• L’intervista a Paola Gazzolo: il sistema di Protezione Civile deve essere a disposizione dalla gestione del rischio fino al ritorno alla normalità
    CAE MAGAZINE n.30 - Aprile 2019
    L’intervista a Paola Gazzolo: il sistema di Protezione Civile deve essere a disposizione dalla gestione del rischio fino al ritorno alla normalità

L’intervista a Paola Gazzolo: il sistema di Protezione Civile deve essere a disposizione dalla gestione del rischio fino al ritorno alla normalità

A margine dell’incontro su "Il sistema di allertamento nazionale: competenze e tecnologie per la mitigazione dei rischi naturali", organizzato il 28 marzo da CAE a Bologna, Paola Gazzolo, Assessore alla difesa del suolo e della costa, protezione civile e politiche ambientali e della montagna in Emilia Romagna, si è soffermata a parlare delle problematiche specifiche della gestione del rischio in Emilia Romagna. Condividendo la stessa mission di CAE, particolarmente sensibile sia alla prevenzione delle emergenze che alla gestione post-emergenze, Gazzolo si è focalizzata sul ruolo della Protezione Civile.

Oggi si parla di sistema di allertamento nazionale. Può dirci come funziona? Qual è l’approccio sistemico in Emilia Romagna? Quali sono le novità in campo?

L’Emilia Romagna ha dato il via a due cose importanti. La prima è quella di costruire la prima Agenzia Resiliente in Italia, mettendo insieme i servizi preposti alla prevenzione e i servizi e il sistema di protezione civile che si attiva a seguito di eventi emergenziali. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di trovare la migliore risposta possibile alla sfida del cambiamento climatico. All’interno dell’Agenzia, dal 2015, è attivo un importante progetto allerte, che ha portato alla modifica di tutto il sistema di allertamento – un sistema che ora è automatizzato, attivo 24 ore al giorno, con capacità di risposta in tempo reale, in grado di massimizzare la capacità di intervento. Questo sistema è necessario, soprattutto di fronte a un clima che cambia costantemente e che ancora oggi non consente di avere dei modelli previsionali efficienti come lo erano in passato – basti pensare alle cosiddette bombe d’acqua, ai flash flood. Il sistema deve fronteggiare dei cambiamenti repentini, come gli effetti alluvionali di piene molto rapide, con volumi molto imponenti, che hanno anticipato di pochi giorni le alte temperature con conseguenze siccitose – un evento simile a quello che è stato visto nel 2017, e che rischiamo di vivere anche nel 2019. È evidente che l’innovazione che abbiamo costruito, grazie anche all’investimento tecnologico e alla collaborazione con CAE, che ha contribuito allo sviluppo del software della rete sensoristica e dei 280 pluviometri e idrometri che la compongono, serva a costruire una risposta più efficace – di cui si possono vedere i risultati in ogni emergenza. Riusciamo a lavorare anche in termini di previsione e prevenzione, anche qui guardando alla prevenzione come priorità regionale.

Passiamo all’attualità. Risale a febbraio la piena del Reno: quali sono le novità, gli sviluppi della situazione? Inoltre, riguardo a questa area, si è pensato di andare verso l’implementazione dei sistemi di mitigazione del rischio? In che modo?

La piena del Reno è stato un fenomeno che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Quelle che vediamo ora sono le conseguenze di un evento eccezionale: il picco della piena, una piena molto rapida, è salito di 81 centimetri rispetto a quello del 2014. È stato dunque un picco storico, con un volume di piena estremamente importante. Le conseguenze hanno inferto delle ferite nelle nostre comunità. C’è da dire che fin da subito, fin dal 6 febbraio, il presidente della Regione ha chiesto la dichiarazione dello Stato di emergenza nazionale – Stato di emergenza che è stato poi dichiarato da una recente delibera del Consiglio dei Ministri. È stato previsto un primo stanziamento di 4 milioni e 400 mila euro sulle somme urgenze, una piccola parte rispetto alle somme urgenze dichiarate che, da sole, raggiungono un valore di oltre 30 milioni. Per questo motivo stiamo già mettendo a punto la seconda fase di intervento prevista dal Codice Nazionale di Protezione Civile, con il secondo stanziamento che lavorerà anche sul rischio residuo e non solo sul ritorno alla normalità. A breve dovremo svolgere una riunione con i comuni che sono stati alluvionati – e speriamo che, per tale giornata, avremo ricevuto l’ordinanza del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, che avalli la delibera del Consiglio dei Ministri, consentendo di definire le modalità di risarcimento del danno per i cittadini e le imprese. 

Nel corso dell’alluvione insieme ai sindaci abbiamo cercato di accompagnare il ritorno della popolazione nelle case e nelle imprese che erano state colpite dal fango. Lo abbiamo fatto cercando di mettere a disposizione tutto il sistema di protezione civile, a partire dalla componente dei volontari, perché siamo convinti che la risposta emergenziale debba sempre tener conto delle ferite che il cittadino subisce, e della vicinanza che fin da subito deve manifestare il sistema intero. La Regione darà disponibilità per dar corso a coperture di danni che non sono risarcibili con i fondi nazionali. Ragioneremo anche di come portare avanti il rischio residuo, anche lavorando tecnicamente all’interno dell’Agenzia. Lo scopo è quella di rendere nota la base dati, affinché sia sufficiente per definire la risposta puntuale a tutti. Non bisogna comunque dimenticare che siamo in una zona molto delicata della Regione, perché ad esempio Castel Maggiore o Argelato – i due comuni che sono stati maggiormente colpiti – rientrano all’interno della pianura nord bolognese, un nodo idraulico molto importante e delicato: uno dei quattro grandi nodi idraulici regionali su cui sono in corso interventi per oltre 43 milioni di euro. La strategia regionale prevede dei sistemi di rialzi di arginature, agendo inoltre attraverso la laminazione dell’acqua attraverso 8 casse posizionate su Reno e Samoggia. Questa strategia richiede complessivamente oltre 220 milioni di interventi, di cui 43 in corso. È quindi evidente che sia fondamentale partire dalla certezza delle risorse – delle risorse che siano costanti nel tempo, che consentano di fare davvero una buona programmazione. Solo così possiamo fare buon servizio alle nostre comunità. Per questo stiamo lavorando, anche incalzando il governo.


A cura di Giovanni Peparello


L'intervista è disponibile a questo link
Il video dell'intervento completo è disponibile a questo link

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