• CAE, futuro, passato e presente con una sola parola d'ordine: innovazione tecnologica
    CAE MAGAZINE n.16 - Speciale 40 anni
    CAE, futuro, passato e presente con una sola parola d'ordine: innovazione tecnologica

CAE, futuro, passato e presente con una sola parola d'ordine: innovazione tecnologica

Dall'idrometeo al multirischio: questo è il futuro di CAE, quello a cui abbiamo deciso di dedicarci, la nuova strada che abbiamo scelto di intraprendere.

Il passato? All'inizio furono i primi componenti elettronici progettati per la Ferrari di F1 e un sistema per la tempra dei metalli. Ma durò solo un paio di anni, poi approdammo al mondo dell'idro-meteorologia e dei rischi ad essa connessi.

E questo è ancora oggi il contesto in cui operiamo, il nostro presente di azienda moderna, affidabile, apprezzata in diversi Paesi del mondo, con 96 dipendenti e un presidio tecnico capillare sul territorio.

Vogliamo farvi vivere lo spirito con cui si innova in CAE. Lo avremmo potuto fare elencando le numerose collaborazioni con Università nazionali, oppure riportando le specifiche tecniche delle nostre tecnologie, ma abbiamo preferito proporvi alcuni scorci di passato, presente e futuro, raccontati dai nostri collaboratori.

Coloro che quotidianamente, con il loro lavoro, danno un significato concreto alla parola “innovazione”.

Uno sguardo al passato

Il nostro primo grande punto di forza furono le competenze elettroniche dei quattro fondatori.

A livello di prodotti, il nostro primo traguardo vincente fu l'idrometro a ultrasuoni. Un sensore totalmente innovativo che infranse una barriera mai messa in discussione fino ad allora, nonostante i limiti che essa comportava: quella di dover immergere dei componenti in acqua per misurare i livelli dei fiumi. Al di là delle difficoltà di installazione e il pericolo di danni in caso di piene importanti, con i vecchi sensori diventavano molto complesse le manutenzioni. Con i nostri idrometri a ultrasuoni tutti questi ostacoli d'improvviso non esistevano più. Funzionavano ovunque e in qualsiasi condizione meteo.

Più in generale CAE unì l’invenzione di un sensore innovativo con un approccio distintivo: fin dai primi lavori offrimmo la garanzia al cliente di ricevere i dati dal suo sistema in tempo reale. L’affidabilità diventava importantissima. Per questo puntammo anche sullo sviluppo di tecnologie radio molto performanti, con software avanzati per il recupero dati, e sui bassissimi consumi di tutti gli apparati che progettavamo, così da poter eliminare il rischio legato all’utilizzo di alimentazione esterna.

Oltre alla trasmissione dati in tempo reale, per garantire l’affidabilità del sistema, era molto utile anche conservare i dati in più di un punto lungo l’intera catena dal sensore all’ufficio del cliente. Nacque così l’idea di dotare le stazioni automatiche, fin dal secondo modello progettato da CAE, di robuste memorie allo stato solido che potessero contenere alcuni mesi di registrazioni.

Quando nel 1987 CAE vinse la gara indetta da Regione Piemonte per un grosso progetto, in cui ridisegnammo la rete delle stazioni meteo e studiammo una innovativa soluzione per il monitoraggio nivometrico e di alta montagna, eravamo ancora pressoché sconosciuti nelle grandi realtà pubbliche: il Dirigente dell’Amministrazione, dott. Vincenzo Coccolo, nei test di collaudo e durante le installazioni sul campo ci “marcò stretti”, controllando di persona tutto ciò che facevamo. Per una intera settimana stette al nostro fianco, e forse anche grazie a ciò i risultati furono ottimi. Durante la consegna di quella importante commessa furono messe a punto diverse soluzioni che aumentarono la robustezza e l’affidabilità delle tecnologie CAE.

