• Estremizzazione degli eventi idrometeoclimatici e metodologia di monitoraggio
    CAE MAGAZINE n.80 - Novembre 2023
    Estremizzazione degli eventi idrometeoclimatici e metodologia di monitoraggio

Estremizzazione degli eventi idrometeoclimatici e metodologia di monitoraggio

16 novembre, Firenze | Molti sono stati gli eventi e i dibattiti che si sono susseguiti durante le giornate dell’Earth Technology Expo (ETE), dal 15 al 18 novembre 2023, presso la Fortezza da Basso, a Firenze. Il tema centrale è stato quello di mostrare lo stato dell’arte e le prospettive di avanzamento delle tecnologie per il controllo e la gestione dell’ambiente. Proprio sul tema, CAE è stata tra i protagonisti dell’Atelier Tecnologico Estremizzazione degli Eventi Idrometeoclimatici e Metodologia di Monitoraggio del 16 novembre, con la partecipazione del Presidente Guido Bernardi.

L’Atelier ha affrontato la tematica dell’estremizzazione meteo climatica, un argomento tanto più significativo quanto più vicino all’alluvione che ha colpito la Toscana pochi giorni prima – un fenomeno rapido, intenso e difficile da prevedere, come molti dei fenomeni meteorologici estremi che hanno interessato la nostra penisola nell’ultimo periodo, dall’alluvione nelle Marche a quella in Emilia-Romagna. Nel corso dell’Atelier questo argomento è stato sviluppato non solamente dal punto di vista meramente statistico, quanto analizzando gli effetti sull’ambiente fisico, che sia antropizzato o meno, che caratterizza il territorio italiano, in un’ottica di adattamento ai fenomeni di magnitudo significativa.

L’evento, moderato dalla giornalista RAI Meteo Claudia Adamo e da Massimiliano Fazzini dell’Università di Camerino, è stato introdotto dal Generale Luca Baione, Capo Ufficio Generale per l’Aviazione Militare e Meteorologica, che ha descritto il lavoro che ha svolto e sta svolgendo l’Aeronautica militare, all’interno della cui prospettiva gli altri esperti sono stati invitati a confrontarsi. “L’aeronautica militare ha una rete di sensori sia al suolo che satellitari che consente la raccolta di dati e il monitoraggio”, ha spiegato il Generale Baione. “Questa rete di sensori si avvale anche del contributo di altri soggetti, che consente di fare monitoraggio dell’atmosfera e degli elementi meteorologici: pressione, temperatura, vento e umidità”. In quest’ottica è altrettanto importante il ruolo che può essere svolto dall’Aeronautica Militare presso l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, attraverso un lavoro di raccolta di tutte le eccellenze nazionali che esistono sul territorio, le quali “spesso sono poco unite e poco raccordate tra loro”. Queste eccellenze nazionali possono costituire una prima ossatura per affrontare le emergenze che si presentano a causa del cambiamento climatico. “In Italia noi dobbiamo percorrere un binario a doppia traccia – ha sottolineato Baione – cioè un binario di adattamento per gestire gli eventi che sono ormai inevitabili e che costituiscono la nuova normalità, e un binario di mitigazione per evitare che si arrivi a dei fenomeni che diventino ingestibili”. Con questo obiettivo l’Aeronautica Militare collabora insieme a tutte le eccellenze istituzionali, coinvolgendo anche quelle che fanno capo ai Centri di ricerca, alle Fondazioni e al mondo accademico.

Per quanto riguarda il cambiamento climatico, l’Aeronautica Militare opera insieme al CNR-Isac ad un centro di monitoraggio dell’atmosfera, nell’ambito della Global Atmosphere Watch, un network mondiale sotto il controllo dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale. “Noi abbiamo una delle trentuno stazioni nel mondo che opera sul Monte Cimone, in provincia di Modena, a 2165 metri slm. Questa stazione è oggetto oggi di espansione, in modo da trasformare questa eccellenza scientifica, tecnologica e di ricerca in un campus universitario per studenti italiani e stranieri”.

Il dibattito è poi proseguito con la presentazione di vari approcci al rischio idrogeologico e alla gestione della risorsa idrica: si è parlato di rischio sociale, comunicazione, agricoltura, pianificazione di aree fortemente urbanizzate, del turismo, coinvolgendo esperti di ciascun settore per comprendere quali siano le priorità da affrontare al fine di fare crescere la capacità adattiva e la resilienza per ciascun ambito.

Un contributo estremamente circostanziato è arrivato da Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio LAMMA, che ha ricostruito il recente evento alluvionale che ha colpito, solo pochi giorni prima, il territorio della Toscana. Precipitazioni estreme che erano sostanzialmente state previste e che avevano permesso di emanare bollettini di criticità idraulica ed idrogeologica arancioni e rossi e di preparare, almeno in parte, il territorio. Le parole del Direttore hanno messo in luce sia i punti di forza dell’attuale sistema di allertamento nazionale, con bollettini aggiornati addirittura ogni 3 ore in corso di evento, sia la difficoltà di affrontare con puntualità le criticità molto locali, quelle che si verificano su aree ristrette e su rii minori in tempi brevissimi.

Il Presidente Guido Bernardi con il suo intervento ha offerto la prospettiva tecnica di CAE sui fenomeni estremi concentrati nel tempo e nello spazio, difficili da prevedere con precisione – che sono l’elemento scatenante di scenari di rischio estremamente diffusi sul territorio nazionale. Bernardi ha quindi illustrato esempi di sistemi di allertamento locale per allagamenti urbani o frane, dal sensore al messaggio di allerta, integrati nelle grandi reti di monitoraggio in tempo reale regionali dei parametri idrometrici, pluviometrici e meteorologici. “I sindaci, spesso chiamati a gestire situazioni complesse sul loro territorio, oggi possono avvalersi di nuove tecnologie per monitorare i fenomeni e diffondere allerte, strumenti molto efficaci se ben integrati nei Piani di Protezione Civile Comunale”, ha spiegato Bernardi.


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