• Italia: un Paese a rischio frana
    CAE MAGAZINE n.25 - Settembre 2018
    Italia: un Paese a rischio frana

Italia: un Paese a rischio frana

Il dissesto idrogeologico costituisce un tema di particolare rilevanza a livello nazionale a causa degli impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. L’Italia, per la sua conformazione geologica, geomorfologica e idrografica, è naturalmente predisposta ai fenomeni di dissesto. Inoltre i cambiamenti climatici in corso hanno portato un aumento dei fenomeni meteorologici intensi i quali, uniti all’intensa urbanizzazione, che non ha sempre tenuto conto delle aree a rischio idrogeologico e idraulico, hanno portato un considerevole aumento degli elementi esposti e vulnerabili.

L'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR raccoglie, organizza e analizza informazioni sull’impatto che gli eventi di frana e d’inondazione hanno sulla popolazione. Viene generato un Rapporto contenete elenchi, mappe, statistiche ed analisi sugli eventi che hanno causato danni diretti alla popolazione in vari periodi:1/1/17 – 31/12/17, 2012 - 2016 e 1967 - 2016. Per quanto riguarda l’anno appena trascorso è emerso che tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017 sono 16 le Regioni che, in 60 diverse località, sono state colpite da eventi franosi, provocando 6 morti, 22 feriti e 683 evacuati e senzatetto.

Negli ultimi tre anni le regioni colpite da alluvioni o fenomeni franosi sono state 18, con la conseguente apertura (tra maggio 2013 e dicembre 2016) di ben 56 stati emergenziali (come riportato sul sito di Italia Sicura). Tutto questo ha causato un danno economico di circa 7,6 miliardi di euro. Sono 61,5 i miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 per i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano, sempre secondo i dati di “Italia sicura”, il nostro Paese è tra i primi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto: dal 1945 l’Italia paga in media circa 3,5 miliardi all’anno. Eppure sappiamo che 1 euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 100 euro in riparazione dei danni. (Legambiente)

La conoscenza dei fenomeni di dissesto, in termini di distribuzione territoriale e di pericolosità, è un passo fondamentale per programmare adeguate politiche di mitigazione del rischio. Per questo motivo ISPRA ha realizzato un “Rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” che offre una conoscenza completa sulla pericolosità da frana, idraulica e di erosione costiera dell’intero territorio nazionale. Ci concentriamo in questo articolo sul tema frane. È stato pubblicato il Rapporto 2018, dal quale emerge che, confrontando tra la mosaicatura nazionale ISPRA 2017 e quella del 2015, la superficie complessiva classificata dai PAI (classi P4, P3, P2, P1 e AA) ha subito un incremento del 2,9% e le aree a pericolosità elevata o molto elevata sono aumentate del 6,2%.

Secondo il suddetto Rapporto del 2018, con 620.808 frane che coprono un’area di circa 23.700 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale, l’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi.

Per quanto riguarda il tema frane, il rapporto sopracitato si basa sui dati raccolti dal progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) che ha l’obiettivo di:

  • fornire un quadro completo ed aggiornato sulla distribuzione dei fenomeni franosi sull'intero territorio nazionale secondo procedure standardizzate;
  • realizzare un Sistema Informativo Territoriale Nazionale contenente tutti i dati sulle frane censite in Italia;
  • offrire uno strumento conoscitivo di base per la valutazione della pericolosità e del rischio da frana, per la programmazione degli interventi di difesa del suolo e per la pianificazione territoriale.

Ogni anno sono circa un centinaio gli eventi principali di frana sul territorio nazionale che causano vittime, feriti, evacuati e danni a edifici, beni culturali e infrastrutture lineari di comunicazione, entrando più nello specifico, nel 2017 ci sono stati 172 eventi. Circa un terzo delle frane in Italia sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detriti), che significa che arrivano a raggiungere velocità fino ad alcuni metri al secondo, portando spesso gravi conseguenze anche in termini di perdita di vite umane.

Per prevenire i rischi è fondamentale individuare quali sono le aree più a rischio.

Il rapporto classifica le aree del territorio nazionale in base a 5 livelli di pericolosità da frana, dove per pericolosità si intende la probabilità di occorrenza di un fenomeno potenzialmente distruttivo, di una determinata intensità in un dato periodo e in una data area: P4 (Molto elevata), P3 (Elevata), P2 (Media), P1 (Moderata), AA (Aree di Attenzione).

Di seguito qualche dato.

La superficie complessiva delle aree a pericolosità da frana e di attenzione in Italia è pari a 59.981 km2 cioè il 19,9% del territorio nazionale.

Le Regioni con le maggiori superfici (in km2) a pericolosità elevata e molto elevata sono:

  • Toscana
  • Emilia-Romagna
  • Campania
  • Valle d'Aosta
  • Abruzzo
  • Lombardia
  • Sardegna
  • Provincia Autonoma di Trento

Se invece consideriamo la percentuale di tali aree rispetto al territorio regionale, i valori più elevati si registrano in:

  • Valle d'Aosta
  • Provincia di Trento
  • Campania
  • Molise
  • Abruzzo
  • Toscana
  • Emilia-Romagna
  • Liguria

La popolazione residente nelle aree a pericolosità PAI elevata e molto elevata (P3+P4) ammonta a 1.281.970 abitanti, pari al 2,2% del totale. Nella galleria immagini è disponibile anche la distribuzione su tutto il territorio nazionale.

Sono 82.948 pari all'1,7% del totale le unità locali di imprese a rischio, in aree a pericolosità da frana P3 e P4, con on 217.608 addetti a rischio. Infine i Beni Culturali a rischio frane in Italia sono 37.847 pari al 18,6% del totale. Se consideriamo solo le classi di pericolosità P3 e P4, i Beni Culturali esposti sono 11.712 pari al 5,8%.

Qualche dato ulteriore in tema di dissesto idrogeologico in generale è fornito anche dall’indagine “Ecosistema Rischio”, redatta annualmente da Legambiente. Rispetto ai dati finora elencati, questi sono il risultato di questionari inviati ai Comuni che hanno al loro interno aree classificate ad elevato rischio idrogeologico secondo gli ultimi dati ufficiali forniti dal rapporto sopradescritto di ISPRA. I dati riportati nel dossier 2017 fanno riferimento al 20% dei suddetti Comuni.

Il 69,7% dei Comuni che hanno aderito all’iniziativa ha dichiarato di avere abitazioni in aree a rischio. Nel 26,8% dei casi, sono presenti interi quartieri, mentre in 737 amministrazioni (50,4%) sorgono impianti industriali. Nel 14,6% dei casi, nelle aree di rischio sorgono strutture sensibili come scuole o ospedali, mentre l’espansione urbanistica ha visto sorgere strutture ricettive o commerciali in aree a rischio è del 20,5%.

L’indagine richiama anche al sempre più discusso tema della resilienza dei cittadini comprese le attività d’informazione rivolte a questi ultimi, fondamentali per far crescere nella comunità la percezione della convivenza con il rischio. Ne è emerso che il 33% del campione ha risposto di aver realizzato attività di informazione rivolte ai cittadini mentre solo il 29,5% (432 comuni) ha realizzato esercitazioni per testare l’efficienza del sistema locale di protezione civile.

Rapporto completo sul Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio:

http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/dissesto-idrogeologico-in-italia-pericolosita-e-indicatori-di-rischio-edizione-2018

Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione Italiana da Frane e da Inondazioni - Anno 2017 (IRPI CNR):

http://polaris.irpi.cnr.it/report/last-report/

Il dossier completo di Ecosistema rischio:

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/ecosistema_rischio_2017.pdf


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