• CAE-CNR: una collaborazione che ha radici lontane. Intervista al Prof. Lucio Ubertini
    CAE MAGAZINE n.1 - novembre 2015
    CAE-CNR: una collaborazione che ha radici lontane. Intervista al Prof. Lucio Ubertini

CAE-CNR: una collaborazione che ha radici lontane. Intervista al Prof. Lucio Ubertini

CAE-CNR: una collaborazione che ha radici lontane. Intervista al Prof. Lucio Ubertini

- Prof. Ubertini, il suo rapporto con CAE ha origine nel 1980 quando all'azienda, al suo terzo anno di vita, fu affidata dall'IRPI CNR di Perugia, di cui lei era direttore, la realizzazione di un sistema di monitoraggio dei fenomeni idrometeorologici, con stazioni meteo dotate di pluviometro e anemometro. Un sistema tecnologicamente innovativo per quei tempi. Quali erano allora le vostre necessità e cosa vi spinse a scegliere la tecnologia CAE?

Il rapporto con CAE iniziò molto semplicemente: giovani ingegneri di esperienze diverse, idraulici ed elettronici, si incontrarono su un problema tipicamente interdisciplinare e si intesero immediatamente. Ovvero il preannuncio della piena esigeva sia la conoscenza del fenomeno idraulico-idrogeologico sia la conoscenza del sistema informatico-elettronico del monitoraggio, acquisizione, trasmissione, immagazzinamento, elaborazione e, infine, disseminazione dell'informazione. Dall'intesa tecnica nasce poi l'intesa economica e quindi iniziò un periodo non tanto da committente a consumatore, ma di stretta collaborazione al fine di realizzare un vero e proprio "prototipo". In questo modo la ricerca affinò molto i prodotti fisico-matematici quali il preannuncio della piena e l'anticipo del preannuncio, nonché la capacità di intervenire sugli strumenti di misura man mano che questi miglioravano le loro prestazioni.

- L'installazione risultò conforme alle aspettative? Guardando il monitoraggio dei fenomeni idro-meteo dal punto di vista della salvaguardia del cittadino e dei beni, quali passi avanti sono derivati dalla scelta di tali sistemi?

Certamente. Fummo molto soddisfatti della professionalità e della competenza di ogni membro di CAE con il quale abbiamo collaborato. I vantaggi sono stati notevoli in particolare per la salvaguardia della vita umana potendo contare su un anticipo di qualche ora della previsione in tempo reale delle inondazioni e non solo per i grandi bacini, quali il Po, il Tevere, ma anche per bacini più piccoli dell'ordine di circa mille kmq.

- Oggi le tecnologie e le conoscenze si sono molto evolute così come le necessità cui devono far fronte: il nuovo scenario rappresentato dal sovrapporsi di due determinanti elementi di rischio, quali il dissesto territoriale e i cambiamenti climatici, pone la necessità di un rapporto "sano" e imprescindibile fra mondo accademico, istituzioni e aziende. Lei cosa auspica in questo senso?

Auspico che si possa sempre più integrare la ricerca con l'operatività. Questo connubio, che in Italia è stato fortemente voluto dall'istituzione di un Dipartimento della Protezione Civile, viene rafforzato in altri paesi varando una più ampia collaborazione nella direzione della difesa (o sicurezza) civile. Un esempio per tutti: negli USA nel 2003 a seguito della vicenda delle Torri Gemelle, è stato creato il dipartimento di Stato "Homeland Security" dove i rischi naturali sono una parte fondamentale. Mi piace in questo contesto citare Rudolph Giuliani, sindaco di NY nel 2001, che nel suo programma per l'elezione a Presidente scriveva: "Preparing for terrorist attacks and for natural disasters are complementary goals: when cities and states prepare for natural disaster, they also strengthen our response to potential terrorism. The next administration's approach to homeland security should be based on three core principles: prevention, preparedness, and resilience"

- Prof. Ubertini, Lei è membro del comitato scientifico del WWAP-World Water Assessment Program dell'UNESCO e Presidente del Comitato nazionale italiano IHP, il programma internazionale di idrologia sempre dell'Unesco. Ci può dare una definizione di idrologia, e di come questa si interfaccia con lo studio dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze sul pianeta?

Come definizione di Idrologia condivido molto quella della Enciclopedia Treccani: "in senso lato, la scienza che si occupa dello studio delle acque dal punto di vista chimico, fisico e meccanico, qualunque sia la loro origine, natura o posizione. Per il sorgere di discipline specializzate (per es., oceanografia per le acque marine, limnologia per quelle lacustri), l'idrologia ha assunto un carattere meno ampio, divenendo la scienza che si occupa delle acque continentali, superficiali e sotterranee, in rapporto principalmente al ciclo che esse compiono dal momento in cui cadono sulla superficie terrestre, sotto forma di precipitazioni, sino al loro disperdersi nel sottosuolo o al loro ritornare per evaporazione nell'atmosfera. In particolare, l'idrologia si occupa delle precipitazioni atmosferiche, dei deflussi e conseguenti regimi dei corsi d'acqua, dell'evaporazione, della penetrazione in profondità delle acque nei bacini montani e in pianura ecc".

- Partendo dall'attuale panorama, piuttosto sconsolante, del dissesto territoriale e idrogeologico in Italia, se Lei dovesse fare oggi due previsioni agli antipodi, una ottimistica e una pessimistica, cosa teme e cosa si augura per il futuro del nostro Paese?

La previsione ottimistica è quella che in breve tempo la nostra classe politica capisca la necessità e l'utilità di creare un Ministero per la Sicurezza Civile; quella pessimistica è che purtroppo, la manutenzione del territorio, monitoraggio incluso, estremamente faticosa e poco redditizia, sarà sempre meno curata.

a cura di Patrizia Calzolari