• G7 Ambiente a Bologna: un successo a metà?
    CAE MAGAZINE n. 15 - Luglio 2017
    G7 Ambiente a Bologna: un successo a metà?

G7 Ambiente a Bologna: un successo a metà?

Si è concluso lo scorso 12 giugno a Bologna il G7 Ambiente presieduto dal Ministro dell'Ambiente italiano, Gian Luca Galletti, che lo ha fortemente voluto. Hanno preso parte ai lavori la Germania (rappresentata da Barbara Hendricks), il Giappone (rappresentato da Koichi Yamamoto), la Francia (con Nicolas Hulot), gli USA (con Scott Pruitt), il Canada (con Catherine McKenna), la Gran Bretagna (con il segretario di stato Therese Coffey) e i due Commissari europei di riferimento (Karmenu Vella per l'ambiente, il mare e la pesca e Miguel Arias Cañete per il clima e l’energia). All'incontro erano stati invitati anche quattro ministri dell'Ambiente di Paesi extra G7: Cile, Ruanda, Maldive ed Etiopia. Hanno inoltre collaborato tre aziende e due Università rappresentative di ogni Paese che hanno dato il loro contributo rispettivamente sui temi dell’economia circolare e dell’innovazione.

Diversi gli argomenti affrontati ed esaminati dall’assise nelle due giornate di incontri: ambiente, clima, crescita sostenibile, finanza verde e inquinamento marino. La conclusione dei lavori ha visto un’unanimità di intenti per quanto attiene a sviluppo sostenibile, fine dei sussidi ai combustibili fossili, uso sostenibile delle risorse, economia circolare, investimenti in tecnologie pulite, rifiuti marini, riforme fiscali in senso ecologico, dialogo con i Paesi più vulnerabili e con l'Africa nella lotta contro il cambiamento climatico.

Accordo non raggiunto invece per quanto riguarda il clima (il tema forse più rilevante dell’incontro) e le banche multilaterali per lo sviluppo (Mdb -Mutilateral development bank): gli Stati Uniti infatti, pur sottoscrivendo il documento finale uscito dall’assise, hanno aggiunto una postilla in cui si specifica che gli USA continueranno a dimostrare coi fatti il loro impegno per la riduzione di CO2, coerentemente però con le loro priorità nazionali, che sono quelle di una economia forte e di un ambiente salubre. Per conseguenza, si legge nella postilla: “Noi Stati Uniti non aderiamo alle sezioni del comunicato relative al clima e alle Mdb conformemente al nostro recente annuncio di ritirare e immediatamente cessare l'implementazione dell'accordo di Parigi e degli impegni finanziari associati”.

Non si è trattato certo di una sorpresa, in quanto le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump non hanno mai lasciato spazio a dubbi interpretativi a riguardo. Il dietrofront dell'amministrazione USA sugli accordi di Parigi sul clima non ha comunque scoraggiato gli altri 6 Paesi del G7 e l'Unione Europea, che hanno confermato la loro volontà di implementare la dimensione ambientale degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030) e di attuare la transizione energetica verso un'economia a carbonio zero entro il 2050.

"Ci siamo adoperati per costruire ponti, non per erigere muri - ha dichiarato il ministro Galletti - Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Unione Europea hanno detto con forza che l'accordo di Parigi è irreversibile, non negoziabile, ed è l'unico strumento possibile per combattere i cambiamenti climatici. Con gli Usa ci auguriamo possa proseguire in futuro un dialogo costruttivo, ma sulla base di questi punti. Ogni opzione diversa per noi è esclusa”.

a cura di Patrizia Calzolari 

 

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