La battaglia per la prevenzione: ecco cosa si discute nella “legge di bilancio” e gli stanziamenti previsti
La mitigazione del cambiamento climatico e le misure che dovrebbero rallentare il riscaldamento in corso del nostro pianeta, sono necessariamente frutto di una difficile collaborazione internazionale fra Stati. Il frutto del COP24 di Katowice è un “rulebook” di circa 150 pagine nel quale, con qualche tecnicismo, si provano a fissare le linee guida per l’implementazione e poi il monitoraggio delle misure conseguenti all’accordo del COP21 di Parigi. Il mondo in questi pochi anni è cambiato molto e il vento della politica, in molti e importanti Paesi, non soffia più nella direzione ambientalista, tuttavia il passo avanti che è stato fatto nelle due settimane di lavoro continua a tenere accesa la luce della speranza. E’ comunque chiaro che non possiamo aspettare di vedere il risultato di queste politiche senza attuare, fin da subito, misure di prevenzione per la sicurezza dei cittadini e la difesa del territorio.
L’Italia ha almeno 33 vittime in due mesi a ricordarci che non possiamo più aspettare. La sequenza di episodi tragici che si sono susseguiti in tutto il Paese, da nord a sud, ci ha ricordato in primis che viviamo in un territorio fragile, con un clima che continueremo a veder cambiare, e nel quale il rispetto delle regole, quando si affronta il tema delle abitazioni in zone ad elevato rischio idrogeologico, equivale al rispetto per la vita. Eppure l’abusivismo, il rispetto della pianificazione territoriale e la limitazione al consumo di suolo sembrano essere temi difficili da affrontare in modo netto per la politica nazionale, sia in passato sia oggi.
Per questo, con una buona dose di realismo, pensiamo che tra i migliori investimenti per mitigare il rischio idrogeologico ci siano la preparazione dei cittadini, gli investimenti nella resilienza delle comunità e nella capacità del sistema di monitoraggio e allertamento nazionale. Si tratta di iniziative che possono essere messe in campo per dare i primi frutti già in pochi mesi e che possono essere sapientemente combinate con opere, lavori di manutenzione del territorio e cosiddetti interventi strutturali.
Il Premier Conte si è espresso su questi temi il 22 novembre durante lo European Forum on Disaster Risk Reduction (EFDRR) che si è tenuto a Roma. Qui non si è limitato ad annunciare le risorse dedicate all’emergenza di Genova, legata al crollo di Ponte Morandi, e quelle per fronteggiare nell’immediato il maltempo che ha colpito molte Regioni del Paese fra fine ottobre e novembre, ma ha parlato anche di prevenzione. In particolare, ha ricordato che “gli ultimi accadimenti hanno dato chiara prova, appunto, della necessità di un risoluto mutamento di prospettiva e di approccio in tema di contrasto del rischio idrogeologico: la prevenzione deve essere, oggi più che mai, la cifra caratteristica delle prossime politiche di intervento.”
Oltre a manifestare la volontà di avviare o potenziare le iniziative di formazione e informazione nelle scuole, con particolare riferimento alla diffusione dei contenuti dei Piani Comunali di Protezione Civile, il Primo Ministro ha messo in evidenza la volontà di procedere con un approccio più articolato su tutto il tema. In questo senso ha dato la notizia di aver “varato un tavolo di lavoro che sta elaborando un Piano nazionale di sicurezza del nostro territorio contro i rischi idrogeologici. E’ un tavolo che sta elaborando, quindi, iniziative secondo un approccio strutturale non più emergenziale, un approccio comprensivo, organico. Iniziative volte al monitoraggio e alla prevenzione dei rischi, da perseguire attraverso vari livelli di intervento e di azioni che coinvolgano enti locali, regionali, Ministeri, Presidenza e ovviamente la Protezione Civile.”.
