• Intitolato all’Ing. Franco Bertolani il museo aziendale. Lavoro, passione ed un unico approccio alle cose
    CAE MAGAZINE n.16 - Speciale 40 anni
    Intitolato all’Ing. Franco Bertolani il museo aziendale. Lavoro, passione ed un unico approccio alle cose

Intitolato all’Ing. Franco Bertolani il museo aziendale. Lavoro, passione ed un unico approccio alle cose

Come anticipato nello scorso numero, i festeggiamenti per i 40 anni di storia sono stati un’occasione per realizzare un museo aziendale intitolato all’Ing. Franco Bertolani, uno dei 4 soci fondatori che purtroppo è venuto a mancare l’estate scorsa e che da tempo desiderava dedicare uno spazio all’esposizione dei pezzi che hanno fatto la storia.

L’Ing. Bertolani era un appassionato di fotografia e il Circolo Fotografico Colibrì di Modena, del quale faceva parte, ha deciso di realizzare un libro fotografico in suo ricordo, intitolato “La bellezza sotto casa”, che è stato donato ai dipendenti in occasione dell’inaugurazione del museo.

Il libro, attraverso le immagini e la narrazione, racconta il pensiero fotografico di Franco, tratto da conversazioni e da lezioni tenute da lui al Circolo. Apparentemente non mostra alcun nesso con il tipo di attività svolta in azienda, ma non è così.

L’approccio dell’Ing. Bertolani alla fotografia, ricalca fedelmente quanto raccontato anche dagli altri soci e dai veterani che hanno avuto occasione di lavorare a stretto contatto con lui. Questo è un ricordo di Franco per chi lo conosceva e uno strumento per conoscerlo per chi non ne ha avuto occasione. Dai brevi testi traspare chiaramente la personalità dell’Ingegnere, il suo modo di approcciarsi alle cose. Si parla di un hobby ma che è stato affrontato esattamente come il lavoro. In particolare emergono 3 aspetti importanti nella fotografia come in azienda:

  • Dedizione mirata al raggiungimento dell’obiettivo

 “…bisogna investire del tempo, concentrarsi sull’ambiente che ci circonda e sulle opportunità che offre, non dando per scontato nulla. Una composizione originale e sorprendente è quella ripresa da un punto di vista insolito, al quale normalmente non si pensa. Bisogna provare, con pazienza e dedizione.”

  •  La ricerca della perfezione

“Sii un giudice severo di te stesso, chiediti perché quella foto non funziona e poi buttala. In questo modo imparerai dai tuoi errori, e diventerai più esigente anche in fase di ripresa. Perché questo è lo scopo finale: fare meno foto, fare foto migliori…Scoprirai di essere in grado di crescere, e questa sarà la prima di tante soddisfazioni.”

  • La propensione all’insegnamento

“Ho conosciuto Franco partecipando alle attività del Circolo; di lui mi hanno colpito, da subito, l’intelligenza e il garbo, ma anche una spiccata sensibilità ed una rara modestia. Ho capito subito che era un maestro, sia nel senso della piena padronanza della sua arte, sia nel senso della disponibilità ad insegnare e a condividere il suo sapere.” (Paolo Campi)

Questi sono 3 elementi che dal principio hanno fatto la differenza anche nella crescita di CAE, accomunando Franco e gli altri 3 soci, come emerge dalle precedenti interviste.

Il museo nasce per accompagnare i clienti alla scoperta di quello che la CAE è oggi, cioè un’azienda strutturata e leader nel suo settore, partendo da ciò che l’ha resa tale. L’area espositiva è stata ricavata unendo 4 spazi prima separati, per formare un unico ambiente di circa 80 m2. Il museo è direttamente collegato alla sala corsi e ad oggi espone una quarantina di pezzi.

Dal museo si evince che l’innovazione è sempre stata uno dei cavalli di battaglia dell’azienda, basti pensare che nel periodo storico in cui è nata la CAE, i pc non esistevano e di conseguenza anche questi venivano realizzati internamente. Il museo consente di vedere concretamente l’evoluzione che i vari pezzi hanno avuto negli ultimi 40 anni, dalle stazioni periferiche agli idrometri, senza dimenticare i software, è disponibile la brochure di Marte (Meteorological Analysis and Real Time Evaluation) il primo software che consentiva la visualizzazione dei dati idrometeorologici raccolti dalle stazioni automatiche sia in tempo reale che in registrazione. A fronte della spasmodica attenzione alla qualità, finalizzata a garantire l’affidabilità, non potevano mancare tra i pezzi esposti quelli realizzati per la taratura degli strumenti e per verificare le reali coperture radio a campo.

Il visitatore del museo è accompagnato da un lunga linea del tempo che ripercorre le pietre miliari di questi 40 anni, a dimostrare che, forte della voglia di fare bene e delle capacità tecniche sopraelencate, CAE non si è mai tirata indietro di fronte ad installazioni in ambienti ostili, come le piattaforme petrolifere, l’Antartide, Capanna Margherita in cima al monte Rosa (a 4556 m s.l.m.), il K2 ecc. Dimostrando di essere in grado di intervenire con professionalità anche durante situazioni emergenziali importanti come: l’alluvione in Valtellina (1987), la frana di Sarno (1998), la minaccia del lago Effimero sulla comunità di Macugnaga (2002) ecc.

L’evoluzione ha visto l’ampliarsi dei settori di intervento di CAE. Partita dal settore idrometeorologico si è poi occupata anche di gestione della paratoie, monitoraggio della qualità dell’acqua, frane, incendi, fino ad arrivare al sistema multirischio in grado di integrare tutti i diversi sistemi in un’unica proposta che prevede anche funzioni di allertamento.

Certo un museo non basta a raccontare 40 anni di impegno e ricerca, ma è sicuramente una buona base di partenza per sollevare la curiosità dei visitatori.

Anche al cortile interno è stata data una valenza espositiva: una finestra sul presente contenente alcuni dei principali prodotti di ultima generazione, adatti a monitorare diverse tipologie di rischio, grazie ai quali, oggi come nel 1977, CAE è pronta ad affrontare con entusiasmo le sfide che le vengono presentate, garantendo i risultati.

 

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