• Intervista a Paola Gazzolo: Protezione Civile e dissesto idrogeologico in Emilia_Romagna
    CAE MAGAZINE n.37 - Dicembre 2019
    Intervista a Paola Gazzolo: Protezione Civile e dissesto idrogeologico in Emilia_Romagna

Intervista a Paola Gazzolo: Protezione Civile e dissesto idrogeologico in Emilia_Romagna

Intervista a Paola Gazzolo: Protezione Civile e dissesto idrogeologico in Emilia_Romagna

Assessore regionale dell’Emilia-Romagna con delega alla Protezione Civile e Difesa del suolo, Paola Gazzolo è in carica dal 2010, quasi un decennio durante il quale la regione non si è fatta mancar niente quanto a calamità di origine naturale: dalla tragedia del terremoto nel 2012, a pesanti emergenze quali il "nevone", la siccità, le ondate di calore, l'erosione costiera, le innumerevoli frane e alluvioni che hanno interessato un po' tutto il territorio regionale, non ultime le recenti esondazioni dello scorso novembre.

Durante i suoi due mandati (il secondo in scadenza a gennaio 2020) sono sostanzialmente cambiate anche le norme in materia di protezione civile: dalla legge 100/2012 al nuovo Codice di Protezione Civile entrato in vigore nel 2018 che ha assegnato un ruolo di maggior rilievo alle Regioni in materia di pianificazione, prevenzione, gestione delle emergenze e riduzione del rischio residuo. Dal 2016 Paola Gazzolo è anche coordinatrice vicaria della Commissione speciale di Protezione Civile nella Conferenza delle Regioni. 

Assessore Gazzolo, due mandati impegnativi, sotto tanti punti di vista. Come sono cambiati negli anni il peso e il ruolo della protezione civile all'interno delle Istituzioni locali? E come si è modificata l'organizzazione regionale?

“Nella mia esperienza da assessore regionale, dal 2010 ad oggi, ho vissuto in prima persona le conseguenze del cambiamento climatico. La nostra Regione è stata messa alla prova più volte: solo negli ultimi 5 anni abbiamo affrontato 11 eventi per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale, l’ultimo per il mese intero di piogge e maltempo dello scorso novembre. Senza contare il terremoto dell’Emilia, nel 2012, la calamità più grande che siamo stati chiamati ad affrontare in tempi recenti.

Ogni evento ha sempre rappresentato per l’intero sistema di Protezione Civile una messa alla prova: la verifica dei passi avanti compiuti facendo tesoro delle esperienze precedenti e degli obiettivi ancora da raggiungere. È questa tensione alla crescita costante, ad un’efficienza ed efficacia crescenti - nell’interesse delle comunità - l’aspetto che mi affascina di più del mondo della protezione civile. Una tensione che ho riconosciuto sia in tutte le componenti istituzionali, quanto in quella del volontariato, la più vitale e insostituibile. Insieme, in questi anni, abbiamo fatto grandi passi in avanti nell’obiettivo vero della resilienza. In questo disegno nasce la nuova Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, istituita con la legge di riordino istituzionale. Si tratta della prima “Agenzia resiliente” del Paese: un unico soggetto capace di affrontare la dimensione del rischio a 360 gradi, dalla prevenzione alla protezione, dalla preparazione all’emergenza, al ritorno alla normalità. Una sfida importante, su cui bisognerà continuare ad impegnarsi nei prossimi anni lungo la strada tracciata”.

Secondo il Rapporto Ispra 2018 (dati 2017), il 100% dei Comuni emiliano-romagnoli è a rischio idrogeologico. Inoltre l'Emilia-Romagna è la regione italiana con i valori più elevati per numero di persone a rischio frane ed esondazioni.  Stessa situazione per le industrie, i servizi e i beni culturali posizionati in aree a pericolosità da frana, elevata P3 e molto elevata P4. Quali sono gli strumenti più importanti che la Regione ha messo in campo per far fronte e soprattutto prevenire il dissesto idrogeologico, sia a livello strutturale sia come prevenzione non strutturale?

