• Piemonte, alluvione 2016: cosa è successo e cosa è cambiato rispetto al passato
    CAE MAGAZINE n.10 - dicembre 2016
    Piemonte, alluvione 2016: cosa è successo e cosa è cambiato rispetto al passato

Piemonte, alluvione 2016: cosa è successo e cosa è cambiato rispetto al passato

Poco meno di un mese fa un pesante evento alluvionale ha interessato alcune province del Piemonte. Nell’intervista che segue l’Ing. Secondo Barbero, responsabile Centro Funzionale di ARPA Piemonte, ci spiega come sono andate le cose.

Ing. Barbero, quali sono stati i fenomeni meteo verificatisi in Piemonte dal 21 al 25 novembre scorsi che hanno causato la recente alluvione? 

"L’intera regione è stata interessata da precipitazioni forti e persistenti con particolare insistenza, inizialmente, nel cuneese ed alessandrino al confine con la Liguria, e successivamente, nel vercellese, biellese e torinese.
 
I massimi di precipitazione sono stati registrati  nelle stazioni nell’alta val Tanaro a Piaggia (CN) con  632,6 mm complessivi in valle Po a Barge (CN) con 593,4 mm. Nel bacino della Stura di Lanzo, in provincia di Torino, la stazione di Niquidetto ha registrato 609,6 mm di pioggia. Tali valori rappresentano più del 50% della precipitazione media annua; se poi si prende in considerazione l’intero bacino del Po, chiuso alla confluenza con il F. Ticino, l’afflusso medio è stato di 210 mm corrispondente al 20% circa della precipitazione totale annua".

Si è parlato di un evento paragonabile a quelli che causarono le alluvioni del 1994 e del 2000, Lei concorda?

"Ritroviamo alcuni elementi in comune, in particolare la piena del Tanaro e dei suoi affluenti nella parte alta del bacino è confrontabile, in termini di severità, a quella dell’alluvione del novembre 1994; a valle ovvero ad Alba, Asti ed Alessandria, la piena è transitata con valori inferiori  rispetto al 1994 ma comunque significativi collocandosi come la maggiore piena osservata negli ultimi 22 anni. Il Po a Torino ha fatto registrare valori del tutto simili a quelli misurati nell’alluvione dell’ottobre 2000, mentre più a valle i livelli idrici sono stati sensibilmente inferiori".

Il vostro attuale sistema di modellistica idrologico-idraulica permette di  proiettare gli effetti delle previsioni meteo sullo stato dei corsi d’acqua, valutandone  i possibili effetti  sul territorio,  il livello di criticità atteso e i conseguenti rischi per la popolazione. Nella recente alluvione di quanto il vostro quadro previsionale si è discostato da ciò è poi realmente successo?

"La configurazione meteorologica sinottica nell’ultima decade di novembre aveva elementi comuni con alcuni eventi alluvionali del passato: una vasta area di bassa pressione nord-atlantica ed un robusto campo di alta pressione sulle zone del Mediterraneo orientale che costituiva un blocco alla traslazione della perturbazione.

A partire da lunedì 21, sulla base delle previsioni meteorologiche e delle valutazioni degli effetti al suolo, sono stati emessi i primi bollettini contenenti un’allerta per rischio idrogeologico ed idraulico preannunciando che le precipitazioni sarebbero state l’inizio di una fase di maltempo diffuso e persistente sulla regione con intensificazione dei fenomeni nella parte centrale della settimana. Il 23 novembre veniva emessa un’allerta rossa (il massimo livello previsto) per la giornata seguente a causa dell’intensificarsi delle precipitazioni. Contestualmente il Centro Funzionale intensificava il monitoraggio decidendo il prolungamento delle attività a partire dalla notte, rendendo anche più frequenti le elaborazioni del modello di previsione delle piene sul bacino del fiume Po.

Complessivamente le previsioni sono state confermate dai dati di monitoraggio sia in termini di localizzazione spaziale che temporale; sul bacino del F. Tanaro e del T. Bormida si sono osservati due successivi eventi di piena che hanno determinato un’amplificazione degli effetti difficile da quantificare correttamente in fase preventiva".

Il Centro Funzionale di Arpa Piemonte gestisce la rete regionale di monitoraggio idro-meteo-pluvio in tempo reale dei fenomeni in corso, le cui informazioni, oltre a permettere di avere un quadro preciso della situazione, sono di supporto alle decisioni dei tecnici e degli amministratori locali. In questo evento in particolare, e anche rispetto agli eventi alluvionali del passato, quanto  questa rete è stata determinante nella gestione dell’evento e in che cosa ha fatto la differenza?

