RemTech 2017: scienza, tecnologia e PA insieme contro il dissesto del territorio
Fra gli appuntamenti a cui CAE ogni anno puntualmente presenzia, c'è quello con RemTechExpo, la manifestazione internazionale dedicata alle bonifiche e alla tutela del territorio dai rischi naturali e ambientali.
Un evento che da una parte riserva attenzione alle aziende del settore, con uno spazio espositivo dedicato, dall'altra propone una serie di convegni, incontri e seminari tecnico-scientifici di approfondimento, a cui, come sempre si rivolge il nostro interesse: riteniamo infatti indispensabile essere sempre aggiornati sui molteplici risvolti del nostro lavoro e proiettare progetti e nuove idee sulla base di quanto enti locali, tecnici, scienziati e amministratori illustrano durante gli incontri.
Fra gli appuntamenti di maggiore rilievo, la “Conferenza nazionale sul rischio idrogeologico”, cui hanno partecipato, seppur con qualche defezione, le massime autorità del settore. Moderatori e coordinatori dei lavori: Endro Martini e Filippo Maria Soccodato (Alta Scuola, Perugia).
Nel suo intervento introduttivo Michele Torsello, neo direttore di #ItaliaSicura, la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, ha evidenziato come per la prima volta in Italia si abbia un'idea chiara della situazione del Paese dal punto di vista idraulico e idrogeologico e delle risorse che occorrono per far fonte, in maniera efficace, ai rischi connessi: oltre 27 miliardi di euro per 9.397 interventi in tutte le Regioni, somma che consentirebbe, nel giro di 15 anni, di mitigare tali rischi in maniera importante. Per questo #ItaliaSicura ha messo in campo un piano finanziario che stanzia, nel periodo 2016-2023, complessivamente 9 miliardi di euro.
Un investimento imponente che però si scontra con una realtà territoriale impreparata: al momento infatti, sulla base di quanto comunicato dalle Regioni, di progetti immediatamente cantierabili ce ne sono pochissimi, tant'è che il Governo, tramite il ministero dell'Ambiente ha deciso di mettere a disposizione delle Regioni 100 milioni di euro per la progettazione delle opere necessarie. Somma che, come ha evidenziato l'on. Chiara Braga nel suo intervento, è però ferma e inutilizzata da due anni: “Capisco le difficoltà – ha dichiarato Braga - ma non ha senso tenere così tante risorse bloccate per così tanto tempo”.
In generale tutti i relatori hanno sottolineato l'importanza di avere finalmente uno strumento operativo come le “Linee guida per le attività di programmazione e progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico”, così come si sono dichiarati d'accordo sulla scelta di essere partiti dalle Città metropolitane per la lotta al rischio alluvioni: il “Piano contro le alluvioni nelle città metropolitane”, che rappresenta il primo stralcio del piano nazionale che impegnerà il Governo fino al 2020 nella lotta contro il dissesto idrogeologico, stanzia infatti 1,3 miliardi di euro per 132 cantieri per opere finalizzate alla sicurezza nelle città.
Più volte è stato evidenziato, fra l'altro, come risulta dalle carte redatte dei tecnici delle PA, che la maggior parte del rischio idraulico e idrogeologico nel nostro Paese è concentrato al Centro-Nord.
In rappresentanza della Regione Emilia Romagna Paola Gazzolo (assessore ambiente e protezione civile), che ha sottolineato come, per una programmazione efficiente del contrasto al rischio occorre che le risorse, oltre ad essere certe, siano costanti nel tempo. Gazzolo ha poi elencato le diverse attività messe in campo dalla Regione per creare comunità resilienti, fra queste ha ricordato la nuova struttura dell'Agenzia regionale della Protezione Civile, il grande piano di ripascimento contro l'erosione costiera e il nuovo portale regionale per le allerte meteo.
"Abbiamo tutti gli strumenti per operare con qualità se si mette in piedi un'alleanza fra le parti", ha dichiarato Italo Giulivo, direttore dell’Ufficio per la previsione e la prevenzione dei rischi del Dipartimento nazionale della Protezione Civile. “L'approccio 'fate presto' – ha sottolineato rifacendosi al drammatico titolo de Il Mattino, divenuto il simbolo del terremoto in Irpinia - non è più giusto. 'Facciamo prima', è quello giusto oggi. Aumentare la resilienza significa fare uno sforzo enorme e oneroso, ma le risorse ci sono. Così come ci sono le condizioni per passare dalla diagnosi alla terapia”.
Un altro tema importante, sottolineato da Giulivo, così come da Francesco Peduto, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, ma in generale da tutti i relatori, è stato quello della prevenzione non strutturale, fatta di informazione alla popolazione, di consapevolezza dei rischi e di campagne formative-informative dedicate ai cittadini prima fra tutte la campagna “Io non rischio”.
“Italia Sicura è stata creata per assestare un colpo al dissesto idrogeologico - ha affermato il direttore della struttura Michele Torsello in conclusione di lavori – è stato un esperimento di amministrazione diversa, un organo flessibile di collaborazione a livello paritario fra amministrazioni e cittadini, un esperimento riuscito di democrazia diretta. L'obiettivo era reperire risorse importanti e lo abbiamo già fatto per la gran parte, ma il nostro lavoro non finisce qui, ora occorre trovare risorse anche per le aree più interne, dove il rischio è forse minore, ma presente in maniera costante.”
a cura di Patrizia Calzolari