• L’OPINIONE DI:… Alberto Valmaggia / Quanto è già stato fatto e quanto si sta facendo per la mitigazione del rischio idrogeologico in Piemonte.
    CAE MAGAZINE n. 13 - Aprile 2017
    L’OPINIONE DI:… Alberto Valmaggia / Quanto è già stato fatto e quanto si sta facendo per la mitigazione del rischio idrogeologico in Piemonte.

L’OPINIONE DI:… Alberto Valmaggia / Quanto è già stato fatto e quanto si sta facendo per la mitigazione del rischio idrogeologico in Piemonte.

L’OPINIONE DI:… Alberto Valmaggia / Quanto è già stato fatto e quanto si sta facendo per la mitigazione del rischio idrogeologico in Piemonte.

Alberto Valmaggia, Assessore del Piemonte all'Ambiente, Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della montagna, Foreste, Parchi, Protezione Civile, ha concesso un’intervista esclusiva al CAE Magazine nella quale illustra quanto è già stato fatto e quanto si sta facendo per la mitigazione del rischio idrogeologico in Regione.

1994, 2000, 2016: date campali per la Regione Piemonte che si è trovata a dover fronteggiare eventi alluvionali pesantissimi. Esperienze drammatiche che però hanno portato nuove consapevolezze e forti impulsi sul tema della prevenzione. Di questo ed altro si è parlato il 22 marzo a Torino nel corso di un convegno sul sistema di gestione delle piene de Po. Fra i relatori Alberto Valmaggia, Assessore del Piemonte all'Ambiente, Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della montagna, Foreste, Parchi, Protezione Civile, che ha rilasciato un’intervista esclusiva al CAE Magazine nella quale illustra quanto è già stato fatto e quanto si sta facendo per la mitigazione del rischio idrogeologico in Piemonte:

 

Assessore Valmaggia, può spiegarci per sommi capi come la Regione Piemonte gestisce le piene del Po? 

Le piene del Po sono gestite dall’Autorità di Bacino, con il supporto dei nostri settori della Protezione Civile e delle Opere Pubbliche, che lavorano sia nella fase dell’emergenza sia in quella successiva della gestione post-emergenza. A monte di tutto ciò, c’è la rete di monitoraggio di ARPA Piemonte che, attraverso un sistema di rilevazioni pluviometriche nell’arco alpino, ci permette di conoscere con un certo anticipo quando, e in che misura, arriverà la piena del Po; grazie a questa rete, e utilizzando le serie storiche delle alluvioni del passato, siamo in grado di fare simulazioni e previsioni che ci consentono di governare e gestire l’ondata di piena con anticipo sufficiente, a tutela delle persone e, possibilmente, anche delle cose, con una notevole riduzione dei danni.

 

Rispetto alle precedenti alluvioni del 1994 e del 2000 come ha gestito la Regione Piemonte il recente evento alluvionale del novembre 2016?

Sicuramente c’è stato un enorme cammino dal ’94, che è stato il ‘punto zero’ di tutta la rete della Protezione Civile regionale e della rete di monitoraggio, sia pluviometrico sia idrometrico del Piemonte. In questo modo è stato possibile prevenire, anticipare e guidare le ondate di piena. Questa è la differenza rispetto al ’94, infatti a parità, più o meno, di intensità di precipitazioni e di gravità del fenomeno, abbiamo registrato la drastica riduzione del numero delle vittime (una, contro le 70 del 1994) e un forte contenimento dei danni. Anche le azioni di prevenzione quali la pulizia degli alvei e delle sponde e la loro costante manutenzione hanno dato in questo senso i loro frutti. Un lavoro di prevenzione che abbiamo anche evidenziato durante il ventennale dell’alluvione del ’94. A fronte di un evento di particolare gravità, quello dello scorso autunno, tanto simile a quello del ’94, i risultati di questi 20 anni di lavoro e di prevenzione si sono visti e sono evidenti.

 

Quindi grandi passi avanti, ma permane anche qualche criticità?

Ci sono senz’altro ancora alcune criticità legate all’organizzazione, nel mettere insieme un sistema ‘ad hoc’, ma la vera criticità che riscontro è legata ai cambiamenti climatici. Il dato storico di misurazione delle piene viene un po’ alterato da questa nuova situazione in cui pesanti precipitazioni si alternano a periodi di forte siccità. Insomma questo contesto di cambiamenti climatici ci fa capire che dobbiamo affinare ancor meglio le previsioni, basandoci sì sul dato storico, ma anche pensando a un dato precauzionale sul futuro.

 

In Piemonte quasi tutti i Comuni sono dotati di un Piano di Protezione Civile. Relativamente al tema della gestione delle piene, quanto è importante che i piani di emergenza siano così capillarmente adottati e diffusi?

Un altro elemento seguito ai fatti del ’94, è stato proprio quello dell’adozione massiccia nei nostri comuni del Piano di Protezione Civile. Piani, però, che oggi andrebbero rivisti e aggiornati. Un dato emerso in un recente convegno richiama il fatto che si sono verificate esondazioni in aree che non erano comprese nella fascia esondabile, quindi non previste nel piano di emergenza. Quindi anche con riferimento ai Piani di Protezione Civile, occorre fare un po’ di manutenzione. Ma l’aspetto positivo fondamentale è stata la sensibilizzazione della popolazione, dei cittadini, la diffusione delle forme di autotutela davanti agli eventi alluvionali, e di questo un grande ringraziamento va al volontariato di Protezione Civile che si è speso molto in questo senso.

 

Di recente sono stati sbloccati 51 milioni per gli interventi di somma urgenza e urgenza per l’alluvione del 2016 e la lista degli interventi finanziabili. Come verranno utilizzati questi fondi?

Sostanzialmente la destinazione è già stabilita, gli interventi finanziabili sono già pianificati: ci sono da pagare le opere eseguite in emergenza dai Comuni in accordo con la Regione. Poi c’è una serie di interventi di consolidamento soprattutto per frane su pendii, valli che devono essere messi a posto, e che sono frutto di una ricognizione già eseguita dai tecnici comunali, provinciali e regionali, che hanno lavorato a questa mappatura. Le necessità finanziarie vanno molto al di là dei 51 milioni stanziati dal Governo e dai 10 milioni resi disponibili, nell’immediatezza dell’evento, dalla Regione. Con queste risorse si vanno a finanziare le spese di somma urgenza. Bisogna partire immediatamente con la realizzazione degli interventi programmati ragionando anche in termini di prevenzione. Oggi stiamo lavorando per ritornare alla normalità, sfruttando la finestra della pubblica calamità naturale, che rende un po’ più veloci iter burocratici e relative autorizzazioni.

a cura di Patrizia Calzolari