"L’evoluzione meteorologica ed idrologica dell’evento è stata seguita in tempo reale attraverso la rete di monitoraggio meteoidrografica ed i radar meteorologici da noi gestiti. Tali informazioni sono risultate di fondamentale importanza, non solo per assolvere le funzioni primarie connesse all’allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico ed il monitoraggio d’evento, ma anche a supporto della pianificazione e del coordinamento degli interventi durante l’emergenza.

Tali sistemi costituiscono una componente delle reti strumentali di monitoraggio e di sorveglianza nazionali di cui alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27/2/2004,  richiamate nella legge n. 100/12 sulla riorganizzazione del sistema di protezione civile. L’attuale sistema di monitoraggio, nato all’inizio degli anni 90, è stato via via potenziato ed integrato fino alla metà del primo decennio del secolo anche grazie  ai fondi in materia di difesa del suolo (legge n. 183/89) e leggi connesse ad eventi calamitosi come la Legge n. 267/98 e la Legge n.365/00".

I cambiamenti climatici, e non solo, stanno causando eventi meteo sempre più estremi e difficilmente prevedibili. Su quali strategie punta Arpa Piemonte per migliorare la propria  capacità di previsione e monitoraggio?

"Negli ultimi anni, la mancanza di fondi di investimento non ha consentito il completamento dei programmi di  ammodernamento delle apparecchiature più vecchie, per cui oggi il sistema, seppur ancora efficiente, è composto in parte da apparecchiature degli anni ’90 che richiederebbero un intervento di aggiornamento per uniformarle al resto della rete ed alle moderne tecnologie.

Auspichiamo che si possano trovare le risorse adeguate in quanto i mancati interventi potranno ripercuotersi sulle varie funzioni a cui il sistema di monitoraggio è chiamato ad assolvere, in particolare, per le applicazioni del “tempo reale” di protezione civile in termini di disponibilità ed affidabilità del dato nella gestione dell’emergenza.

Parallelamente stiamo lavorando per  migliorare ed integrare gli strumenti di condivisione e divulgazione delle informazioni che produciamo utilizzando i vari canali informativi oggi messi a disposizione dalla tecnologia. I destinatari di questa informazione sono prima di tutto i soggetti istituzionalmente deputati alla gestione dell’emergenza, ma abbiamo rilevato che sempre di più anche i cittadini cercano informazioni durante l’evento. Ne è prova il notevole riscontro avuto durante questa all’alluvione: il sito web di Arpa Piemonte ed i relativi portali tematici hanno avuto il giorno 24 novembre quasi 75.000 utenti (rispetto ad un benchmark di circa 10.000). Anche il numero delle pagine visitate per sessione ha avuto un picco lo stesso giorno con circa 280.000 visualizzazioni. Il canale twitter è risultato molto seguito; utilizzando l'hashtag #allertameteoPIE, definito specificatamente per seguire l’emergenza maltempo, sono stati pubblicati un centinaio di tweet. Quello relativo al raggiungimento del livello di guardia del Po a Torino è stato visualizzato circa 50.000 volte a testimonianza dell’elevato interesse del pubblico per questo tipo di informazione".

Infine, nonostante il grande lavoro fatto e i percorsi virtuosi intrapresi  anche questa alluvione ha causato una vittima e ingenti danni. Perché? Conseguenza di passate scriteriate pianificazioni territoriali, mancata prevenzione a monte, scarsa resilienza delle comunità o cosa?

"A seguito dell’alluvione del 1994 in Piemonte sono stati fatti molti investimenti sia nelle opere di difesa strutturale sia negli interventi non strutturali che hanno consentito una riduzione della vulnerabilità del territorio. Sicuramente le politiche di pianificazione territoriale del passato hanno limitato l’efficacia di queste azioni ed eventi naturali di questa magnitudo generano comunque danni al territorio che risultano essere particolarmente significativi.

Il tema che riguarda la resilienza delle comunità è stato affrontato invece in tempi più recenti e molto rimane da fare; bisognerà lavorare per incrementare la consapevolezza del rischio da parte di tutti i cittadini e la capacità di valutare le azioni ed i comportamenti da mettere in atto per la propria incolumità".

a cura di Patrizia Calzolari