“Mi fu chiaro sin da subito che in questa azienda le cose avevano un'unica direzione: la qualità. La prima regola che imparai era che “le cose si fanno per bene”. Lavoravamo in un appartamento al 4° piano, avevamo un solo grosso concorrente che faceva idrometri a galleggiante. Ma qui si voleva guardare oltre, innovare, studiare nuove soluzioni, diverse tecnologie. E le idee nascevano da riunioni fumose, tra sbuffi di pipa e sigari vedevano la luce i progetti....

La necessità di essere veloci ci portava a mettere in funzione le reti nelle condizioni più impensabili, come di notte, in mezzo alla neve. Qualche volta il nostro lavoro si è incrociato con quello dei bracconieri, che al buio cercavano prede mentre noi cercavamo conferme”.

Nell'’89 decidemmo di realizzare anche un congegno per la taratura dei pluviometri, il primo in grado di testare 6 pluviometri alla volta. Fu un’evoluzione importante per ridurre la mole di lavoro continuando a garantire il risultato, fondamentale per noi che da sempre testiamo e regoliamo tutti i pluviometri che produciamo, uno ad uno. Successivamente all’entrata in vigore della norma UNI 11542:2012 che stabilisce come misurare l’accuratezza dei pluviometri che misurano l’intensità di pioggia e definisce una classificazione dei sensori stessi in base alle loro performance, in collaborazione con l'Università di Genova, creammo un nuovo macchinario in grado di tarare i pluviometri sulla base dei requisiti richiesti e che quindi consentisse di certificare il prodotto nella giusta classe di merito: la migliore.

Come nascono le nuove idee

Da sempre in CAE si lavora così: quando si inizia a pensare a un nuovo prodotto, non si segue uno schema fisso ma si parte dalle basi acquisite, si prendono in considerazione gli errori del passato e si cercano soluzioni innovative.

Proprio l’esperienza ci induce a progettare dispositivi pensati per una molteplicità di situazioni di utilizzo. Il riferimento non è solo alla necessaria flessibilità dell’elettronica, alla programmabilità dei firmware o alla molteplicità delle interfacce fisiche dei dispositivi, ma anche ai dettagli meccanici. Un esempio fra tutti: i termometri che, per essere più duraturi nelle installazioni di alta montagna, sono costruiti con gli spigoli arrotondati per ridurre il rischio che lo strumento venga colpito da un fulmine.

Molti piccoli progressi tecnologici sono ancora oggi suggeriti dalla quotidianità: l’esigenza di rispondere ad un capitolato, una richiesta specifica di un cliente o una osservazione che rientra in azienda grazie alla segnalazione di un tecnico dal campo.

Esiste però anche un processo più formalizzato in azienda, teso a garantire il lancio di progetti ancora più innovativi. Gli spunti ci vengono dalle indagini di mercato o dalle richieste dei clienti: ogni due settimane si riunisce l'Innovation Team che lancia “ipotesi” di nuovi prodotti o di nuovi servizi. Queste idee, che non hanno connotazione tecnica di dettaglio, vengono discusse, corredate dai necessari approfondimenti e in alcuni casi, quando si confermano di potenziale interesse, sono inserite nell'MRD (Market Requirements Document). Successivamente se ne redige il “piano di prodotto” che servirà ai progettisti per la realizzazione del primo prototipo o ai Direttori di Area per lanciare la modifica ad un processo interno.

“Partecipiamo a seminari, webinar, ecc. in quanto l'aggiornamento tecnologico dello staff è determinante; la formazione ed il confronto con il mondo esterno ci serve molto. Veniamo informati e ci teniamo informati. 

Sappiamo che ogni spunto è importante, e ci fa piacere dare il nostro contributo. I colleghi sono una fonte di informazione, in azienda c'è sempre entusiasmo, condivisione, confronto. In questo modo sono nate diverse buone idee, che oggi sono diventate patrimonio di tutti”.

Da cosa non prescindiamo mai

Capisaldi sui quali non transigiamo mai sono l'affidabilità e la qualità della nostra produzione. Ecco perché i prodotti, sia quelli nuovi sia quelli già in produzione, vengono sottoposti a rigorosi controlli.

