nell’evento del 24-26 marzo scorso, in linea di massima risponderei che la quarantena non influisce sulle valutazioni degli eventi meteorologici. Con una possibile eccezione per ciò che concerne la gestione di eventi di piene fluviali rilevanti (codice arancione o addirittura rosso); ciò non tanto per il CF che svolgerebbe in questo caso il monitoraggio c/o le sale operative di Bologna e Parma in condizioni di sicurezza sanitaria del proprio personale, quanto potenzialmente per i tecnici dei servizi di piena (Regione e AIPO) che operano sul territorio Infatti questi, dovendo intervenire nella malaugurata ipotesi di criticità lungo un argine, come ad es. l'insorgenza di fontanazzi, potrebbero riscontrare delle oggettive difficoltà a farvi fronte seguendo i criteri di distanziamento tutt’ora in vigore”.

Infine, Dott.ssa Paccagnella, eravate pronti, dal punto di vista organizzativo, a un'evenienza come questa? Ci saranno impatti sui vostri futuri modus operandi?

“Questo sicuramente. Come viene spesso riportato dai media, la necessità di ricorrere allo smart working in tempi brevissimi ha dato un’incredibile accelerazione a una sperimentazione sul campo che sarebbe stata pianificata con una tempistica molto più lunga. Credo che, anche dopo il termine delle fasi più critiche di questa lotta al COViD-19, visti i buoni risultati ottenuti, si continuerà con lo smart working ovviamente in modalità ridotta differenziando le giornate di presenza/copresenza in sede a seconda della tipologia di incarico del collaboratore. La presenza/copresenza del personale è dovuta principalmente a due fattori. A parte l’impossibilità di svolgere alcune funzioni da remoto con l’efficienza e la qualità richiesta, vi è comunque la necessità di scambio di informazioni in tutte le attività operative e di sviluppo tecnico/scientifico. Questo scambio avviene molto spesso in modo naturale anche durante incontri o discussioni non pianificate. Sicuramente, l’avanzamento tecnologico degli strumenti a disposizione e il diverso approccio culturale delle nuove generazioni consentiranno un sempre maggior utilizzo di questa modalità di lavoro.

Bisogna inoltre considerare che, in particolare nelle pubbliche amministrazioni, bisognerà cambiare radicalmente tutti i processi di pianificazione e gestione delle attività basandosi su obiettivi quantificabili e valutabili. Non sarà semplice, ma sicuramente potrà portare a una migliore distribuzione dei carichi di lavoro e a una migliore predisposizione al cambiamento di ruoli e compiti”.

Intervista a cura di Patrizia Calzolari