Poiché però le iniziative, dopo averle pianificate, vanno finanziate, il Premier ha anche annunciato che di concerto con il Ministero dell’Ambiente, il Governo si sta adoperando per la creazione di una nuova struttura dedicata all’ottimizzazione dell’uso delle risorse disponibili per la riduzione strutturale dei rischi, specie idrogeologici.
D’altra parte, poche settimane prima, il Ministro dell’Ambiente Costa aveva dichiarato "Abbiamo stabilito un piano che è strutturato su due livelli: uno emergenziale e uno strutturale, per il contrasto e la mitigazione del dissesto idrogeologico. Quello strutturale prevede 6 miliardi e mezzo nel corso degli anni, con 900 milioni per anno di soldi concreti, reali, concertati con la Conferenza permanente Stato-Regioni". Il Ministro ha poi confermato la centralità della piattaforma RENDIS già utilizzata negli anni scorsi per raccogliere le schede di progetto per gli interventi contro il dissesto idrogeologico.
Nella Legge di Bilancio attualmente (14 dicembre) in discussione alla Commissione Bilancio del Senato, con riferimento al 2019, è presente il Comma 64 che prevede lo stanziamento di 3 miliardi di Euro per una serie di tematiche legate alla prevenzione. Sarano finanziati con questi fondi gli investimenti degli enti territoriali per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, in particolare, nei settori di spesa dell’edilizia pubblica, comprese la manutenzione e la sicurezza della manutenzione della rete viaria, del dissesto idrogeologico, delle bonifiche, della prevenzione del rischio sismico e della valorizzazione dei beni culturali e ambientali.
Specificatamente dedicati a interventi che riguardano il dissesto idrogeologico, oltre alla messa in sicurezza di ponti, altre infrastrutture ed edilizia scolastica, nel comma 71 compaiono anche 135 milioni di Euro all’anno a partire dal 2021 per le Regioni, da allocare secondo appositi accordi fra Stato e Regioni, che queste ultime dovranno dedicare a interventi richiesti dai Comuni. La legge di bilancio, pur rimandando a fine gennaio 2020 per la chiusura dell’accordo con le singole Regioni per la ripartizione delle risorse, stabilisce in modo perentorio i tempi con cui le risorse dovrebbero essere assegnate dalle Regioni ai Comuni e quelli con cui i Comuni dovrebbero spenderle.
Inoltre, nel comma 76 e relativamente agli stessi temi, si parla di altri 250 milioni all’anno a partire dal 2021 che finanzieranno direttamente interventi richiesti dai Comuni, secondo progetti che questi dovrebbero presentare al Ministero dell’Interno nell’autunno precedente all’anno in cui intenderebbero realizzare l’intervento.
Purtroppo, a parte che nelle dichiarazioni del Ministro Costa, ci è molto difficile capire cosa sia rimasto a disposizione delle Regioni di quanto fu stanziato nella legge di bilancio dell’anno scorso. La certezza è che la struttura di missione che era stata pensata come “braccio armato” del governo sulla questione “dissesto idrogeologico” non esiste più. Al momento in cui scriviamo ancora molto può cambiare, sia in termini di risorse totali dedicate alla prevenzione, sia nelle modalità di gestione delle stesse, dobbiamo però constatare che sia la volontà sia le risorse anche oggi non mancano. Il Ministero dell’ambiente sembra avere ereditato buona parte delle prerogative della struttura di missione appena chiusa. Se il piano contro il dissesto proposto dal Primo Ministro Conte diventasse centrale, sarebbe interessante capire anche quale ruolo avranno le neonate Autorità di Distretto.
Il nostro auspicio per il 2019 è che si riescano a investire bene le risorse che la politica, in questa legge di bilancio e nelle precedenti, ha avuto il coraggio di mettere a disposizione per la prevenzione. Gli interventi non strutturali di adattamento, con la loro veloce implementazione e immediata efficacia, possono essere leve importantissime nella mitigazione del rischio idrogeologico. Infine, rimandando i commenti al testo finale della legge di bilancio ai prossimi numeri del Magazine, auguriamo a tutti un Buon Natale e un 2019 all’insegna della prevenzione.
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