Ogni nuovo prodotto viene sottoposto a due fasi di approvazione: la verifica e la validazione. La prima fase verifica l'effettivo funzionamento del sistema e se tutte le funzionalità previste sono state implementate. La fase di validazione invece verifica se gli obiettivi finali del prodotto sono stati rispettati. Si controlla che la lista dei requisiti sia stata rispettata, che le funzionalità basilari siano state tutte assolte e che il sistema faccia esattamente quello per cui è stato pensato. In caso di anomalie, il prodotto viene re-inviato allo sviluppo che dovrà correggerle e sarà poi nuovamente sottoposto all'intero processo di verifica.

“Si pensa che il testing dei prodotti sia una mansione prettamente tecnica. Invece occorre saper comunicare nella maniera adeguata le anomalie riscontrate al solo fine di migliorare il prodotto, senza giudicare il lavoro altrui. Si dice che si testa il software e non chi scrive il software. In questo modo l'entusiasmo e la voglia di far bene non vengono mai meno”.

Per garantire la qualità selezioniamo componenti di massima affidabilità, creiamo circuiti ridondanti e li proteggiamo da possibili agenti esterni… Collaudiamo e controlliamo ogni singolo prodotto finito o componente assemblato stoccato in magazzino.

Inoltre, grazie alla presenza di ingegneri gestionali, in Supply Chain sono stati definiti dei processi funzionali a ridurre al minimo il margine d’errore durante l’assemblaggio e per garantire la tracciabilità dei componenti. Quest’ultima consente di mappare tutti i prodotti installati e seguire dettagliatamente il loro ciclo manutentivo, permettendo:

l'ottimizzazione delle attività logistiche,

l'eliminazione della maggior parte delle cause di errore,

la fornitura degli strumenti per la prevenzione e l'immediata risoluzione.

“Le installazioni CAE sono praticamente tutte “customizzate” cioè personalizzate sulla base delle esigenze del cliente, in questo contesto è importante la stretta collaborazione tra il Reparto di Produzione e la R&S. Tornando al tema dell’affidabilità, una volta superate le fasi di verifica e validazione già descritte, noi collaudiamo e controlliamo ogni singolo componente prima di stoccarlo a magazzino, per poi ritestarlo una volta che sarà inserito all’interno del prodotto finito in questo modo il corretto funzionamento del pezzo a campo è garantito. Piccoli e grandi passi quotidiani di cui si perde traccia una volta che il prodotto è sul mercato, ma che ne determinano affidabilità e sicurezza”.

Uno sguardo al futuro

Il futuro, a dire il vero, è già cominciato. Da qualche tempo, come detto, abbiamo deciso di dedicarci ai sistemi multirischio, quindi l’ambito di applicazione non è più solo idro-meteo, ma anche quello degli incendi boschivi, delle frane e della qualità dell’acqua negli invasi e nei corsi d’acqua strategici.

Non solo, stiamo spostando il focus dai sistemi per il monitoraggio in tempo reale ai sistemi di allertamento integrati. Per farlo andiamo oltre alla tradizionale robustezza e sviluppiamo tecnologie interoperabili, programmabili, aperte, in grado di integrare soluzioni preesistenti o di essere espanse con elementi sempre nuovi, secondo le necessità che il territorio ed il cliente dovessero via via evidenziare.

L’interoperabilità delle tecnologie nasce dalla implementazione di tante piccole attenzioni. Per esempio, dal 2013 ad oggi dotiamo di interfacce standard tutti i nuovi prodotti di CAE. Da questo nascono le tecnologie CAEtech, sempre più apprezzate dai nostri partner in diversi paesi del mondo.

Quindi, per gli anni a venire continueremo a dedicarci a sistemi, tecnologie e servizi, per la sicurezza e la salvaguardia dell'ambiente e dell'uomo: esiste forse una sfida migliore?

 

Si ringraziano per la collaborazione: Gianpiero Alcaro, Lorenzo Bellagamba, Luca Marangi, Gianni Zanetti

 

a cura di Patrizia Calzolari

 

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