• Il CIPE stanzia 173 milioni di Euro per gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio infrastrutturale esistente, tra cui le grandi dighe
    CAE MAGAZINE n.21 - Marzo 2018
    Il CIPE stanzia 173 milioni di Euro per gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio infrastrutturale esistente, tra cui le grandi dighe

Il CIPE stanzia 173 milioni di Euro per gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio infrastrutturale esistente, tra cui le grandi dighe

Il CIPE stanzia 173 milioni di Euro per gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio infrastrutturale esistente, tra cui le grandi dighe

Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) del 28 febbraio scorso ha sancito l’approvazione definitiva dei nuovi investimenti per gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio infrastrutturale esistente, di cui fanno parte gli interventi per il miglioramento della sicurezza delle grandi dighe. Sono stati stanziati oltre 173 milioni di euro. Al seguente indirizzo sono disponibili i fondi assegnati ad ogni regione: http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/cipe-via-libera-progetti-mit.

Per “grandi dighe” si intendono quelle che superano i 15 metri di altezza o che determinano un volume superiore al 1.000.000 di metri cubi. Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) a gennaio 2018 comunica che le grandi dighe italiane di competenza statale sono ben 533. 

Durante la giornata di studio "Fra siccità e alluvioni. Strategie resilienti di gestione delle acque" organizzata dall’Associazione Idrotecnica Italiana per celebrare la costituzione del Comitato IHR UNESCO in Italia, l’Arch. Ornella Segnalini, Direttore Generale, ha richiamato l’attenzione su alcune problematiche relative alle grandi dighe.

Il problema di fondo è che questi invasi tendono a non essere utilizzati a pieno regime in particolare al centro e sud Italia, dove siamo attorno al 50% di utilizzo. Questo è il risultato di un insieme di concause:

- Dopo le recenti riclassificazioni del territorio, il 37% delle grandi dighe italiane si trova oggi in zona sismica 1 o 2, ovvero le due zone più a rischio;

- l’età media delle opere è maggiore di 60 anni, con le più recenti situate al sud, ma circa 100 non sono ancora collaudate;

- L’età degli apparati impone interventi straordinari di manutenzione, sia per quanto concerne i componenti meccanici sia per ciò che riguarda le infrastrutture stesse;

- Circa una decina di queste opere, a parte non essere collaudate, non sono nemmeno concretamente completate;

- Siamo di fronte ad un interrimento degli invasi per circa 4 miliardi di m3. Occorre una normativa che faciliti la soluzione del problema e la realizzazione degli interventi di manutenzione, superando le difficoltà imposte dalla parcellizzazione degli stakeholders.

Considerando l’importanza che le infrastrutture idriche ricoprono non solo nel settore idroelettrico, ma anche nell’ambito della laminazione delle piene e nella mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità, quindi anche nell’ambito agricolo e potabile, la legge di bilancio 2018 prevede un “piano invasi” per il loro potenziamento e adeguamento.

In particolare il programma complessivo viene articolato in due sezioni: acquedotti e invasi. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti definisce l’elenco degli interventi necessari e urgenti, tenendo conto dei seguenti obiettivi: 

- il completamento di interventi riguardanti grandi dighe esistenti o dighe incompiute

- il recupero e ampliamento della capacità di invaso e di tenuta delle grandi dighe e messa in sicurezza di derivazioni idriche prioritarie per rilevanti bacini di utenza in aree sismiche classificate nelle zone 1 e 2 e ad elevato rischi idrogeologico. 

In questo contesto si richiede un ruolo attivo alle Autorità di bacino distrettuali, ai gestori delle opere e ai concessionari di derivazione nella presentazione di informazioni e documenti necessari, anche in considerazione del fatto che il finanziamento dell’opera è subordinato all’adozione e aggiornamento della pianificazione d’emergenza.

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