• Il Climate Action Summit, cosa è successo alle Nazioni Unite?
    CAE MAGAZINE n.34 - Settembre 2019
    Il Climate Action Summit, cosa è successo alle Nazioni Unite?

Il Climate Action Summit, cosa è successo alle Nazioni Unite?

Il Climate Action Summit, cosa è successo alle Nazioni Unite?

I capi di Stato e di governo mondiali si sono riuniti la settimana scorsa a New York in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, inaugurata il 23 settembre con il Climate Action Summit. Si tratta di uno degli appuntamenti più attesi, voluto fortemente dal Segretario generale dell'ONU António Guterres, dove la comunità internazionale concorda obiettivi e misure di mitigazione del cambiamento climatico in atto.

Nonostante le altissime aspettative, secondo la maggior parte degli osservatori il summit sul clima ha avuto dei risultati deludenti, perché non ha portato a impegni davvero concreti per ridurre la produzione di emissioni di CO2. In particolare da parte dei Paesi più industrializzati e inquinanti non c'è stato nessun impegno aggiuntivo rispetto a quanto deciso con l'Accordo di Parigi nel 2015. Per esempio l'India ha sì confermato di voler aumentare la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2022, ma continua a mantenere un’alta dipendenza dalle centrali a carbone per la produzione di energia elettrica, e i piani per passare ad altre fonti sono ancora confusi. Mentre è notizia della settimana scorsa che la Russia ha deciso di ratificare l'accordo di Parigi (COP21), ma non ha offerto informazioni aggiuntive sulle sue politiche per ridurre le emissioni.    

Nonostante le numerose critiche, gli impegni sottoscritti al vertice Onu sul clima portano con sé alcune novità importanti, soprattutto da parte degli Stati più piccoli e dei privati. Infatti sono 68 i Paesi impegnati a rivedere formalmente verso l'alto i loro piani climatici entro il 2020, e 30 quelli che stanno ora aderendo ad un'alleanza che promette di fermare la costruzione di centrali a carbone dal 2020.

Mentre sono 102 le città e 93 le imprese che hanno deciso di impegnarsi a raggiungere l'obiettivo di zero emissioni di biossido di carbonio entro il 2050. Diversi gestori di fondi inoltre proveranno a presentare piani finanziari improntati a emissioni nette zero entro questa data, e decine di compagnie private si allineeranno alla COP21. 

Anche l'Italia ha sancito il suo impegno con la firma al Carbon Neutrality Coalition, che riafferma l'adesione del Paese alla scienza ma allo stesso tempo si rimarca la necessità di predisporre piani per l'uscita dei combustibili fossili (gas, petrolio e carbone).

Infine 7 miliardi di dollari in più saranno destinati al Climate Green Fund, per aiutare i Paesi in via di sviluppo a contrastare la crisi climatica, grazie all'impegno di Svezia, Danimarca, Norvegia e Svizzera, che hanno raddoppiato il proprio contributo.

La comunità scientifica è fondamentalmente compatta: l’impatto dell’uomo sull’ambiente è una concausa importante del cambiamento climatico. Per questo gli impegni sottoscritti al vertice Onu sul clima per la riduzione dei gas serra rappresentano azioni fondamentali per la mitigazione del cambiamento climatico.

Tuttavia, in attesa che la svolta green diventi realtà a livello globale e poiché il clima sta già inesorabilmente cambiando, rimangono fondamentali tutte quelle misure di adattamento di cui parliamo nei nostri magazine. Alcuni esempi? Proprio su questo numero raccontiamo la predisposizione del sistema di allerta per allagamenti presso Rosignano, una azione a livello comunale, e la velocizzazione della rete di monitoraggio in Emilia Romagna, intervento su scala regionale. 

Laura Polverari


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