“Mettere in sicurezza il territorio è stato un impegno prioritario nel mandato del Presidente Bonaccini, reso ancora più urgente dal moltiplicarsi di fenomeni meteorologici estremi. I numeri ne sono la dimostrazione. Negli ultimi 5 anni si sono investiti quasi 800 milioni (790) in 7.042 cantieri curati da Regione, Aipo, Consorzi di bonifica e Comuni. Solo nel 2019 sono quasi 800 le opere programmate per un investimento di oltre 172 milioni di euro. La maggior parte – 700 lavori per 148 milioni – sono già stati appaltati entro inizio settembre, come previsto dalla legge nazionale: l’Emilia-Romagna è la prima Regione in Italia ad aver raggiunto l’obiettivo.

Fondi importanti sono stati destinati alla messa in sicurezza dei principali nodi idraulici regionali, da Parma-Colorno con la Cassa del Baganza e le opere sull’intera asta fluviale di Parma e Baganza, a Modena con gli interventi su Secchia, Panaro e i loro affluenti, senza dimenticare i lavori nella pianura bolognese. E ancora, sulla costa, ricordo il maxi-progetto di ripascimento concluso in tempi record, soli 82 giorni, che ha rimpinguato 10 chilometri di spiagge con oltre 1 milione 200 mila metri cubi di sabbia di ottima qualità.

Agli interventi strutturali si sono unite le azioni non strutturali, a partire dalla pianificazione – con il Piano di gestione del rischio alluvioni, in corso di aggiornamento - e il 100% dei Comuni dotati del piano di protezione civile; il taglio al consumo di suolo imposto dalla nuova legge urbanistica; le linee guida per la riqualificazione fluviale che puntano ad azioni win win capaci di integrare la sicurezza idraulica con la qualità ambientale; le convenzioni con i Consorzi di bonifica per la gestione del reticolo idrico minore; il nuovo sistema di allertamento e le attività di informazione e partecipazione rivolte alla cittadinanza, realizzate nell’ambito di importanti progetti comunitari, il potenziamento territoriale dei centri strategici di protezione civile”.

Proprio in tema di allertamento, nel 2014 la Regione Emilia-Romagna ha dato vita al Progetto Allerta Meteo Emilia-Romagna, per rendere il sistema più efficiente ed efficace, puntando in particolar modo sul rafforzamento della comunicazione nei confronti delle autorità locali di Protezione Civile, sindaci in primis e dei cittadini. Fra gli strumenti più importanti del progetto, il portale delle allerte che mette a disposizione anche dei non addetti ai lavori un’ampia serie di informazioni facilmente fruibili, che spaziano dalla prevenzione del rischio alla previsione e monitoraggio degli eventi meteo. Informazioni che poi vengono regolarmente rilanciate sull'account twitter ufficiale @allertameteoRER. Come si è evoluto questo progetto nel tempo e quali risultati ha prodotto?

“Il salto di qualità compiuto dall’allertamento di protezione civile regionale negli ultimi anni è evidente. La sua efficacia ed efficienza si basano su tre pilastri fondamentali. Primo: un sistema previsionale meteo-idro di qualità, anche grazie all’intervento da 688 mila euro completato nei mesi scorsi da Arpae che ha dimezzato da 30 a 15 minuti i tempi di lettura della rete pluviometrica regionale, composta da 280 idrometri e pluviometri. Secondo: procedure snelle e performanti, come quelle definite in attuazione del Codice di Protezione Civile. Da ultimo, ma assolutamente fondamentale, il nuovo Portale Allerte: uno strumento che ha abbattuto i confini della comunicazione dei messaggi di allerta, rendendola immediata, rapida, veloce, con la capacità di raggiungere tutti i destinatari H24 e in modo flessibile, grazie all’integrazione con i social media. Un portale dalle elevatissime potenzialità: tutti gli operatori del sistema ne hanno piena consapevolezza. Per il futuro bisognerà continuare a operare, a livello di sistema, sviluppandone le opportunità per coprire al meglio anche l’ultimo miglio: le comunicazioni dirette ai cittadini, in accordo con IT-Alert, la nuova piattaforma tecnologica nazionale, che sarà attivata nel 2020 dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile insieme alle Regioni”.

 

A cura di Patrizia Calzolari



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