• La difficile convivenza fra uomo, ambiente e clima che cambia
    CAE MAGAZINE n.25 - Settembre 2018
    La difficile convivenza fra uomo, ambiente e clima che cambia

La difficile convivenza fra uomo, ambiente e clima che cambia

L’estate 2018 volge al termine e anche quest’anno la convivenza fra l’uomo e l’ambiente che lo circonda è stata segnata da alcuni eventi tragici. 

Come insegna la recente esperienza del Piemonte, con gli incendi nell’ottobre del 2017, le fiamme possono colpire duramente anche con l’arrivo dell’autunno, ma a metà settembre possiamo iniziare a fare qualche considerazione sui mesi più caldi che sono appena trascorsi. In Italia, nei mesi di luglio e agosto, gli incendi boschivi sono stati una minaccia concreta come ogni anno, ma le piogge che hanno interessato buona parte del paese a fine primavera e inizio estate hanno creato un ambiente nel quale è stato possibile mantenere i focolai sotto controllo. Una delle Regioni che ha già pubblicato un bilancio parziale della campagna estiva è la Toscana, che ha contato in luglio 56 eventi in tutta la regione, su una superficie di 16 ettari boscati. La media, nello stesso mese dei 5 anni precedenti, era invece di 99 focolai e 224 ettari bruciati. L’origine dolosa della quasi totalità degli incendi continua a essere il vero elemento preoccupante di ogni campagna Anti Incendio Boschivo (AIB). Sembra accertata la responsabilità dell’uomo anche per gli incendi che, dal 23 luglio in poi, hanno devastato l’Attica in Grecia. Le fiamme hanno lasciato sul terreno quasi centro vittime e rovinato, forse per sempre, l’economia dell’intera regione e la sua principale fonte di sostentamento: il turismo.

I temporali e le piogge brevi, localizzate e intense, ormai frequenti durante le nostre estati, hanno mietuto invece diverse vittime in Italia. Nella notte fra il 2 ed il 3 luglio una persona è rimasta vittima di un sottopassaggio della ferrovia Canavesana tra Feletto e Rivarolo, in provincia di Torino. La persona non si è resa conto dell’effettiva altezza dell’acqua che stava invadendo la carreggiata e, una volta bloccata, non è riuscita ad aprire le portiere per via della pressione. Solo poche settimane più tardi, a qualche chilometro di distanza, presso Brandizzo, un automobilista è rimasto bloccato nel tunnel tra via Volpiano e via Torino e, in questo caso, si è salvato uscendo dal finestrino. Altri due episodi a lieto fine sono avvenuti il 14 e 15 giugno, in occasione del nubifragio che ha colpito le regioni del centro Italia. Ad Ancona, poliziotti “eroi” si sono tuffati nel sottopasso allagato e hanno salvato due donne, mentre a Forlì la tragedia è stata sfiorata all’alba in un sottopasso di via Zignola, dove una signora è riuscita a salvarsi uscendo dal finestrino della propria vettura. Scenario tragico anche nel Parco del Pollino nella zona delle Gole del Raganello, in Calabria, dove lo scorso 20 agosto un torrente di piena ha travolto due gruppi di escursionisti e ucciso 10 persone, 4 uomini e 6 donne.

Su tutti questi episodi indagano le autorità competenti e noi ci limitiamo ad alcune considerazioni di carattere generale. La prima è che la natura non è “assassina” e che le vittime sono il frutto di un errore nel nostro modo di conviverci. Dobbiamo essere cittadini preparati, informati e prudenti. Solo la consapevolezza e la conoscenza dei giusti comportamenti da tenere in caso di allerta possono salvarci in alcune situazioni. Per questo ben vengano programmi televisivi di divulgazione, iniziative come la campagna “Io Non Rischio” guidata dal Dipartimento di Protezione Civile e le tante altre attività organizzate periodicamente dai Volontari di Protezione Civile in tutto il Paese. La seconda considerazione è che gli investimenti in tecnologia per la prevenzione da parte delle amministrazioni sono sempre più urgenti ed importanti. Reti di monitoraggio moderne, capillari e ben manutenute per misurare i fenomeni estremi durante il loro svolgimento possono essere uno strumento molto importante per gestire al meglio le emergenze. Allo stesso tempo anche i sistemi di allerta locali, come quelli per i sottopassi allagati, possono salvare la vita quando l’oscurità rende difficile la valutazione del livello dell’acqua all’automobilista.

Con la speranza che la prevenzione per la riduzione dei rischi naturali sia sempre al centro di ogni politica di sviluppo territoriale, vi auguriamo buona lettura.

 

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