• L’Italia e il cambiamento climatico: dopo un’estate di siccità e incendi, il timore per il dissesto idrogeologico
    CAE MAGAZINE n.18 - Novembre 2017
    L’Italia e il cambiamento climatico: dopo un’estate di siccità e incendi, il timore per il dissesto idrogeologico

L’Italia e il cambiamento climatico: dopo un’estate di siccità e incendi, il timore per il dissesto idrogeologico

Siamo nell’epoca del cambiamento climatico, ce ne accorgiamo dai temporali, sempre più concentrati e intensi, ma anche dall’evoluzione delle nostre estati sempre più calde. L’estate 2017 è stata la seconda più calda di sempre dal 1800 dopo quella anomala del 2003, con uno scarto dalle medie di +2.48°C; oltre alle temperature elevate, la stagione si è rivelata molto secca, provocando un lungo periodo di siccità. Già nel mese di giugno è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territorio delle Province di Parma e Piacenza, la Sardegna ha ufficializzato lo stato di calamità e si è trovata a dover razionare le risorse idriche anche tra gli agricoltori con turni divisi per zona. Sempre prima della fine del mese di giugno è scattata l’allerta rossa in 72 comuni della provincia di Roma. A metà luglio, secondo quanto riportato da un'analisi Coldiretti, a causa della siccità, i due terzi dell'Italia e dei campi coltivati lungo la Penisola erano a secco, i danni provocati a coltivazioni e allevamenti ammontavano ad oltre 2 miliardi. Secondo l’Ansa alla stessa data erano almeno 10 Regioni che stavano per presentare la richiesta di stato di calamità naturale al ministero delle Politiche agricole.

In questo contesto il rischio incendi è aumentato esponenzialmente. È chiaro che spesso dietro al divampare di un incendio c’è la mano dell’uomo, ma è altrettanto evidente che le temperature elevate, la siccità e il vento forte, che fanno evaporare parte dell’acqua trattenuta dalle piante, sono condizioni che favoriscono l’innesco e lo sviluppo degli incendi, il risultato sono ettari e ettari bruciati in tutta la Penisola.

Secondo l’Ansa da gennaio a settembre 2017 sono bruciati 134.107 ettari di boschi, 100mila ettari in più rispetto ai 34mila ettari arsi, in media, ogni anno tra il 2008 e il 2016. I dati raccolti dall'European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, riportano che nel 2017 si sono verificati 743 grandi incendi, oltre cinque volte di più rispetto ai 142 riportati in media ogni anno tra il 2008 e il 2016. La preoccupazione aumenta se si pensa che sono tutti dati antecedenti ai focolai che in ottobre hanno colpito il nord Italia. Basti pensare al Piemonte dove nell’ottobre appena trascorso sono stati segnalati circa 11 grandi incendi attivi, riguardanti soprattutto le province di Torino e di Cuneo nella Val di Susa. IlPost scrive che nel complesso si stimano più di 3mila ettari di bosco bruciati. In Lombardia al 30 ottobre erano ancora attivi 5 incendi tra Varese e le province di Brescia, Como e Pavia. Il piu' esteso si è verificato nel comune di Tremosine, nel bresciano, dove sono andati in fumo oltre 200 ettari di bosco, e in tutta la Regione, secondo quanto reso noto dalla centrale operativa della Protezione civile al 30 ottobre, erano oltre 450 gli ettari bruciati.

Come ci ricorda il Dipartimento di Protezione Civile “Le conseguenze per l’equilibrio naturale sono gravissime e i tempi per il riassetto dell’ecosistema forestale e ambientale molto lunghi. Le alterazioni delle condizioni naturali del suolo causate dagli incendi favoriscono inoltre i fenomeni di dissesto dei versanti provocando, in caso di piogge intense, lo scivolamento e l'asportazione dello strato di terreno superficiale.” La situazione non è delle più rosee, con l’arrivo di piogge intense, purtroppo sempre più frequenti, l’attenzione si sposterà dal rischio incendi a quello dei dissesti. Emerge in tutta la sua importanza la necessità di prepararsi a tutti gli effetti che il cambiamento climatico porta con sé.

 

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